mentre la squadra lavora sul campo agli ordini di Cristian Chivu, preparando la nuova stagione che inizierà ufficialmente da due settimane, nonostante le sensazioni molto positive lasciate dall'amichevole del Principato, più combattuta del previsto, il sentore è che questa squadra non sia ancora al completo. Ma non perché manca l'ormai famigerato Lookman, ai vertici della lista dei più ricercati latitanti del mondo del calcio. Il reparto offensivo, già com'è adesso, è un upgrade significativo rispetto alle ultime stagioni perché la ThuLa non ha più quell'aura di intoccabilità dovuta all'assenza di alternative. I primi assaggi di Pio Esposito e Yoan Bonny sono stati gustosi e fanno ben sperare in un pasto luculliano nei mesi a venire. Basti pensare a quanto accaduto al Louis II, dov'è andato in scena il classico calcio d'agosto ma viste le condizioni in campo offre indicazioni interessanti: fuori Lautaro e Thuram, la squadra non si è limitata a difendere, non si è abbassata troppo, non è sparita dal campo. Anzi ha creato i presupposti per colpire e l'ha fatto proprio con l'ex Parma, pedissequo nell'interpretare il concetto di aggressività richiesto dal proprio allenatore. Chi ha memoria anche a breve termine ricorderà cosa accadeva in campo poco dopo la mezz'ora, quando subentravano attaccanti alternativi alla coppia titolare. Ebbene, con questi due ragazzotti pronti a modo loro a ritagliarsi un angolo di luce in maglia nerazzurra, quest'anno potrebbe andare diversamente. Lookman o non Lookman. Ma è sempre calcio d'agosto, sia chiaro.

Cosa manca ancora a questa Inter per essere vicina al suo meglio? Diciamoci la verità, contro il Monaco, forse per dovere di ospitalità, prima e dopo l'espulsione di Calhanoglu i nerazzurri hanno concesso troppe praterie ai monegaschi che solo qualche limite tecnico o eccessiva foga ha impedito loro di concretizzare. E in certi frangenti la squadra è parsa spaccata in due, con il povero Acerbi costretto a rinculare più rapidamente possibile e affrontare in uno contro uno avversari che al suo confronto sfrecciavano in moto. Anche perché molti dei suoi compagni rimanevano decine di metri dietro a guardare quello che stava accadendo. Nella ripresa, con l'Inter più bassa e pronta a ripartire, sono invece riemerse le qualità del difensore 37enne, così come lo stesso De Vrij ha dimostrato che dentro l'area non negozia con nessuno. Peccato che, e ormai lo sanno tutti, sarà più facile vedere un'Inter a trazione anteriore e aggressiva sulla trequarti avversaria che una bassa a difendersi, esaltando le qualità dei propri marcatori. No, Chivu non sembra proprio allegriano nell'interpretazione del calcio, anche se ha dimostrato di sapersi adattare anche tatticamente a ogni situazione, fuggendo i dogmi. Buon segno. Che si fa allora per evitare imbarcate? Intanto, si lavora ad Appiano Gentile per adattare soprattutto i centrocampisti a un tipo di lavoro più di corsa che di possesso. Ma i nostri brillano per intelligenza calcistica e non avranno problemi. In secondo luogo, e qui il pensiero va ai nostri uomini mercato, portino freschezza nel reparto arretrato, che oggi in un mondo ideale avrebbe la priorità sull'opzione extra offensiva. 

Giovanni Leoni, a furia di parlarne e creare hype, sembra diventato un semidio greco di epica memoria quando invece si tratta pur sempre di un 18enne con poca esperienza ad alto livello ma con riconosciuti e infiniti margini di crescita. Portarselo a casa oggi è l'obiettivo dell'Inter e di chissà quanti altri club che vogliono scommettere sul suo futuro. Ma una scommessa può costare davvero 40 milioni? In Inghilterra non sarebbe un problema, ne hanno perse parecchie senza pagare dazio e continueranno a farlo. Ma in Italia un investimento del genere stravolge le strategie di mercato e rischia di metterti con le spalle al muro in caso di altre necessità. Il Milan ha venduto benissimo, oltre il suo reale valore, Thiaw e avrebbe i soldi per presentarsi in Via Pisacane a Parma con il quarantello chiesto dai ducali, ma a quanto pare preferisce spenderne la metà per Koni de Winter, il famoso Piano B nerazzurro diventato Piano A rossonero (nessuno faccia ironia). L'Inter questi soldi li avrebbe, ma li vuole destinare ad Ademola e non sa quando l'Atalanta accetterà di incassarli. Nel frattempo il rischio del 'ciao Leoni', degno erede del 'ciao Bremer' e del 'ciao Buongiorno' è più che concreto (occhio ai Reds...), perché l'hype rimane e anticipare tutti su questo giovanotto sembra diventata una questione d'onore.

Posto che, dopo tutto il casino montato da Lookman, sarebbe da Giuda tradirlo e abbandonarlo in pasto ai forconi dei bergamaschi, è il caso che in Viale della Liberazione pensino a reali e meno onerose alternative per la retroguardia visto che il salvadanaio con il famoso tesoretto tarda ad appesantirsi e il mondo dei giovani difensori continua a essere pieno di pesci. Questo non significa abbandonare la pista, finché c'è la possibilità bisogna andare dritti sul giovane romano. Ma nel frattempo, e in previsione di mancanza di fondi, anche solo per vedere l'effetto che fa, perché non spostare una torre sullo scacchiere a protezione della regina? In passato Inzaghi ha schierato Bisseck al centro della difesa, ma non ha mai portato avanti il progetto perché lo considerava solo un caso di estrema necessità. E ci sta se vuoi un regista arretrato. Ma se a Chivu serve avere difensori veloci che coprano rapidamente molti metri di campo e consentano alla squadra di tenere alto il baricentro, ecco che Bisteccone potrebbe essere la soluzione ideale, almeno in certe partite in cui proponi il tridente (sì, il pensiero va ad Ademola). Una Hurley Davidson di 196 centimetri al centro della difesa, che non si è fatto spaventare neanche dalle sgasate di Leao. Davvero è solo utopia pensare a questa evoluzione soprattutto dopo il cambio di guida tecnica e di approccio alla partita? Ai posteri l'ardua sentenza, a Marotta e Ausilio l'ardua decisione.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 11 agosto 2025 alle 00:00
Autore: Fabio Costantino
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