E' arrivata l'arringa tanto attesa di Walter Mazzarri. Una conferenza stampa che non avrà convinto gli scettici e non avrà deluso i fiduciosi. Insomma, sul fronte tifosi non è cambiato nulla. E forse nemmeno su quello dell'opinione pubblica. C'è chi continua a tratteggiare il profilo di un allenatore bravo nel condurre in Europa un'Inter mediocre e chi prosegue nell'incessante paragone con Stramaccioni che era ''più bello e più bravo''. Dimenticandosi, entrambe le fazioni, che l'Inter è figlia prima di tutto della dirigenza e di chi va a scegliersi allenatori e giocatori. Così come non era tutta colpa di Stramaccioni (e di Ranieri, Benitez, Gasperini e Leonardo), adesso non lo è di Mazzarri se questa squadra non riesce ad avvicinarsi ai vertici del calcio nostrano. O meglio: non ci è riuscita finora.

Giudizio su Mazzarri? Sospeso. Ma certamente a suo favore giocano il curriculum e il fatto di aver chiuso dignitosamente una stagione. Il che, come ricorda sempre il diretto interessato, non era affatto scontato. Chiaro che un 5° posto non faccia fare i salti di gioia, nessuno lo pretende. Chiaro che si sarebbe potuto fare di più, nonostante gli ostacoli oggettivi più volte elencati (dai tanti giocatori in scadenza agli infortuni di Icardi e Milito che hanno svilito l'attacco per mesi, dalle sviste arbitrali al cambio di proprietà). Ma è anche vero che a fine campionato, per fare un bilancio, va soppesato tutto. E, tutto calcolato, non ci pare che quest'Inter fosse pronta a giocarsi un ruolo da protagonista con Juve, Roma e Napoli.

Con amarezza, va preso atto della poca maturità di alcuni elementi, dello scarso apporto di altri, dell'età che avanza per tutti e dei problemi fisici di alcuni. Eppure, a differenza di altri anni, quello nerazzurro ci è parso un gruppo coeso, in cui nessuno ha fatto mancare il proprio contributo anche partendo dalla panchina. Almeno, non volontariamente e al netto di limiti tecnico/tattici. E questo della gestione ottimale dello spogliatoio è un altro fattore che va preso in esame.

Dunque, Mazzarri resta. Con buona pace dei detrattori. Primo mercato ad hoc (si spera) per il tecnico toscano, raccolta dati conclusa, proprietà stabile, giocatori in scadenza solo un ricordo. C'è tutto per fare bene e meglio di quest'anno di transizione. C'è tutto per rivedere un'Inter competitiva - se non per il titolo - almeno per i posti di vertice. Adesso ci si attende il salto di qualità, innescato dall'entusiasmo di Thohir e da concretizzare sul campo dall'allenatore. Anche Mazzarri, così come squadra e dirigenza, dovrà rilanciarsi e dimostrarsi adatto a guidare una big, per condurla dove le compete. Poi sarà tempo di una nuova arringa, si spera con meno alibi e più prove.

Sezione: La Rubrica / Data: Gio 22 maggio 2014 alle 00:30
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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