"Scrivo queste parole, con gli occhi annebbiati dalle lacrime. Pensavo che se avessi aspettato il giorno dopo sarebbe stao più facile parlare di Julio, ma rivedendo video e interviste che ha fatto in questi anni, non riesco a trattenere la tristezza. Sei arrivato in punta di piedi, come fanno quelli che poi risultano essere i migliori, com'è stato per Zanetti a suo tempo. Prese il numero 12, perchè a suo dire, era la riserva di Toldo, e quindi non gli spettava il numero 1. Numero che ha indossato solo dopo che Francescone ha appesi i guanti al chiodo. Massimo rispetto per un illustre collega, questo è il modo in cui si è presentato.Doveva essere una giovane comparsa, e invece col passare del tempo tutti si sono accorti che tra i pali dell'Inter non c'era un portiere normale, c'era un uomo straordinario, che scriveva il suo capitolo, nella storia dell'Inter, a suon di parate strepitose. Oggi dopo 7 anni passati con la certezza che la nostra porta era difesa da un mostro, piango vedendolo andarsene per l'ultima volta. Piango insieme a lui e ai suoi figli che non capiscono ancora, non capiscono perchè il loro papà piange, perchè piange nel posto in cui quasi sempre l'hanno visto ridere, esultare, arrabbiarsi , urlare, gioire. Quando indossava i guanti, faceva paura a chiunque si presentasse in area, ma poi, tolti gli abiti da lavoro, diventava un uomo meraviglioso, sempre pronto a una battuta, o a scambiare quattro chiacchiere, mentre tornava a casa a piedi, dopo una partitaccia. Un uomo d'onore sempre pronto a prendersi le sue responsabilità, cosa che oramai non va più di moda, è sempre colpa del campo, del tempo, delle troppe partite. Julio non era così, era una persona sincera, pronta ad ammettere i propri errori. Questo suo modo di fare, probabilmente lo ha reso il portiere e l'uomo che è oggi, pronto a sacrificarsi, a sudare e faticare per migliorare sempre di più, per essere sempre il migliore. Questo è il ricordo, ormai, che ho di Julio Cesar, che porterò sempre con me. Oggi mi sento un pò come mio padre. Mi sento come lui quando mi parla dei grandi giocatori dei suoi tempi, quelli che adesso fanno i telecronisti e gli opinionisti. "Queschè l'era un de cui pusè fort che gheva, ai me temp".(per i non milanesi: questo era uno dei più forti che c'erano ai miei tempi). Mi sento come mio padre e mi rendo conto che questi sono sentimenti che non muoiono mai, capisco che il calcio regala emozioni indelebili. Calciatori e tifosi spesso non hanno un buon rapporto, però poi ci sono questi casi straordinari che ti cambiano la vita. Cambiano la vita a me, che piango la fine di una storia d'amore meravigliosa, e pure tu Julio non riesci a trattenerti perchè sei una persona vera come poche, che non ha paura di dire la verità, sempre, di far vedere le proprie emozioni, davanti ad uno stadio pieno che si commuove per la tua partenza. IL calcio è una cosa meravigliosa, perchè ci sono persone meravigliose come te Julio. Credo di parlare anche a nome di Moratti, dicendo che la porta di casa dell'inter sarà sempre aperta per te, quando vorrai sarai sempre il benvenuto, come è giusto che sia per uno che fa parte della famiglia. Un in bocca al Lupo, infinito, com'è infinito il bene che ti vogliamo e la tristezza che proviamo in questo giorno grigio. Resta sempre il portierone col sorriso. "CHI LA MAGLIA HA AMATO E ONORATO NON VERRA' MAI DIMENTICATO...JULIO UNO DI NOI".
Ciao Julio. Ti ricorderemo per sempre".
Davide
"Avrebbe pianto lo stesso. Si sarebbe commosso in quel modo anche se in banca avesse avuto 10 mila euro e non milioni. Quelle lacrime sono il motivo per cui andiamo ancora allo stadio e ci alziamo la domenica con il pensiero alla partita, il pianto di Julio è la dimostrazione che in un mondo segnato ormai da soldi, ingratitudine e Fair Play Finanziario ci sono delle persone, poche, che giocano anche per altro, che hanno sentimenti veri ed accesi, giocatori che non sono in campo solo per lo stipendio. C’è gente che ama il proprio sport, e la maglia che indossa non è lo strumento per arricchirsi, ma un abito da vestire con orgoglio, un simbolo che ti lega ad un popolo con il quale si può creare un rapporto infinitamente stretto. La commozione di Julio ha avvolto San Siro, tutti in piedi per lui, per un pezzo di storia interista che se ne va. Un campione, un portiere fantastico che per anni è stato il migliore al mondo senza dubbio. L’estremo difensore di 5 scudetti, 3 coppe Italia, 4 Supercoppe, 1 Champions League e 1 Mondiale per Club. Ha vinto tutto questo il nostro Acchiappasogni, insieme a tanti altri grandi campioni, una partita dopo l’altra è riuscito ad imporsi, a conquistare ogni cosa ma soprattutto la stima e l’affetto di quella gente che ieri intonava il suo nome. Ricorderemo i trionfi, ma come rimangono impressi i gol dei centravanti avremo nella nostra mente il rigore parato a Ronaldinho in quel derby giocato da 10 leoni, la deviazione sul tiro di Messi al Camp Nou, il miracolo contro il Fenerbahce ad Istanbul nella prima gara di Champions 2007-2008. Ricorderemo tutto questo, i sorrisi e gli abbracci, i pullman scoperti con la sua parrucca nerazzurra e la bandiera dell’Inter dietro di lui come un mantello. Dopo gli addii di Mourinho, Materazzi, Eto’o, Thiago Motta, Lucio e Maicon perdiamo un altro eroe della seconda Grande Inter, nel frattempo sta nascendo una nuova squadra: coraggiosa, determinata, un gruppo che sembra avere chiaro l’obiettivo, riportare questi colori in alto. Bisogna crederci, salutare con gli occhi lucidi i nostri campioni e guardare avanti, ripartire con fiducia sognando di rivivere un giorno certe imprese. Se per decenni i nostri padri ci hanno raccontato di Sarti, Burgnich, Facchetti, noi per i prossimi anni parleremo di Julio Cesar, Maicon, Lucio. Siamo interisti, apparteniamo alla leggenda, lo dice la storia. Obrigado Julio".
Matteo
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