Eccola qui la scure della sanzione derivante dal funambolico Financial Fair Play tanto voluto da Monsieur Platini e tanto temuto dai tifosi nerazzurri. Si è abbattuta sulla Società con un vigore assoluto, totale. In pratica, traduciamola in soldoni, 6 milioni di euro da pagare in tre anni (la prima rata già decurtata dai premi conseguiti dal cammino in Europa League di questa stagione), alla fantasmagorica cifra di due milioni l’anno. Perché la matematica non è un’opinione e sei diviso tre fa sempre due. Gli altri quattordici - già, il totale ammonterebbe a venti milioni - sono stati per così dire amnistiati in attesa di prove da produrre che possano far capire ai soloni dell’UEFA quanto l’Inter stia cercando di rientrare in quei parametri richiesti per la buona e saggia amministrazione del Club. 

E qui casca l’asino; ovverosia, questo è lo snodo per capire come l’informazione possa essere abilmente guidata. Attenzione, non sviata. Semplicemente guidata. Per cui, al netto di una multa che si conosceva da tempo immemore e di cui si sapeva perfino l’entità, da ieri l’Inter ha il mercato bloccato, una situazione finanziaria ai limiti del fallimento, una dirigenza che ha subito un grave colpo, psicologico ed emozionale. Ma anche per cortesia. Ma davvero per cortesia. Ma, avrebbe detto Totò, mi facciano il piacere. 

Perché presentare la notizia della sanzione UEFA come un fulmine a ciel sereno equivale a prendere in giro non solo l’Inter, ma soprattutto i suoi tifosi. E, cosa dal mio punto di vista irriguardosa assai, a dipingere i dirigenti nerazzurri come una serie di dilettanti allo sbaraglio. Professionisti all’oscuro di quanto stava accadendo nelle oscure stanze del potere. Poi arriva Bolingbroke, fa capire che la multa è stata concertata (quasi) di comune accordo, ma a questo particolare non si fa attenzione. No, che vuoi, quale sensazionalità si può mai nascondere dietro una dichiarazione che dava per scontati i terribili sei milioni da pagare? 

Semmai, questa è invece una cosa seria sulla quale ragionare e non sproloquiare, la riduzione della rosa potrebbe essere penalizzante in funzione di una eventuale futura qualificazione europea. Perché sarà da scontare non la prossima stagione, e già si costruivano castelli in aria del genere… beh, ma tanto l’anno venturo mica ci siamo in Europa, quindi tutto passa in cavalleria… ma dal momento in cui si dovesse entrare nelle competizioni continentali. Ed è un argomento reale su cui dissertare possibilmente con intelligenza; senza retorica, demagogia o populismo. Ventuno elementi nella prima stagione, ventidue nella seconda. Fatti, non presunte illazioni. Opinione personale, dubito che tutto ciò possa in qualche modo bloccare il progetto che si sta cercando faticosamente di costruire insieme a Roberto Mancini. Semmai sarà un lavoro doppiamente pesante per Piero Ausilio, che dovrà cercare di monetizzare quanto più possibile da profili che la guida tecnica non ritiene essenziali alla formazione del nuovo gruppo, della nuova Inter che verrà.

Ad ogni buon conto mi sembra che in Società la notizia sia stata appresa con un certo distacco. O, diciamo meglio, con un senso di indifferenza tipico di chi sapeva benissimo come sarebbero andate le cose. Indifferenza, non menefreghismo: sono due stati d’animo completamente differenti. Di fatto le alte sfere della Società meneghina stanno continuando a monitorare il mercato alla ricerca dei giusti correttivi da inserire nell’organigramma richiesto dal Mancio. I nomi che si fanno sono più o meno sempre gli stessi: diciamolo subito, alcune piste sono percorribili, altre meno. E non mi sembra che nessuno stia smentendo nulla. Segno evidente che l’Inter si sta davvero muovendo alla ricerca di atleti, per così dire, impegnativi. Calciatori in grado di aiutare il resto della rosa a fare quel salto di qualità che dovrebbe portarci in posizioni più consone alla nostra storia, recente e passata. In grado di trasmettere ai compagni cattiveria agonistica e voglia di vincere: senza paure recondite, senza tentennamenti, senza se e senza ma.

Chiaro, il bilancio ha un peso specifico importante in questa caccia al tesoro; è innegabile che le perdite del Club siano state elevatissime nell’ultimo triennio, tanto da essere per l’appunto stati colpiti e affondati da Platini. Ma è altrettanto innegabile che la nuova Società, quella voluta da ET, gode certamente di un appeal maggiore nei corridoi dell’UEFA. Io sono all’oscuro di ciò che si dissero qualche mese fa a Nyon Società e vertici dell’organo di controllo del FFP, ma di certo a un gentleman agreement devono essere giunti dal momento che di lì a poco venne esonerato Mazzarri e si cominciò a parlare di mercato futuribile.

Un ultimo, piccolo pensiero lo voglio rivolgere a tutti i tifosi che… e, ma il Presidente deve mettere i soldi… e, ma cosa è venuto qui a fare se non ha il grano da investire… e, ma guarda il City o il PSG che se ne fregano, pagano e continuano a fare quello che vogliono… ecco, a tutti questi dico serenamente: ringraziate per adesso l’ora e il momento in cui ET ha deciso di prendere l’Inter, salvandoci da chissà quali cordate o fondi d’investimento. E, soprattutto, lo consiglio spesso ma mi sento di consigliarlo ancora di più dopo l'altro ieri, andate a leggere attentamente i punti fondamentali del Financial Fair Play. Così scoprirete che no, non si può immettere denaro ad minchiam in Società. E che no, non si può sanare il bilancio cacciando dal proprio portafoglio quanto necessita per pareggiare le perdite. Tutto questo non vale. Sono elementi fondamentali programmazione e rispetto delle regole. Che a me non piacciono nel caso specifico, ma che esistono. E si conoscevano da anni. Così, tanto per dire. Multati, è vero. Ma contenti. Da venerdì è iniziata l’avventura della nuova Inter. Non cadete nelle trappole mediatiche.

Buona domenica a Voi.

Sezione: Editoriale / Data: Dom 10 maggio 2015 alle 00:00
Autore: Gabriele Borzillo / Twitter: @GBorzillo
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