Confesso che aspettavo il 28 ottobre come l’inizio di qualcosa di nuovo; che non c’è stato. Tutto resta intatto, nulla è accaduto; nessun vento di stravolgimenti, neanche una minima brezzolina. Perché, evidentemente, c’è contentezza e felicità per come ci si sta muovendo. Sarà. Opinione personale, sia ben inteso, ma lo status quo attuale non mi soddisfa; e non sembra dare garanzie a buona parte della stampa specializzata, basta leggere i titoli dei quotidiani ieri. Altrimenti non si spiega la ricerca continua ed ossessiva del successore del buon Frank De Boer, il vero martire di una situazione paradossale.

Uomo tutto di un pezzo, professionista esemplare, dotato di una intelligenza fuori dal comune e di una adattabilità sorprendente – ha imparato la nostra lingua in un mese mentre c’è chi, nonostante tutto, parla a malapena l’idioma nostrano scambiando di tanto in tanto un congiuntivo per un condizionale – il tecnico olandese ha la colpa di avere a che fare con calciatori che, a seconda della giornata, decidono di giocare a pallone oppure di fare da semplici spettatori, nemmeno paganti il che è una aggravante. Con un occhio al terreno di gioco ed un orecchio al procuratore di turno. Ecco, il punto è proprio questo; ma se tutto va così bene, se la dirigenza dopo giorni di silenzio decide di scendere in campo al fianco di Frank, com’è che in tanti continuano a non crederci? Com’è che tanti continuano a pensare che si tratta esclusivamente di chiacchiere di facciata ma, al netto di parole al miele, c’è chi non vede l’ora dell’ennesimo scivolone per attaccare di nuovo con la solita pippa del toto-nome?

Un po’ come la storiella del fallimento di un anno e mezzo fa. Un po’ come la storiella delle presunte difficoltà nell’arrivo dei soldi dalla Cina all’Italia, quando i denari erano già stati versati se non ricordo male. Ausilio - solitamente è quello che si espone maggiormente e non riesco a capirne le ragioni soprattutto quando esistono figure di altissimo livello in perenne silenzio o che, la cosa mi fastidia mica poco, non spiaccicano in italiano nemmeno buongiorno o buonasera dopo due anni di frequentazione di Corso Vittorio Emanuele - ha dichiarato in italiano, poi l’interprete ha pensato bene di tradurlo nelle varie lingue di un parterre multietnico, del resto non è che ci chiamiamo Internazionale per caso, che l’attuale tecnico è saldo e resterà saldo comunque vadano le prossime partite.

Ma no, ma ad Ausilio non crede nessuno; o, meglio, credono in pochi. Peccato che la scorsa estate in quel di Riscone di Brunico, ero lì mentre parlava guardando tutti negli occhi, non me lo hanno riportato, aveva detto papale papale: l’Inter non vende i suoi campioni (a volte mi vien da dire, di alcuni, presunti tali), nessuno dei big partirà. Crisi di riso sommesso in platea, brusio, una gara al dagli di gomito. Però, alla fine, aveva ragione il buon Piero da Milano; nessuno dei cosiddetti big è partito anzi, a dirla tutta Suning ha messo un bel mucchietto di euro o renminbi sul piatto, scegliete Voi, rilanciando e portando in dote un grande giocatore, lui si, Joao Mario, ed un altro che personalmente, avendolo seguito spesso nel Brasilerao, considero un vero e proprio crac, ma che Frank giudica, lo trovo un errore ma solo io probabilmente, ancora acerbo per il campionato italiano, Gabriele Barbosa. Alla faccia di gufi, avvoltoi e chi più ne ha… Ecco il motivo per il quale, più delle chiacchiere di circostanza di Thohir o di Bolingbroke (lo hanno voluto loro, ci mancherebbe pure che non lo difendano a spada tratta), penso in tutta sincerità che l’attuale mister possa restare su una delle panchine più complicate e calde del mondo senza nessun genere di faida interna; né da parte di qualche dirigente né, tantomeno, da parte della squadra. Che anzi, vista l’ultima prestazione contro un Torino decisamente ostico, pare remare in favore di corrente. Tuttalpiù direi che questa ostinazione da parte di alcuni nel trovare obbligatoriamente, manco fosse una necessità fisica imprescindibile o impellente, il volto nuovo da dover sistemare a tutti i costi sulla panca nerazzurra, altro non ha fatto se non cementare un’unione che all’inizio dell’avventura del signore olandese a Milano non sembrava così solida, tra Frank ed il pubblico interista.

Oggi sempre meno sono coloro convinti di dover sostituire il tecnico; per andare dove è difficile da dire, soprattutto partendo dal concetto che negli ultimi anni sono stati cambiati allenatori su allenatori ma nulla è mutato in fatto di risultati. Segno che, forse ma forse, i veri colpevoli, sportivamente parlando, non erano da ricercare tra chi sbuffava e sudava nel provare a dare schemi e mentalità ad un gruppo di atleti; è un mio cavallo di battaglia, in campo vanno sempre i giocatori. Inutile lamentarsi della posizione dieci metri avanti o indietro, sul terreno di gioco bisogna necessariamente sudare e metaforicamente sputare sangue. Perché gli avversari di solito lo fanno; e se tu perdi tempo lamentandoti con l’allenatore pensando di essere un pesce fuor d’acqua allora non stai facendo ciò per cui sei lautamente pagato. Punto.

Continuare dunque con Frank? Certo, indubitabile. Io ero e sono, mica me ne vergogno, un manciniano, legato da sana ammirazione calcistica per Roberto da Jesi; e, in tempi non sospetti, ripetevo come un mantra che accanto agli errori dell’allenatore, è un uomo ergo è fallace, ci sono sempre errori ancora più grandi dei giocatori. Ma che, alla fine della fiera, è sempre chi comanda a pagare, anche se gli altri o dormono o fischiettano allegramente guardandosi in giro. Figurarsi perciò se posso soltanto lontanamente immaginare di sostituire uno che è arrivato da due mesi, proveniente da un calcio diverso ed abituato a pressioni che con quelle nostrane hanno zero da spartire.

Certo, lo ammetto; ogni tanto non capisco le sostituzioni, a volte la formazione iniziale, a volte l’atteggiamento della squadra. Ma l’uomo mi piace, detto senza alcun tipo di piaggeria, e sono certo che meriti il tempo necessario per poter lavorare in santa pace. A cominciare da stasera a Genova. E mi piacerebbe una Società forte, che protegga e sorregga il signor De Boer più di una tantum; magari guidandolo giorno dopo giorno. Accompagnandolo in un cammino complicato. Si è scelto un certo tipo di progetto: bene, che si abbia l’intelligenza di portarlo avanti, senza pentimenti che lasciano il tempo che trovano. Cerchiamo di evitare pantomime anche con Frank, l’esperienza di solito qualcosa deve insegnare.

Amatela, sempre.

Buona domenica a Voi!

Sezione: Editoriale / Data: Dom 30 ottobre 2016 alle 00:00
Autore: Gabriele Borzillo / Twitter: @GBorzillo
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