"Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi".

No, il virgolettato non è lo stralcio di una conversazione domestica intercettata ad Antonio Conte lo scorso inizio febbraio, allorché il tecnico confidava alla sua signora il rammarico per l'esito del mercato del Napoli. Da ricondurre alla 'ignavia' del suo presidente AdL che gli aveva venduto Khvicha Kvaratskhelia senza sostituirlo a dovere: Neres, infatti, era stato messo a contratto già ad agosto 2024.

È solo il titolo di una datata pellicola per famiglie disneyana che, però, molto si confá allo status quo appena originatosi nel nucleo pallonaro partenopeo. La lotta scudetto è stata, di fatto, riaperta grazie anche alla fattiva collaborazione di Simone Inzaghi e quelli del Napoli - per bocca del loro stesso tecnico - hanno subito ammesso di aver consumato il loro unico bonus. Ossia aver sopportato una mancata vittoria senza però intaccare la leadership (numerica) in Serie A.

E pensare che se c'era stato qualche loro rappresentante 'autoctono' che - in tempi non sospetti - avesse prefigurato certi possibili scenari simil-apocalittici, chi altri poteva essere se non quel marpione di Totó, per tanti versi un illuminato precursore dell'epoca moderna. Come si può allora non ricordare quella scena di "Totótruffa '62" in cui la sua spalla Nino Taranto - nei panni di segretario dell'ambasciatore - ammoniva l'ereditiere di partire subito per il Catonga ("che il tempo stringe"), ma veniva incalzato dal più sagace Totó che se ne usciva così: "E col RESTRINGIMENTO son dolori, figlio!". Poi uno pensa anche alla contemporanea SHRINKFLATION - quella pratica commerciale che consente la "riduzione della quantità o qualità di un prodotto senza che il suo prezzo venga toccato" (dall'inglese 'shrink', restringere) - ed allora a Totò andrebbero tributati ulteriori applausi postumi... Di sicuro - si presuppone - non quelli di Antonio Conte, immalinconito, invece, come nemmeno in certi testi di Franco Califano e, soprattutto, preoccupato per i restringimenti in serie sopportati...

In ogni caso, prima del terzultimo turno di campionato, la sensibilità collettiva nerazzurra era stata urtata non poco dalla raccolta di tutte quelle "dichiarazioni alla melassa" - come nell'efficace sintesi proposta da Christian Liotta - con cui certi presidenti (o ex) avevano espresso apprezzamenti assortiti sul Napoli nell'immediata vigilia dei rispettivi incroci di campionato. Per non farsi venire l'orticaria o avvertire altri fastidi trasversali, non occorre dunque ricordare come si fossero pronunciati sui partenopei certi massimi dirigenti societari tipo Corsi (Empoli), Cairo (Torino) e Preziosi (ex Genoa). Mancava solo che domenica sera ci si mettesse in mezzo anche il tecnico dei grifoni, Patrick Vieira, buttando magari altra (potenziale) benzina sul fuoco dei retropensieri. 'Giusto' con una formazione di partenza che, almeno nel reparto difensivo, aveva clamorosamente smentito tutte le previsioni della vigilia. Nessuno infatti si sarebbe aspettato che Vieira si azzardasse a schierare, all'unisono, tali Siegrist (portiere svizzero 33nne arrivato a gennaio, all'esordio assoluto col Genoa dopo ben 13 panchine consecutive); Otoa (uno spilungone 21nne di quasi 2 metri, reduce da un'espulsione al debutto); ma soprattutto tal Anahor, un 2008 appena alla 3a gara da titolare. Per non dire, in altro reparto, della preferenza data da Vieira a tal Norton-Cuffy (un altro 2004, alla 5a da titolare) al posto del più rodato Zanoli. Salvo poi, per fortuna interista, essere smentiti dai fatti di campo, allorché proprio il difensore Anahor - forse per tener fede alla propria identità battesimale (Honest)... - ha propiziato, con un colpo di testa, l'autorete di Meret per il primo pareggio dei genoani. Poi il collega di reparto Vasquez avrebbe concesso la replica.

A questo punto, s'imporrebbe una domanda più che spontanea: se e quando mai finiranno certi 'cavalli di troia' di agire sotto mentite spoglie nerazzurre? Per dire, ci sarebbe forse da stupirsi se domenica prossima a Parma - dopo aver visto all'opera i vari Thiago Motta (a modo suo) e Patrick Vieira (col senno di poi...) - si dovesse profilare, almeno per par condicio, la sagoma di Cristian Chivu, forse l'ultimo rappresentante stagionale del Triplete di manifestazioni terrene della Marotta League?

Ecco perché potrebbe venire a calzare a pennello quella gag comica in cui Corrado Guzzanti offriva una spassosa imitazione di Francesco Rutelli mentre implorava l'allora premier in carica prima di un consulto elettorale: "Berluscò: ricordate degli amici, ricordate di chi t'ha voluto bene...". Basterebbe appena sostituire le identità anagrafiche dei vari protagonisti nei rispettivi ambiti di manovra ed il gioco nerazzurro sarebbe fatto.

Come dite, sussisterebbero delle grosse differenze tra Silvio e Cristian? Beh! Con rispetto scrivendo, almeno una, sì: nella natura del 'caschetto'!

P.S.: nell'edizione odierna del TG di Sportmediaset, è stato impossibile non notare come la redazione di Cologno Monzese si sia spesa in un profluvio di assortite 'carinerie', elargendo:

1) balsami e profumi sullo status quo partenopeo, evocando precedenti 'strettoie' contiane; tipo quella della sua stagione bianconera 2011-12, con molti corsi e ricorsi storici nonché l'esito finale favorevole all'attuale tecnico del Napoli. Di certo, ad un'altra (residua) utenza televisiva non resterebbe che augurarsi che tutti quegli unguenti possano un domani essere sostituiti - sportivamente parlando ed una volta tanto - da 'olii santi'...

2) ben 4 servizi (e si sottolinea il poker) di presentazione della finale di Coppa Italia nel solo giorno di vigilia. Sarà cura dello scrivente, per mero sfizio, appuntarsi sul calendario la data di venerdì 30 maggio - giorno di vigilia della finale di Champions League - onde accertare il rigor mortis di un certo giornalismo sportivo, rimasto fazioso ben oltre ogni naturale trapasso...

Orlando Pan

Sezione: Calci & Parole / Data: Mar 13 maggio 2025 alle 22:20
Autore: Redazione FcInterNews.it
vedi letture
Print