C’è un tempo per tutto, anche per la stanchezza. E di questi tempi stanchezza trascinata e accumulata ce n’è tanta, forse fin troppa. Infortuni, poco turnover, impegni incalzanti, punti da accaparrarsi… Problematica che riguarda il mondo dello sport e del calcio, italiano e internazionale, Inter compresa. Alla stanchezza fisica però, si aggiunge una stanchezza diversamente misurabile da test fisici. Una stanchezza di fronte alla quale persino diplomazia e correttezza non riescono più a tacere. È vero: c’è e deve esserci, come effettivamente c’è stato, il tempo del silenzio, quando aizzare polemiche e aggrapparsi ai dettagli - facilmente confusi con gli alibi - sembra fuori luogo e inadatto. Ma i tempi cambiano, e se le pandemie sconvolgono il pianeta capovolgendone le logiche, lo straordinario diventa ordinario e il silenzio può diventare bavaglio.

Chi tace acconsente e acconsentire non è sempre soluzione, al contrario, tacendo una soluzione è facile diventi problema. “La Nazionale è sempre un privilegio, essere chiamati dal mister e far parte di questo gruppo fa sempre piacere” ha detto Roberto Gagliardini ai microfoni della Rai dopo la vittoria contro l’Estonia. La stessa sera dell’esordio del compagno di squadra Alessandro Bastoni, che dopo la gara ha parlato di "sogno che diventa realtà”, perché la Nazionale questo è: “l'ambizione che tutti i bambini che giocano hanno”. Vetrina mondiale di cui andare fieri, bandiera da sventolare alta anche e soprattutto per i club...  Almeno fino alla comparsa del Covid. Nella nuova realtà, la stranissima e scomodissima realtà 2020, che impone tamponi ogni giorno, quarantene di dodici giorni per i positivi, incolumità del singolo e del gruppo a repentaglio e rischi di rose decimate.

Tutti rischi calcolati dai club, dall'Inter in primis che allo pseudo-silenzio di Conte ha risposto con un Marotta che inizia a palesare quella certa stanchezza che, con diplomazia non può essere più messa a tacere. L'ad interista aveva tuonato forte lamentando il dispendio di energie e probabili risorse che le Nazionali avrebbero imposto e la positività di Brozovic, l'infortunio di Sanchez e di Hakimi successive hanno danno ragione alle previsioni fatte. Dei 13 nazionali, 3 ce li siamo giocati... Nel senso letterale del termine, il senso spiegato da Rueda (per esempio). Il ct cileno nella gara di ieri notte contro il Perù ha fatto giocare Sanchez per otto minuti, sebbene all'indomani dei "problemi muscolari non meglio specificati" accusati durante l'allenamento. Una decisione che potrebbe non essere piaciuta in Viale della Liberazione, specie dopo il 'battibecco' delle ore precedenti con lo stesso ct cileno. 

Nel frattempo oltre al rientro a Milano di Brozovic, dove svolgerà l'isolamento come da protocollo, a rientrare nel capoluogo lombardo sono anche Aleksandar Kolarov e Roberto Gagliardini. Il serbo ha rispettato il volere dell'Inter, preferendo non giocare il playoff per le qualificazioni ad Euro2020 come suggerito dal club nerazzurro dopo i problemini fisici accusati (obbedienza che gli è costata la possibilità di aiutare la Nazionale della quale è capitano, che si è vista sfuggire il sogno Europeo per mano della Scozia) e ottenendo il permesso di rientrare in Italia. Gagliardini è l'ultimo ad essersi separato dal gruppo delle Nazionali. Esito dubbio nel test di anti-Covid del numero 5 di Antonio Conte svolto ieri che ha portato al rimpatrio in via precauzionale in attesa dei nuovi risultati. 

Nuove preoccupazioni per il leccese, che al ruolo da ct è abituato conoscendone difficoltà e fame, ma che a differenza del Conte ct dell'Italia ha dovuto adattarsi ad una situazione ben più stremante di Euro 2016. Un'agenda piena d'impegni e stanchezza fisica che logora rosa, cammino e possibili risultati. Stanchezza, fisica e mentale. Logorio che può essere sedato e domato, e tra Viale della Liberazione e Appiano Gentile sembrano essersi mossi con un'altra mossa che prende forma in quel giorno di fine agosto. Conte parla attraverso Marotta muovendosi con un condiviso spirito di autopreservazione che inevitabilmente a qualcuno suonerà come antipatico egoismo. A passi apparentemente inversi e felpati l'Inter rompe il silenzio: si adatta ai tempi, cambia le logiche. Tace - per un po' - e acconsente - altrettanto per un po' - ma volge alla soluzione di un' Inter-preservazione più che nazionalizzazione. Internazionale sì, ma Inter si antepone però a Nazionale. 

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Sezione: Editoriale / Data: Dom 15 novembre 2020 alle 00:05
Autore: Egle Patanè / Twitter: @eglevicious23
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