Se il campionato di Serie A è da intendersi non come una gara sui cento metri, ma piuttosto come una lunga ed estenuante maratona bè, l’Inter di quest’anno sta aiutando tutti i suoi tifosi a ridefinire il concetto di “lunga” ed “estenuante”. La squadra di Spalletti non sa più vincere, racimola il quarto pareggio nelle ultime cinque e si muove a rilento, in maniera stanca e confusa, verso la UCL. Ma se Atalanta e Roma oggi dovessero vincere, la distanza di sicurezza sarebbe esigua: nemmeno una vittoria di vantaggio, con la malefica trasfera al San Paolo fra due giornate. Si gioca con il fuoco ad Appiano Gentile, anche se a rimanere scottati ci vuole un attimo. 

LENTEZZA - Lo sa bene Marcelo Brozovic, autore di una prima metà di gara sontuosa ma che si è rivelato fallace nei secondi 45’. In più di un’occasione, un suo passaggio pigro e orizzontale ha rischiato di far involare un avversario in porta. Troppo, troppo poco dal centrocampista croato che all’inizio prova in tutti i modi a velocizzare l’azione ma nell’apatia generale si spegne e - ammonito - salterà il Chievo. Un altro giocatore che non si spiega è Ivan Perisic: se l’azione migliore di un esterno d’attacco è un ripiegamento difensivo a palla scoperta al 90’, forse c’è qualcosa che non va. Il Terribile aiuta moltissimo in fase di copertura, ma davanti latita: è persa nel tempo l’ultima volta che un suo dribbling si è rivolto verso la porta e non sulla linea di fondo. Senza ali che creino superiorità il gioco di Spalletti è deficitario e ne abbiamo avuto l’ennesima dimostrazione ieri. 

LUCE - E dire che questa squadra nonostante il marasma in cui si era ritrovata tra febbraio e marzo, aveva tutto per centrare la Champions League con diverse settimane d’anticipo. Ma il problema dei pochi gol si è acuito maggiormente nelle ultime gare, certificato dallo stato di forma dei suoi attaccanti: Lautaro, dopo l’infortunio sta faticando e i diversi tocchi sbagliati sotto porta ne sono la testimonianza. Icardi non segna su azione dalla gara contro la Roma d’andata, il che la dice lunga sulle difficoltà di un giocatore che è fermo a quota dieci gol. Era dal 2012/13 che l’Inter non aveva un capocannoniere con una quota gol così bassa (Palacio, 12 gol). Dulcis in fundo, Candreva e Keita pescati a gara in corso non hanno apportato nulla che non si fosse già visto nei primi 80’ di gara. AC87 è una macchina da cross, ma le sue finte ondivaghe finiscono per disorientare anche gli attaccanti in area, che si muovono spesso in controtempo. Keita ha l’occasione per la zampata giusta, ma Musso si oppone col corpo. E sono più le volte che Spalletti lo riprende rispetto alle volte in cui l’applaude, per una buona giocata. Qualcuno ha spento la luce ed è necessario fare qualcosa. 

SETTE PUNTI - Tanto basta all’Inter per avere la matematica certezza di andare in Champions League. Sarebbero stati 5, con una vittoria oggi. Il che vuol dire che se Atalanta e Roma mantengono questo ruolino, l’Inter deve strappare un punto anche al San Paolo. Missione non impossibile, per carità, visto che anche il Napoli ha la sua buona dose di problemi. Ma al di là di tutto, le riflessioni su questa squadra saranno molteplici perché al di lá dell’inevitabile amarezza dello spogliatoio per questo risultato, non si può nemmeno contestare alla squadra impegno e professionalità. Semplicemente, manca il guizzo, il taglio decisivo, la giocata che fa vincere la partita. Non c’è stata ieri come in molte altre occasioni nel corso del campionato. E ora c’è bisogno di una svolta perché questa volta sì, mancano gli ultimi cento metri. E l’Inter deve pensare di avere Bolt alle spalle e chiudere ogni spazio. Altrimenti i risultati potrebbero essere sconcertanti.

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Sezione: In Primo Piano / Data: Dom 05 maggio 2019 alle 08:15
Autore: Marco Lo Prato / Twitter: @marcoloprato
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