Tranquilli! La musichetta della Champions League non assomiglia per niente all'aria de 'Il Flauto magico' di Wolfgang Amadeus Mozart. Eppure si presta molto ad un curioso gioco di assonanze tra Papageno e... Apagón. Tanto infatti dev'essere bastato affinché Inzaghi & friends ne traessero una qualche ispirazione per sostituirsi alla coppia di protagonisti di quell'opera teatrale, con il demone piacentino al posto di Papageno e la Beneamata (nerazzurra) nelle veci della sua adorata Papagena. E con quali effetti pallonari se non con Simone erettosi - secondo l'evocato copione lirico - a principale UCCELLATORE dei blaugrana, dalla panchina, attraverso ben 7 'vocalizzi' assortiti intonati dai suoi tenori in 2 differenti stadi (anziché sul palcoscenico di un teatro dell'opera) fino a causare, al Barça ed alla Catalogna intera, un secondo 'apagon'! Ossia un ulteriore blackout - stavolta diversamente elettrico... - a pochissimi giorni di distanza dall'oscuramento che aveva messo in ginocchio l'intera penisola iberica e parte del sud della Francia.
E pensare che, nella breve vigilia di Inter-Barça, piuttosto che un'improbabile partitura musicale, a tenere banco sulla scena mediatica era stata una certa questione arbitrale. Posto allora che la Marotta League, giusto per un maledetto (sic!) vincolo di territorialità, NON potesse essere esportabile in Champions - si dà infatti il caso che 3 delle 8 partite perse complessivamente in trasferta dal Barcellona, ora diventate 9, nelle ultime 4 stagioni europee siano state dirette proprio da arbitri italiani (Orsato nel 21-22, Guida nel 23-24 e Mariani lo scorso aprile) - ci si sarebbe pertanto dovuti appellare ad un diverso (supposto) 'aiutino' pur di riuscire a farla franca contro i blaugrana a San Siro. Almeno a dar retta alle risibili tesi complottistiche sui nerazzurri elaborate da certe tastiere nostrane, 'suffragate' pure dalla matrice 'madridista' - dunque presuntivamente amica - addossata dalla stampa catalana all'arbitro designato per la semifinale di ritorno, il polacco Marciniak.
A sentire, invece, altre campane, alla causa interista avrebbero potuto giovare parecchio quelle cosiddette 'vibes' tirate in ballo come "dodicesimo uomo" da un non meglio precisato curatore di una pagina FB nerazzurra: Inter UEA. Della quale si riporta il significativo estratto di un testo elaborato proprio in vista della 2a sfida al Barça: "Ogni coro, ogni urlo, ogni battito di mani deve FARE TREMARE IL CEMENTO, deve rimbombare dentro le gambe di chi veste blaugrana. I decibel dovranno superare la paura. Il rumore dovrà essere assordante".
E bravo fesso, con rispetto parlando! A parte il fatto che Mourinho - sulla paternità del rumore - conserverebbe sempre ben altre convinzioni, ma così istigando il pubblico nerazzurro, si sarebbe potuto correre un serio rischio, anche se a posteriori. Magari quello che i settori di San Siro da chiudere - per via dell'ulteriore pericolosità generata dalle inaudite vibrazioni di un'epica sfida di Champions - potessero aumentare a dismisura. Con alcuni spalti del 2o anello della Curva nerazzurra che ora si potrebbero aggiungere agli altri del 3o già inibiti da tempo al pubblico. Ne potrebbe derivare pure un pessimo effetto scenico. Sulla falsariga di quello orrido indotto ed ottenuto a forza da certi curvaioli in quel dimenticabile Inter-Sampdoria del 2022 nel giorno dell'omicidio Boiocchi. Se del caso, verrebbe allora fin troppo facile ricavarne la parafrasi di quella sentenza emessa da Jean Reno ne "Il Codice da Vinci" su una certa piramide parigina: "Una cicatrice sul volto di San Siro!". Prima della sua parziale demolizione...
Ma già qui ed ora, se ricorresse un particolare monumento celebrativo evocato da quel film - in attesa di un auspicato esito diverso della finale di Monaco rispetto all'epilogo di Istanbul 2023 - non è certo quello a 'vocazione funebre' che si dovrebbe pensare di innalzare... Bensì uno più consono all'occasione, con cui tributare (in vita) i meritati elogi e le più sincere attestazioni di stima al percorso straordinario di un gruppo di giocatori che solo un demone piacentino, Simone Inzaghi, ha saputo condurre a 2 finali di Champions in appena 3 stagioni. Alla stregua del mai dimenticato precursore Helenio Herrera.
Chissà poi se nella storia (patria), per soli vincitori, che vorrebbe scrivere un parac**o salentino - il condizionale è d'obbligo perché gli ultimi 3 capitoli devono ancora essere redatti, tanto quanto risulta centrato quell'epiteto a lui indirizzato... - troverà mai spazio un'apposita appendice 'continentale'. Giusto una sezione denominata 'Addenda e corrigenda Champions League': un territorio chiaramente da 'hic sunt leones', dunque inospitale, per l'inesperto safarista leccese! D'altronde, proprio ieri mattina (martedì), financo quelli di TUDORsport avevano non solo riconosciuto i meriti di lungo corso di Simone Inzaghi, ma anche sbattuto in faccia al despota pugliese - ribattezzato non a caso, dallo scrivente, come 'il re Mida col Sidol...' - il suo medievale modus operandi copetero, votato solo ad insulse rinunce domestiche o a congenite 'preclusioni' d'oltralpe. Ecco perché emergerebbe con forza una certa evidenza paragastronomica: pasteggiare anche 'solo' in trattoria può soddisfare comunque i palati (sportivi) più esigenti e riempire le tasche (societarie) oltre ogni più rosea aspettativa.
P.S.: l'accesso dell'Inter alla finale di Monaco - con contestuale eliminazione del Barça - è stato talmente epico da riuscire a far 'litigare' lo stesso, nelle loro aperture sarcastiche, le 2 testate sportive vicine ai 'nemici' del Real Madrid. Tema del contendere? Il tempo residuo prima dell'eventuale trionfo blaugrana. "Mancava un minuto" (SOBRÒ UN MINUTO) ha titolato, sicuro, 'MARCA'. Di rimando, più perfettini, quelli di "as": "Mancavano due minuti" (SOBRARON DOS MINUTOS). In Piazza Duomo a Milano avranno, di sicuro, convenuto: "Cribbio, quelli hanno visto i galacticos vincere ben 15 Champions League, ma non sanno nemmeno contare fino a 3!".
Mica gli si può dar torto!
Orlando Pan
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