L'Inter si fa del male, l'Inter è masochista, l'Inter è pazza da dna, l'Inter si complica la vita da sempre e probabilmente sempre sarà. Ma quando questo non succede, quando l'Inter riesce a non complicarsi la vita, neanche a dirlo, ci pensano gli altri. E alla fine, in un modo o nell'altro è sempre crisi Inter. In un modo o nell'altro, appunto. Quando non lo è dal punto di vista sportivo, lo diventa dal punto di vista societario e/o economico. 

E se fino a ieri l'altro il dramma più grande che riguardava la Beneamata era l'uscita dal palcoscenico europeo, questa volta il problema è ben più grande e si chiama Suning. Secondo quanto svelato ieri mattina dal Corriere dello Sport infatti Suning potrebbe pensare a vendere, che tradotto diventerebbe: "sta cercando acquirenti", e non è detto che siano solo per le quote di minoranza. Anzi, per dirla alla CdS maniera "nel mondo del calcio quando si va alla ricerca di un socio di minoranza può capitare di trovare un acquirente per la maggioranza". Esattamente come accaduto con l'insediamento di Suning, inseritosi nello scenario come possibile socio di minoranza e finito ad acquistare la maggioranza delle azioni, all'epoca detenute da Thohir. Insomma, la crisi edificata e piovuta dal ciel sereno di Appiano Gentile e Viale della Liberazione pare essere un vero e proprio terremoto che potrebbe minare ogni certezza, persino e soprattutto quelle progettuali di cui il Gruppo Suning ne è sempre stato il caposaldo. 

Un terremoto che però, nel giro di poche ore, si è rivelato essere essenzialmente una scossetta di poco conto, e di cui in conferenza stampa non si è fatto parola, se non altro perché da dire c'è ben poco e quel poco è stato detto qualche ora prima dal presidente Steven Zhang che, con un comunicato breve quanto conciso ha chiarito il punto: "In merito ad alcune speculazioni pubblicate in data odierna, con particolare riferimento alle ipotesi di cessione di FC Internazionale Milano, smentisce categoricamente quanto erroneamente riportato e precisa che si tratta di notizie prive di ogni fondamento".

Ergo, l'Inter non è in vendita. Quantomeno non nella sua totalità. Già qualche giorno fa Il Sole 24 Ore aveva parlato di teaser di una decina di pagine, circolato tra gli investitori stranieri (fuori dalla Cina), con il quale Suning "starebbe sondando il mercato finanziario alla ricerca di risorse finanziarie per il club meneghino", risorse che avrebbero fatto comodo nel mercato di gennaio, quel mercato al quale è arrivato il diktat proprio da Nanchino secondo il quale gli acquisti sono vietati, a meno che ad ogni acquisto non corrisponda una cessione già finalizzata. E arriva il dramma Eriksen: acquistato come un diamante incredibilmente in saldo da non lasciarsi scappare e messo in (s)vendita come una qualnque pietra greggia di cui non poterne fare nulla e che peraltro intralcia il percorso da fare. Dramma vero.

Il meno utile al gioco di Conte è il più utile al gioco di Marotta ed è proprio e il danese l'unico in grado di innescare l'effetto domino di cui il mercato interista necessita: con la sua cessione Marotta potrebbe pensare ad un eventuale acquisto, specie perché anche il monte ingaggi beneficerebbe di un alleggerimento non indifferente. Ma Eriksen non sembra avere una via d'uscita così facile e se la ricollocazione in panchina di Pochettino sembrava poter essere la chiave di volta, Paredes potrebbe risultare la costante inversamente proporzionale ai progetti di Viale della Liberazione e dell'effetto domino auspicato.

Il dramma diventa doppio, triplo e forse, alla luce delle recenti cronache persino quadruplo e la crisi dal lato socio-finanziario si sposta a quello strettamente di campo, laddove in caso di mancati acquisti verrebbe a vacillare pure l'unico vero obiettivo dell'Inter: lo scudetto. Così dicono, così sembra, così è dato. Ma la distanza tra Inter e Milan all'alba della quindicesima gara di campionato è immutata rispetto alla partita con il Verona, quando gli entusiasmi a tinte nerazzurre erano ancora in voga, sarà forse per questo che persino Conte oggi è parso sereno di ricominciare. Conscio del fatto che a quest'Inter d'altronde serve un po' di pepe, che quasi sempre, come spesso recriminato, arriva da fuori. Esattamente come le crisi e i malumori, ed esattamente come quest'ultimi andranno sedati con l'unica arma ad oggi a disposizione dell'Inter: il campo. 

D'altronde con l'Inter è tutto un ripetersi infinito di eventi e mai come oggi "anno nuovo, vita vecchia" la dice lunga come mai. Nel 2021 come nei 113 anni precedenti, è sempre crisi Inter e ad ogni soluzione il suo problema e se il suo non è disponibile ordiniamone un altro che va bene uguale. E seppur forzatamente il cambio di rotta è necessario a partire da Conte, il quale senza isterismi di chi si sente accerchiato avrà il compito di prendere il timone in mano e senza curarsi di loro, giocare e passare... Alle soluzioni.

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Sezione: Editoriale / Data: Dom 03 gennaio 2021 alle 00:00
Autore: Egle Patanè / Twitter: @eglevicious23
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