Beh, se non altro animo… perché peggio di così è francamente impensabile poter fare; e dunque ricominciamo, giriamo pagina, cancelliamo l’orrida stagione che ci siamo fortunatamente lasciati alle spalle senza un minimo rimpianto. Almeno per quanto mi riguarda. Ricominciamo ma senza scordare da dove: è importante, è fondamentale. Da un ottavo posto, che segue un quinto e, vado a memoria, un nono; in pratica un triennio orribile, di quelli che prima passa meglio è per tutti.
Ecco, ripeto, teniamo ben presente da dove stiamo ripartendo; Mancini nell’ultimo periodo ha abbandonato parzialmente le vesti del bauscione vestendo, di riffa o di raffa, quelle del pompiere; senza gettare tonnellate d’acqua su quanto dichiarato fino a un mese fa ma, certo, restando un pochino più schiscio si dice a Milano. Sì, insomma, le favorite sono altre e noi saremo pronti a cogliere qualunque opportunità la sorte ci vorrà offrire. Bel passettino indietro dal proclama che ha accompagnato il Mancio in questa sua seconda avventura sulla panchina del club coi colori del cielo e della notte: scudetto? Ci siamo anche noi!
Lo confesso, il Roberto bauscia lo adoro; il voler rimarcare il prestigio di questo club, il voler ricordare a tutti che siamo l’Inter; e non mi interessa minimamente se, purtroppo, il campo ci ha puniti oltremisura relegandoci a posizioni poco adatte alla nostra storia. Io continuo a preferire uno che si spende anche a costo di rischiare brutte figure a profili che pontificavano umiltà e primo non prenderle. Mi dispiace, è più forte di me. E, sia chiaro, non sto sottintendendo nessuno in particolare con questo. Ma avere in panchina chi mi ricorda un giorno si e l’altro pure chi siamo e che storia abbiamo beh, come dire, mi rende più sereno. E orgoglioso.
Il tecnico jesino divide, inutile stare a rimarcarlo. Ho scoperto nei mesi passati che molti tifosi della Beneamata lo sopportano poco e malvolentieri, imputandogli colpe pazzesche. Ad esempio quella di avere vinto con squadre forti, e questa è quella che mi fa sorridere maggiormente. Perché vorrei trovare chi ha vinto con squadre deboli. Oppure, ancora, chi gli rimprovera di aver fatto gettare soldi inutili lo scorso mese di gennaio con un mercato di fatto sconfessato qualche mese dopo. Ma la domanda che mi pongo è: qualcuno di questi critici sa o conosce i veri motivi, ad esempio, dell’allontanamento di Shaqiri o dell’altalena di voci su Santon? No, perché se c’è chi vive lo spogliatoio senza riferire sarebbe bello uscisse allo scoperto e ci spiegasse. Senza illazioni, con dati di fatto.
Il tifoso nerazzurro è fantastico, lo dico senza ironia. Perché è difficile trovare così tanto amore per i propri colori accanto a comportamenti masochistici così tanto marcati. Questo campionato ancora deve iniziare e c’è già chi racconta che Mancini non arriverà a mangiare il panettone. Nel migliore dei casi. Già, lo scenario peggiore è quello che vede la fine della dittatura del Mancio a ridosso di Halloween. Facciamo che lo cacciano a furor di popolo verso metà settembre e siamo tutti contenti.
Io non mi stanco di ripeterlo, sebbene la cosa possa dar fastidio a chi pensa di essere un vero tifoso o di conoscere chissà quali meccanismi che regolano il corretto corso di una società calcistica; tra luglio e dicembre 2009 c’era davvero chi ululava alla luna di far fuori (calcisticamente intendo) il portoghese, reo di capirci poco di pallone, di essere strapagato per non insegnare nulla, di averci portato il Trivela (questa roba qui una volta o l’altra dovrà spiegarla pure a me Mou) facendo spendere un capitale mostruoso alla Società. Però, a maggio del 2010, tutti questi ipercritici dov’erano finiti? Perché a memoria ricordo perfino gente che simpatizzava per l’Inter essersi trasformata in tifosi che definire accaniti è eufemistico.
Così è, inutile storcere il naso. Tanti criticano prima ancora che tutto abbia inizio giusto per il gusto di farlo. Tanti partono prevenuti perché… io preferivo quello di prima… o… è un sopravvalutato (in effetti chi vince 13 trofei in 12 anni di panchina è certamente un sopravvalutato)… o, ancora, ha vinto la Premier all’ultimo secondo (e sai chissenefrega aggiungo io). Quella che preferisco di gran lunga, però, è… sì ma lo scudetto del 2007 lo vincevo anch’io. Ecco, quella è davvero fantastica. Campionato, forse sarebbe d’uopo una rinfrescata alla memoria, dove concorreva una Roma forte (andarsi a rileggere la formazione) e un Milan che sarebbe diventato Campione d’Europa, penalizzato di otto punti ma finito a meno trenta o qualcosa del genere. Eh beh, ma lo vincevo anch’io.
Ora, lungi da me voler insegnare come si tifa Inter; e ci mancherebbe pure. Ma questo clima da funerale ad agosto non lo tollero e non lo concepisco. C’è chi si monta la testa per aver vinto il trofeo estivo che tanto ci ha visti protagonisti quando poi, a maggio, si assegnavano i trofei veri, quelli che contavano. E noi non c’eravamo. Sì, però ad agosto sai che successoni. Noi invece siamo pronti a sparare su tutto e su tutti. Così, senza nemmeno esser partiti. Allora, se c’è tutta questa energia, che si vada al Meazza a tifare, a sorreggere la squadra, a stare vicini ai ragazzi; perché alcuni qui ci hanno piantato le tende da qualche anno, e vabbè, ma molti sono appena arrivati ed un minimo di entusiasmo lo meritano. Poi mi rendo conto anch’io che la squadra probabilmente non è completa. Non capisco tutto questo accanimento nell’inseguire un buon calciatore croato a cifre fuori dal mercato. Mi torna difficile comprendere il senso di tenere esterni a mio parere simpatici quanto volete, ma qui non siamo a Zelig, e liberarsi di quelli che ritengo più validi. Però parliamo di opinioni personali, nulla più.
Ricominciamo da cinquantacinque punti. Questo è ciò che conta. Nell’almanacco del calcio veniamo da tre anni di vacche non magre, di più. Perché il documento che conta, le chiacchiere stanno a zero, è l’almanacco del calcio. E stiamo a criticare tizio o caio? A metà agosto? Prima viene l’Inter. Gli altri, scusatemi, sono semplici compagni d’avventura di qualche stagione.
Amatela!
E buon campionato a Voi.
Autore: Gabriele Borzillo / Twitter: @GBorzillo
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