La vittoria di Marassi, con un rotondo 3-0, è un perfetto dolcificante per il weekend, capace di restituire la serenità per vedere nuovamente le cose con ottimismo.
Forse è questo il problema. Non siamo nel Pleistocene e nemmeno nel medioevo, dunque non c’è motivo di rinunciare al ragionamento, uno qualunque.
Sono sempre più frequenti le occasioni in cui parlare di Inter, andando oltre al risultato, è straordinariamente inutile. C’è una rincorsa del tutto priva di razionalità verso il punteggio acquisito, a prescindere dall’avversario e dal modo in cui si è giocato.
Ogni argomento è privo di utilità, se è vero che ormai si guarda solo al titolo dell’articolo e la riflessione viene bandita a favore dell’ultimo punteggio acquisito.
Sei terzo perché hai pareggiato col Sassuolo? Squadra da rifare, allenatore da cacciare, giornalisti servi del potere perché non dite come stanno le cose?
Vinci in casa col Brescia o in trasferta con Spal e Genoa? Squadra vicina alla perfezione, Conte ha lavorato bene e Marotta è un grande.
Voi dite che è normale ma non è normale parlare in questi termini, cambiando idea in modo tanto radicale ogni tre giorni, con la giustificazione che i tifosi sono tifosi e i giornali devono vendere. Trattarci vicendevolmente da stupidi, senza più nemmeno la consapevolezza che sia un gioco, inaridisce qualunque argomento, soprattutto quello del calcio che ormai guarda solo al tabellino.
Tra le altre cose può darsi che si stia ottusamente dimenticando di tutti i discorsi fatti due mesi prima, quando alla ripresa del Campionato si diceva che sarebbe stato un torneo comunque falsato e che le partite sarebbero state condizionate dal caldo, il calendario con un turno ogni tre giorni, gli infortuni e l’assenza del pubblico.
I fatti dicono che questi sono elementi che stanno pesando parecchio e l’Inter, al netto dei problemi a centrocampo, dove metà del reparto (Sensi, Vecino, Asamoah e per 11 partite Barella) è stato assente quasi tutta la stagione, senza contare il terzo attaccante Sanchez la cui importanza si è definitivamente compresa solo ora, l’Inter dicevamo, è comunque seconda in classifica.
Con Napoli e Atalanta le cose possono però ulteriormente cambiare e francamente non se ne può più dell’isterismo positivo e negativo.
L’Inter viene da anni di quarti posti e progetti abortiti per debiti, cambi societari, esoneri frettolosi e rivoluzioni improbabili e, nonostante questo in parecchi di questi anni la stampa ha venduto all’inizio l’immagine di una squadra che poteva lottare per lo scudetto, consapevole che ai tifosi non si poteva proporre l’immagine di un club tanto al ribasso e che se si vende una promessa, la gente vuole crederci.
Sono contento che l’Inter, una squadra forte, al netto dei problemi di questa stagione, abbia vinto col Genoa, ma era logico aspettarselo.
Ora sarebbe importante sapere quale sia la vera difficoltà di Lautaro e capire se il problema sia equamente spartito tra testa e corpo o penda più da una parte, se Eriksen, che è molto più forte di così, vive un necessario periodo di ambientamento o non si trova nel ruolo affidatogli, se Conte intenda davvero fare una rivoluzione rinunciando anche a giocatori apparentemente irrinunciabili. Non c’è quasi nessuno all’Inter che abbia la certezza di restare in nerazzurro anche la prossima stagione, da Brozovic a Skriniar, da Godin a Sensi, da Candreva a Biraghi, passando da Moses (che a Genova ha giocato piuttosto bene), Gagliardini e D’Ambrosio.
Gli unici certi sono Handanovic, De Vrij e Lukaku. Se ci fossero tre mesi per poter preparare la nuova stagione forse sarebbe persino possibile azzardare l’ipotesi dell’ennesima rivoluzione tecnica ma, con solo un mese di distacco tra la fine di questa stagione e la prossima, c’è da immaginare che si punterà su gran parte di questo collettivo, a cui va garantita una maggiore scelta in panchina e un fuoriclasse in campo e nella testa, capace di trascinare gli altri.
Infine c’è da augurarsi che Conte, il quale è un bravissimo allenatore, interrompa le sue uscite polemiche rivolte troppo spesso alla società e troppo poco ai veri nemici che sono soprattutto fuori dall’Inter.
Amala.
Autore: Lapo De Carlo / Twitter: @LapoDeCarlo1
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