Quando uno pensa di aver visto il peggio, c'è sempre qualcosa che ti può sorprendere. Non bastavano gli errori sottoporta con l'Atalanta, i rigori negati in serie (uno pure ieri sera), il primo tempo floscio con l'Udinese e il gol da 'belle statuine' di Paulinho. No. Ci voleva la ciliegina che, immancabilmente, è arrivata. Indigesta.

Una partita chiusa a doppia mandata dopo le reti nel finale di primo tempo di Hernanes e Palacio, a sigillo di 45 minuti in cui i nerazzurri, pur senza strafare, avevano condotto il gioco e subito nulla. A inizio ripresa c'è Bardi che chiude la porta a Palacio per il tris, poi Paulinho di stoccata cambia la partita. Ma come la cambia? Nella testa degli avversari del brasiliano portabandiera dei toscani, più che in quella degli onesti compagni. Il Livorno resta piatto, senza idee, amorfo. Eppure l'Inter perde sicurezza. Però, al contrario di aumentare la concentrazione come si dovrebbe fare nei momenti in cui si annusa il pericolo, comincia a giochicchiare, a palleggiare, a non affondare. Tocchettini irritanti invece di andare a 'matare' un avversario tramortito, con il pubblico del Picchi che fischiava ogni giocata dei padroni di casa. Ci si divora il gol della sicurezza con Icardi e Guarin, senza cattiveria, senza fare male. Con sufficienza, come fossero i primi della classe

Eppure il quarto posto è lì, le altre da dietro si fanno vedere. Servirebbero i 3 punti. Ma niente. E non aiuta il cambio conservativo di Mazzarri: Zanetti per Jonathan. Nessuna colpa specifica al capitano, ma con un avversario ridotto di fatto in dieci (Mbaye salva su Guarin, ma si fa male e resta in campo solo ad onor di firma), ci si aspetterebbe una idea di maggior efficacia. E' un segnale, quello del timore. La squadra recepisce e, fatalità, proprio dalla destra arriva l'autogol di Guarin. Il colombiano non trova supporto, è costretto a rinculare, viene pressato senza nemmeno troppa convinzione da Duncan, ma tanto basta per azzardare un retropassaggio di 40 metri che mette Emeghara in porta per il 2-2. Assurdo. Indifendibili.

Male, troppo male. Una prova abbellita da due perle e ridisegnata con contorni cupi da scelleratezze della peggior Inter. Senza dubbio, una delle più brutte versioni della squadra in questa stagione. Pessimi per lucidità e concretezza. Adesso si daranno le colpe a Mazzarri, ma la squadra nel suo insieme ha condotto senza affanni la partita. Ci sono stati errori individuali marchiani: vai a capire le colpe. Il dolo è di chi sbaglia in campo o di chi trasmette dalla cabina di comando? Vedendo che, bene o male, a sbagliare sono sempre gli stessi...

Quel che è certo è che, sebbene con ordine e identità tattica, quest'Inter latita nella testa e nella solidità psicologica. Limiti difficili da eliminare, almeno per alcuni. Non si spiega altrimenti l'evoluzione di uno come Jonathan.

E se è vero che sono tutti sotto esame, adesso servirà un bel corso di recupero accelerato per non finire l'anno da bocciati. Forse irrimediabilmente, dato che si parla di gente matura e non più alle prime armi.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 01 aprile 2014 alle 00:01
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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