José Mourinho si confessa a L'Equipe per una lunghissima intervista, parlando del suo futuro, del suo passato, dei giocatori più importanti d'Europa e della Champions League. Spiega di essere stato spesso a Lille "perché è un buon esempio di quel che si cerca in un club, molto ben organizzato, che dopo le difficoltà della passata stagione è finito secondo ed è fantastico". Con tanti elogi per il collega Galtier: "Per me è l'allenatore dell'anno in Ligue 1". Sempre parlando di Ligue 1 lo Special One ha definito Mbappé  e Neymar "due dei migliori giocatori del mondo", ma nega di poter allenare il PSG in questo momento. "Impossibile, non si può fare l'allenatore di un club che ha già un allenatore - dice -. L'eliminazione in Champions? Non ne voglio parlare. Penso di sapere le ragioni ma non faccio sempre pubblicamente le mie analisi".

E poi il Manchester United, un'avventura finita male. "Non ho bisogno di parlarne, penso che il tempo dia delle spiegazioni. La vittoria a Parigi è stata un po' fuori contesto, anche se noi abbiamo vinto a Torino nella fase a gironi. Dello United dico solo due cose: la prima è che il tempo ha parlato,  la seconda è che i problemi ci sono ancora. Potete immaginare voi quali siano, posso solo rispondere che non era Pogba l'unico responsabile". 

Sull'innovazione nel calcio e sulla famosa "sindorme del terzo anno", Mourinho aggiunge: "La vera innovazione non è la tecnologia, quello che fa la differenza è il 'know how'. E' mio dovere far sì che i giocatori abbiano degli allenamenti di qualità. Il terzo anno? Al Chelsea sono arrivato secondo in Premier e ho vinto due coppe, al Real siamo arrivati secondi in Liga e abbiamo perso la finale di Coppa del Re e la semifinale di Champions. Non è male. In generale, però, i giocatori possono avvertire una certa erosione, ma se tu hai un gruppo professionale, ambizioso, talentuoso, puoi anche non avvertirla. La Champions? E' stata una stagione atipica, con la sorpresa dell'Ajax. Ma quando ho visto l'Ajax contro il Real e la Juventus ho pensato che sarebbe stato facile batterli. Hanno fatto una performance incrediible, con una mentalità giovane, ma per vincere la Champions serve strategia e la strategia ha un nome: è quello dell'allenatore. Dopo cinque minuti della finale di Europa League contro l'Ajax ho detto al mio vice di stare tranquillo perché avremmo vinto. Quella squadra non aveva la capacità di adattarsi. 

Sezione: Ex nerazzurri / Data: Mer 15 maggio 2019 alle 10:42
Autore: Mattia Todisco
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