"Leggo quanto dichiarato da Sergio Campana (presidente dell'AIC) sulle motivazioni dello sciopero dei calciatori per il 25 settembre.
Mi hanno colpito, come una badilata, alcuni passaggi, ed in particolare questo:

"Le maggiori preoccupazioni dei calciatori riguardano la tutela sanitaria. Secondo l'accordo scaduto, il giocatore poteva scegliere il proprio medico di fiducia e il club partecipava alle spese. Ora invece la Serie A vorrebbe imporre la scelta del medico e qualora il calciatore decidesse altrimenti dovrebbe sopportare tutte le spese da solo''.

Beh, caspita, mi sembra giusto, direte voi.
Uno il medico lo vuole di sua fiducia, specie quando fa un "lavoro" che dipende al 95% da una perfetta forma fisica.

Sono d'accordo anch'io.

Ma c'è qualcosa che stona...
Una lettera.
Maiuscola.
Una A.

Questo problema riguarderebbe solo gli atleti di Serie A?

Qualcuno sa spiegarmi quali problemi ci potrebbero essere per un Ibra, o Eto'o, o chiunque altro, nel pagarsi di persona il proprio medico?

Ad una prima lettura, ero convinto che la cosa riguardasse tutti i calciatori professionisti (serie A, serie B e Lega Pro, e che i "mostri sacri" della serie A scioperassero per dare risonanza e solidarietà ai colleghi meno fortunati.

E la cosa mi aveva reso simpatico lo sciopero, e rivalutato la figura dei calciatori come uomini solidali e sensibili.

Ma de chè?

Riguarda gente che tra i propri problemi NON ha certo quello della scelta del medico, o di come pagarlo.
Questo problema possiamo averlo noi: io e voi che leggete.

Un discorso del genere, caro presidente Campana, vale per i calciatori meno fortunati, per chi prende i 2000 euro di minimo sindacale e deve programmare la sua vita dopo i 30-35 anni d'età.

Suona invece inopportuno, caro presidente Campana, se riferito a "lavoratori" come i calciatori di Serie A.

Inopportuno e intempestivo, se mi consente, in momenti come questi, dove la maggior parte delle persone associa alla parola "lavoratori" quei poveracci sepolti in miniera in Cile che rischiano la vita, o quelli che la vita l'hanno appena persa, pulendo una cisterna.

Spero di non sentire in risposta frasi del tipo: il calcio non può risolvere i problemi del mondo, e questa è solo facile demagogia.

Infatti, nessuno chiede al calcio di risolvere nulla.
Si chiede solo di avere maggior rispetto per le persone "normali", che alla parola "lavoro" danno appunto un significato "normale".

Non dimenticate che tra tutte le persone "normali" ci sono i vostri tifosi, e cioè tutti quelli che tengono in piedi il Circo, con i biglietti e gli abbonamenti alle Pay-Tv.

Non tirate troppo la corda.
La storia insegna che un carico di rottura esiste sempre, per quanto resistente sia la corda (la nostra passione)".

Ernesto

Sezione: Visti da Voi / Data: Mar 14 settembre 2010 alle 08:45
Autore: Redazione FcInterNews
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