Una scelta importante quella di Cristian Chivu alla New Balance Arena di Bergamo per proteggere il primato in classifica dall'aggressione di un'Atalanta in un ottimo periodo di forma. L'allenatore dell'Inter ha sciolto l'unico dubbio di formazione a centrocampo, optando ancora una volta su Piotr Zielinski al posto degli altri due candidati Henrikh Mkhitaryan e Petar Sucic. Non si è trattato solo di una decisione basata sullo stato di forma, dopo tutto il polacco sta bene ed era in campo anche a Riad contro il Bologna, quindi non ci sarebbe stato nulla di strano a insistere con oltre una settimana (giorni di festa a parte) di lavoro nelle gambe. Il tecnico romeno ha scelto l'ex Napoli per proporre un assetto alternativo, affiancandolo in cabina di regia a Hakan Calhanoglu in modo da evadere serenamente l'eventuale pressing dei bergamaschi, che tendenzialmente aggrediscono alti per andare a recuperare subito il possesso o sporcare le linee di uscita. Un po' come lo stesso Bologna, prossimo avversario in campionato, come ha evidenziato proprio Chivu nei giorni scorsi, quanto basta per ipotizzare nuovamente lo stesso scenario tattico.
La coppia Zielinski-Calhanoglu, il doppio playmaker in estrema sintesi, ha permesso ai nerazzurri ospiti di uscire dal pressing senza troppe difficoltà e di mantenere il baricentro alto, costringendo l'Atalanta ad abbassarsi a sua volta una volta rinunciato alla pressione. Da qui soprattutto l'ottimo primo tempo dell'Inter, che forte di una costruzione pulita con giro palla basso alternato a cambi di gioco, complice un atteggiamento un po' rinunciatario dei padroni di casa, ha saputo avvicinarsi con convinzione alla porta difesa da Marco Carnesecchi creando spesso i presupposti per segnare. In questo contesto, è emersa la figura di Nicolò Barella, meno obbligato a compiti difensivi e più proiettato nell'area avversaria con movimenti da trequartista. Non è un caso se spesso si sia trovato nelle condizioni di concludere, con risultati però poco soddisfacenti. Idea interessante, che probabilmente tornerà in auge in determinate partite, magari già il 4 gennaio a San Siro nella rivincita contro il Bologna e che comunque richiede ancora tanto lavoro ad Appiano Gentile per migliorare i movimenti di chi ruota attorno al doppio play. Oltre al terzo centrocampista, anche gli esterni devono garantire migliori linee di passaggio e con la presenza in campo di Lautaro Martinez che si abbassa e funge da terzo regista il suo compagno di reparto deve garantire una migliore profondità.
L'esperimento tattico di Chivu, se di esperimento di può parlare, riporta alla mente una delle chiavi dello Scudetto numero 19 sotto la gestione di Antonio Conte. All'epoca, alla seconda stagione in nerazzurro, il tecnico salentino ha iniziato cercando di coinvolgere, a furor di popolo, Christian Eriksen. Il danese, arrivato nel gennaio precedente, non riusciva a integrarsi nella filosofia contiana ed era diventato ormai un caso. Schierarlo sulla trequarti toglieva equilibrio alla squadra e il numero dei gol subiti, così come l'ennesimo percorso negativo in Champions League, erano la conferma del rigetto tattico. Poi la svolta: Eriksen accanto a Marcelo Brozovic, con il solito Barella a completare il centrocampo. Il doppio play rappresentò la svolta in chiave Scudetto, perché con la pulizia tecnica del danese e del croato i nerazzurri mostrarono il meglio di loro, sia in fase di possesso sia in fase di rapida ripartenza.
Si tratta di un precedente che riporta alla mente quanto sta accadendo oggi in casa nerazzurra, con tutte le proporzioni del caso. Ma non sarebbe una forzatura immaginare che per Chivu un maggior coinvolgimento di Zielinski, nelle vesti di Eriksen versione 2021, possa essere una soluzione chiave per la propria squadra. Senza dimenticare che per caratteristiche anche Barella potrebbe interpretare questo ruolo di regista, ipotesi da tenere in considerazione soprattutto alla luce dei numerosi impegni che attendono l'Inter e richiederanno ampio turn over.
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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