Sei sconfitte in 12 partite. Era da una sessantina di anni che l’Inter non iniziava così male in campionato. È vero, c’è un detto che sostiene che al peggio non c’è mai fine, ma io personalmente voglio illudermi che dopo aver toccato il fondo così spesso non si possa che risalire. Non ha senso parlare di scudetto, né tantomeno di piazzamento Champions. Là davanti, infatti, le prime della classe non perdono un colpo e compiono regolarmente il proprio dovere, cosa che in casa nerazzurra non avviene ormai da mesi. Voliamo basso, ormai è inutile protrarsi in voli pindarici che non conducono da alcuna parte. Cerchiamo di ragionare con il basso profilo, rendendoci conto che l’Inter invincibile è parte di un’altra storia, pur essendoci ancora molti dei suoi interpreti. Nonostante un contesto demoralizzante, dalla serata contro l’Udinese voglio trarre uno spunto positivo: Marco Davide Faraoni.

Io stesso ho chiesto a Ranieri cosa pensasse della prestazione del giovane esterno e al tecnico si è improvvisamente, dopo tanti mea culpa e giustificazioni, acceso lo sguardo. Forse un giorno la sconfitta interna contro i friulani verrà ricordata con piacere dal tifoso interista per il solo fatto di avere scoperto (non noi, che lo conoscevamo bene ed eravamo pronti a scommettere su di lui) un giovane campione, un ragazzo dal carattere forte in grado di diventare protagonista anche in un momento assai difficile. Non è un caso se lui e Julio Cesar (per il rigore respinto a Di Natale) siano stati i migliori in campo. Spinta costante, buon senso della posizione, duttilità tattica e personalità, fino ai maledetti crampi che lo hanno costretto alla resa. Bravo Faraoni, dopo averlo intravisto in Supercoppa e nell’amichevole di Monza contro il Chievo sotto la guida di Gasperini (più uno sprazzo di Champions), rieccolo in una sfida che conta.

Avete notato quanti bei palloni sono arrivati in area da quella zona? Io ne ricordo due in particolare, perfetti per stimolare il fiuto del gol di Pazzini (polveri bagnate, ahinoi…). Ecco, con il Pazzo e Milito in area di rigore, il cross doveva essere quasi obbligatorio. E Faraoni non si è sottratto al suo compito. Inoltre, è stato lui l’unico a capire che con il doppio centravanti la palla andava buttata in avanti spesso e volentieri, non attraverso il fraseggio e un possesso di palla orizzontale e privo di incisività. Era dalla sfida contro la Juventus che non vedevo tanti bei cross da quella zona del campo (per quanto concerne la sinistra, resto in attesa), guarda caso dall’ultima presenza in campo di Maicon. Se non gioca il brasiliano, su quella fascia siamo inermi. Una convinzione che Faraoni è stato in grado di scalfire, e quasi mi spiace che il Colosso, una volta rientrato, lo priverà della ribalta che a mio modo di vedere si meriterebbe.

Sempre che Ranieri non lo sposti a sinistra, dove l’ex Primavera ha dimostrato di sapersi disimpegnare (eclettico come pochi). E considerando le difficoltà che abbiamo atavicamente su quella corsia, magari con questa intuizione la squadra potrebbe giovarne. Vogliamo davvero puntare sui giovani? Allora guardiamo bene dentro casa nostra prima di spendere soldi per pseudo talenti esotici. Ci siamo già giocati Santon in quel ruolo, impariamo dai nostri errori.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 05 dicembre 2011 alle 00:01
Autore: Fabio Costantino
vedi letture
Print