Andamento positivo, ma con qualche defezione. Il dicembre vissuto dall'Inter è partito benissimo, con la vittoria schiacciante in Coppa Italia contro il Venezia, che ha consegnato ai nerazzurri il pass per il turno successivo. Poi è proseguita con una prestazione maiuscola a San Siro: il Como di Fabregas è stato schiantato e quei 17 minuti iniziali del Biscione sono stati fortemente indicativi della perfezione richiesta da Chivu. Una perfezione agonistica e tecnica. Il gol di Lautaro (iniziato e rifinito dal Toro) coincide con l'esatto ritratto di un calcio pulito offensivo e allo stesso tempo grintoso, agonisticamente impeccabile.

La prova contro il Liverpool (tralasciando il rigore parecchio generoso, per non dire altro) non è stata così convincente e allora sono iniziate le considerazioni analitiche sul livello delle avversarie. C'è chi ha cominciato a obiettare: "Quando il livello si alza, l'Inter fa fatica". I dati sono incontrovertibili e gli scontri diretti ci stanno raccontando che l'Inter nella partita secca, dove deve magari costruire gioco, non riesce a prevalere in modo chiaro e netto sul piano del gioco ma soprattutto della capitalizzazione.

A Genova si è rivista l'Inter d'inizio dicembre per una buona porzione del confronto. Aggressività, dinamismo, ma anche qualche svarione offensivo che ha prestato il fianco ai tentativi sconclusionati dei liguri. Il cammino dicembrino è dunque proseguito con il pareggio nei tempi regolamentari contro il Bologna in Supercoppa. In tal senso mi rifaccio alle parole di Cassano (pronunciate a Viva el Futbol), il quale ha appuntato l'aspetto maggiormente significativo della prova dei nerazzurri a Riad: il calo dopo il vantaggio.

Sì, perché dopo il gol del vantaggio occorreva continuare a spingere e non dare al Bologna la possibilità mentale di crederci. Per possibilità mentale s'intende l'approccio nel baricentro. Nel momento in cui la squadra di Chivu ha abbassato le linee di pressione, ecco che i felsinei hanno preso campo, costruendo con più coraggio e personalità, riuscendo anche a effettuare giocate raffinate e funzionali alla creazione di pericoli offensivi.

Adesso arriva l'ultimo appuntamento di dicembre contro l'Atalanta, una squadra a due velocità: fortissima in Champions League, molto più lenta in campionato. Da quando c'è Palladino, comunque, la Dea ha ritrovato equilibrio tra i reparti e anche una particolare brillantezza nello sviluppo esecutivo del gioco. L'Inter deve dare un segnale importante, continuando a correre e cercando di ridurre al minimo i difetti tecnici e posizionali. L'approccio agonistico non deve mai mancare perché il raggiungimento degli obiettivi parte anzitutto da lì.

Sezione: Editoriale / Data: Dom 28 dicembre 2025 alle 00:00
Autore: Niccolò Anfosso
vedi letture
Print