L'uomo forte che non ti aspetti e le solite cantilene di chi proprio non riesce a dimenticare un fallimento. Nella settimana che ha riportato il sorriso in casa Inter, ci sono due personaggi che più o meno direttamente chiamano in causa il club nerazzurro: Antonio Conte e Rafa Benitez.

Curioso come il tecnico bianconero sia riuscito in pochi secondi a mandare in fumo – seppur involontariamente – anni e anni di arrampicate sugli specchi della sua attuale dirigenza. Una Juventus che prima ha patteggiato la pena pur di non finire in Serie C, poi ha mandato a casa la Triade come ammissione di colpa e infine, come nella miglior tradizione italiana, è tornata sui suoi passi a furor di popolo. Troppo ghiotta l'opportunità di assecondare il pubblico bianconero ferito e inviperito dagli scarsi risultati del campo. Bisognava fare così per riconquistare il tifoso juventino, anche a costo di deragliare in stile amministrazione Nixon.
Poi un bel giorno ti arriva Conte, travestito da uomo forte della dirigenza nerazzurra, è zittisce in un attimo tutti: ''La Juve di Capello? Non la ricordo per il gran gioco, ma soltanto per i due scudetti revocati''. Pochi spazi alle toppe e alle spiegazioni a margine: il filmato è lì che inchioda. E raggela i tifosi della Vecchia Signora.

Al contempo, non va via il senso di fastidio nell'udire la cantilena spagnola che parla continuamente da un piedistallo costruito su misura. Dico la verità: ho apprezzato e non poco Rafa Benitez, fin dai tempi del Valencia. A differenza del credo comune, lui non è mai stato il mister paciocco che in tanti descrivevano. Uomo integerrimo, acculturato, sapiente, tattico, studioso e intenditore. Vincere una Liga col Valencia e una Champions League con il Liverpool, beh, non è esattamente una roba da poco. Il problema di Rafa è stato il continuo paragonarsi a José Mourinho: una sorta di ossessione che lo sta divorando. E non ne avrebbe bisogno, viste le qualità che possiede. Benitez non è riuscito a fare ciò che ha fatto Ronaldo con Messi.
Pessime le sue continue illazioni sulla breve avventura in nerazzurro. L'Inter poteva essere rinnovata dopo il Triplete? Sì. Non gli è stato fatto mercato su misura? Sì. Aveva una squadra scarsa? No. Poteva adattarsi ed essere più intelligente nel rapporto con i giocatori? Sì. Le colpe del fallimento sulla panchina nerazzurre sono tutte sue? No. Anche lui ha responsabilità per quell'inizio di stagione disastroso? Sì.
Detto ciò, il fatto di continuare a parlare di Inter, anche solo rispondendo a domande poste da giornalisti e non imponendosi un dignitoso ''no comment'', dimostra come per Rafa quello sia un nervo scoperto. L'unica vera vittoria, per lui, sarebbe stata quella di girare pagina definitivamente. Ma non gli riesce, proprio come non gli riuscì di farlo appena arrivato ad Appiano Gentile. Ha vinto e, forse, vincerà ancora. Ma non sarà mai il primo della classe.

Sezione: La Rubrica / Data: Gio 20 febbraio 2014 alle 00:30
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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