C'è di tutto e di più nella lunga conversazione che Romelu Lukaku ha avuto con il collega di Rolling Stone. L'arrivo a Milano e la gratitudine verso i tifosi dell'Inter, il suo fermo rifiuto del razzismo, Mandela e molto altro. Ecco alcuni passaggi: 

Perché sono così importanti per te le tue radici africane?
"Perché sono un fiero congolese… un fiero belga congolese. Sono molto fiero delle mie origini, del posto da cui vengo. A casa con mia mamma parlo la lingua dei miei genitori, il lingala (lingua bantu parlata nella parte Nord-Ovest della Repubblica Democratica del Congo, ndr), e a volte anche con mio figlio. Per me è molto importante tenere vive le mie radici, non dimenticare da dove arrivo". 

C’è una figura nella storia del Congo, e più in generale dell’Africa, che ami particolarmente?
Se dovessi dire una personalità storica che mi sarebbe piaciuto incontrare è sicuramente Nelson Mandela, per via della sua storia, della lotta all’Apartheid. Per quanto riguarda il mio Paese d’origine, invece, direi Patrice Lumumba (protagonista dell’indipendenza dal Belgio nel 1960 e primo ministro del Paese per pochi mesi, prima di essere ucciso nell’ambito della feroce lotta per il potere che si era aperta in Congo, ndr), che è stato assassinato, e che avrei tanto voluto conoscere. Vorrei sapere tutto su di lui, su quello per cui ha combattuto". 

Dopo il gol al Lecce, il tuo primo all'Inter, cosa hai voluto dire con l'inchino di fronte ai tifosi?
"Sin da quando ho firmato per l’Inter, c’era davvero tanta gente eccitata dall’idea del mio arrivo. Mi contattavano, mi mandavano messaggi diretti su Instagram, quando sono arrivato a Milano per la prima volta da Bruxelles c’era un sacco di gente che era lì per me. Da subito mi hanno incoraggiato, hanno gridato il mio nome. Con quel gesto volevo semplicemente ringraziarli per il supporto che mi hanno dato da quando sono qua". 

L’Inter e Milano sono solo una scelta di sport, oppure una scelta di vita?
"Prima di tutto la mia è una decisione che riguarda lo sport. L’Inter era il club per cui volevo giocare in Italia e il coach è stato un elemento importante nella mia scelta, oltre al fatto che sapevo che la squadra aveva degli ottimi giocatori. Ma anche da un punto di vista familiare è stata una buona scelta, perché mio fratello è già qui. Penso che l’Italia sia un bel posto in cui vivere, sono una persona a cui piace scoprire diverse culture: non solo giocare in differenti campionati di calcio, ma apprendere culture differenti. Per questo sono molto felice di essere qua". 

Il claim di questa stagione dell’Inter è Not for Everyone. Anche Romelu Lukaku non è per tutti?
"No, dai, io vado bene per tutti. Però lo slogan secondo me è perfetto per il club, perché i tifosi dell’Inter sono estremamente fedeli, e non è una cosa da tutti. Il tifo per questi colori si tramanda di generazione in generazione: ogni partita lo stadio è pieno, sempre le stesse persone sugli stessi seggiolini. Ed è bellissimo fare parte di tutto ciò, di un club amato in maniera così sincera dalla propria gente.

Sei preoccupato dal razzismo nel calcio italiano? (intervista realizzata prima di Cagliari-Inter)
"Penso che sia stata una grande cosa da parte del club lanciare una campagna come BUU – Brothers Universally United. E se vorranno il mio contributo, glielo darò. Se dovessi sentire cori razzisti, risponderò. Però i miei pensieri oggi sono sul campo da calcio, per aiutare i miei compagni a vincere". 

Pensi che un giocatore debba lasciare il campo in caso di razzismo durante una partita?
"No. Ma penso che debba prendere posizione, quello sì. Perché il razzismo è qualcosa a cui bisogna rispondere. Guarda l’Inghilterra, dove nelle ultime settimane sono successe diverse cose a giocatori del Manchester United e del Chelsea: la questione va affrontata. Il calcio è qualcosa di internazionale, multiculturale. Se vuoi davvero attirare i migliori giocatori del mondo, devi accoglierli a braccia aperte, perché a loro volta gli atleti devono adattarsi alla cultura in cui arrivano. Quindi è fondamentale non discriminare, e apprezzare quello che uno porta con la sua presenza". 

Sezione: In Primo Piano / Data: Ven 06 settembre 2019 alle 12:52
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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