Proviamo rapidamente a ricostruire cosa è accaduto il 24 giugno, ultimo giorno per risolvere le comproprietà. L’attenzione mediatica è ovviamente sul pezzo pregiato del mercato, Emiliano Viviano, vice di Buffon in Nazionale e a metà tra Inter e Bologna. Le due società, dopo vari incontri, trovano l’intesa per Krhin (un’altra stagione in rossoblù) ma non per Viviano, che fa troppa gola a entrambi i club. Al Bologna, perché riscattandolo potrebbe rivenderlo a prezzo maggiorato (alla Roma, che monitorava attentamente dal dietro le quinte). All’Inter, perché il ragazzo è stato da tempo scelto come erede di Julio Cesar e rappresenta un patrimonio tecnico su cui i nerazzurri hanno investito da tempo.
Nessuna intesa, dunque, può capitare quando la posta in palio è alta. Si arriva così alla scadenza dei termini, ergo alle buste che l’indomani avrebbero decretato la società vincitrice. Ma non c’è bisogno di attendere il giorno dopo per sapere com’è andata, un beffardo scherzo del destino svela già il contenuto delle buste. Che dà ragione all’Inter, per la gioia dei tifosi che temevano di dover rinunciare al miglior portiere italiano del momento. Il tutto, grazie a un errore del direttore generale felsineo Stefano Pedrelli, che compila male il modulo e attribuisce a Viviano praticamente il valore di 4,7 milioni di euro, quando in realtà sua intenzione era indicarne solo la propria metà, per un totale di 4,7 milioni. L’Inter se la ride, perché alla fine, con un’offerta di 4,1 milioni, si porta a casa uno dei migliori portieri giovani del panorama internazionale e, soprattutto, non se lo fa soffiare da sotto al naso.
È andata bene, alla fine siamo noi a festeggiare, ma inevitabilmente mi vien da riflettere sull’accaduto. Innanzitutto, mi chiedo: quanto realmente l’Inter credeva in Viviano durante questa lunga trattativa con il Bologna? Chiaro che l’arte del mercanteggiare impone all’acquirente di mantenere basso il prezzo, ma evidentemente i nerazzurri non hanno fatto quel passettino in avanti in più che avrebbe convinto il diesse rossoblù Salvatore Bagni. E così è stato fino al gong delle 19. Poi, le buste hanno confermato il non esaltante entusiasmo che il club di Corso Vittorio Emanuele ha messo nell’operazione Viviano, se è vero che ha deciso di investirvi ‘appena’ 4,1 milioni di euro, per un totale di 8,2 milioni. Decisamente meno rispetto ai 9,4 milioni del Bologna. Insomma, l’Inter non ha deciso di puntare con decisione sul riscatto di Viviano, perché una cifra del genere era destinata a perdere nel confronto delle buste, e così sarebbe accaduto se Pedrelli avesse compilato correttamente il modulo standard.
Rischio scampato, ma nel giro di poche ora i nerazzurri praticamente avevano detto addio a Viviano e Andreolli, lasciato al Chievo dopo averne acquistato la metà lo scorso gennaio. Operazione di mercato misteriosa, che ha privato i nerazzurri di un rinforzo giovane e di ottima prospettiva, per lo più nato e cresciuto nella Primavera nerazzurra. Che senso ha investire del denaro su un ragazzo (dopo averlo lasciato incautamente partire qualche anno prima), per poi rinunciarvi 5 mesi dopo? Non credo di tratti di una questione di soldi, con Campedelli un accordo comodo lo si sarebbe trovato facilmente. Temo dunque che sia una scelta strategica, la stessa che aveva indotto i nerazzurri a contenere la proposta per Viviano. Forse il made in Italy, nonostante l’arrivo di un allenatore italiano, non va più di moda dalle parti di Appiano Gentile?
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