Seria. Anzi serissima. Ci si aspettava questo tipo di partita dall'Inter nell'ottavo di finale di Coppa Italia contro il Venezia, in un contesto che inconsciamente avrebbe potuto invitare a 'gestire' piuttosto che a spingere. Celando dietro l'angolo rischi soprattutto per la propria immagine, come andare ai rigori contro un avversario meno quotato, per esempio. Chivu ha fatto un buon lavoro sulla testa dei suoi ragazzi, coinvolgendo chi finora ha avuto meno spazio senza tuttavia presentare un undici non all'altezza dell'impegno. Il 5-1 finale, che certifica un'insolita efficacia in zona gol, ne è testimonianza.

La squadra, come un diesel, ha impiegato un po' a ingranare, lasciando qualche metro di troppo all'entusiasmo dei veneti, anch'essi in campo con qualche seconda linea ma non per questo arrendevoli. È servito un lampo ad accendere il Meazza, non gremito come al solito (prevedibile). Ed è arrivato da uno dei più attesi, Andy Diouf, che dopo gli ultimi incoraggianti approcci sul campo al mondo interista si è palesato come una cometa così, dal nulla, iniziando e concludendo l'azione che ha sbloccato lo 0-0 e messo le cose al loro posto naturale. Applausi scroscianti per l'ex oggetto misterioso, pronto a prendersi la sua parte di responsabilità. In quale ruolo, per adesso non è dato saperlo. Ma si può intuire.

Nel complesso tutti i nerazzurri impiegati hanno rispettato le consegne e le aspettative ed è una nota di merito per un gruppo che ha sempre voglia di mostrare a che livello si trova. Bene Frattesi, dentro la partita con la bellezza di due assist, in risposta alle ultime voci poco gratificanti; puntuale Esposito, che con la fiammata di ieri oltre a firmare il suo primo gol nerazzurro nella Scala del Calcio ha battezzato tutte le competizioni a cui ha preso parte (non avrà segnato i gol di Cutrone alla stessa età, ma ci possiamo accontentare); scatenato con una pregevole doppietta Thuram, che dà l'idea di voler recuperare rapidamente il tempo perso per quel fastidioso infortunio; persino Luis Henrique ha regalato qualche chicca al pubblico, senza tuttavia scrollarsi ancora di dosso l'eccesso di timidezza che lo accompagna dal suo sbarco a Milano.

C'è dunque da essere soddisfatti, tarando il livello dell'avversario, perché quello che contava maggiormente, oltre a superare il turno di Coppa Italia, ovviamente, era dare continuità al processo di crescita che non può interrompersi in caso di sconfitta ma va al di là del singolo risultato. Mantenere tutti connessi (bello rivedere Pepo Martinez e Mkhitaryan, assenti da tanto per motivi differenti), compresi i ragazzi dell'U23, al progetto tecnico-tattico è fondamentale per la sua buona riuscita.

È in partite come quella di ieri, disputate con grande abnegazione e serietà, che arrivano sempre risposte importanti. 

Sezione: Editoriale / Data: Gio 04 dicembre 2025 alle 00:00
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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