Ma quant'è bella l'Italia? Questo nostro Paese, pieno di contraddizioni e sentimento, che non ci lesina mai sorprese e moralismi. In quest'ultimo periodo abbiamo assistito a una vera e propria fiera dell'ovvio, del 'si fa così', del 'così facevan tutti'. Argomento: Calciopoli. Ribattezzato: Calciopoli-bis. Come se ne esistessero un paio di copie. Colpevoli innocenti e innocenti colpevoli. Siamo davvero sul ciglio del baratro.

Oggi, da pochi secondi, è il 18 luglio, giorno in cui il Consiglio Federale sarà chiamato a pronunciarsi sullo Scudetto del 2006. Quello Scudetto, per intenderci, che Moratti e Ligabue (e non solo loro) vedono come un risarcimento per "quel periodo lì", in cui c'era chi faceva i suoi porci comodi e chi subiva supinamente, protagonista o meno delle vicende pallonare.
Oggi, in poche parole, si dovrebbe mettere la parola 'fine' su questa vicenda che si trascina stancamente da troppi anni. Manca ormai poco, ma da tempo si sa tutto: a Roma, sede della riunione federale, sarà sancita la non competenza per la revoca dello Scudetto assegnato all'Inter e, di conseguenza, verrà redatta una delibera per spiegare a livello legale perché l'esposto della Juventus sarà stato rigettato. E la Juventus, molto probabilmente, proseguirà nella sua battaglia legale.

Di Moggi, Pairetto, Bergamo e compagnia si è già detto abbastanza. Di Giacinto Facchetti forse no. Non si è detto, ad esempio, che mai l'ex capitano nerazzurro ha chiesto aiuti, come il procuratore federale Palazzi vuole dare a intendere. Non si è ribadito con fermezza che mai Facchetti ha tentato di manipolare partite di campionato, di Coppa Italia o amichevoli, né dell'Inter né di altre squadre. Non si è sostenuto con abbastanza veemenza che Facchetti, col sistema di Calciopoli (non bis o tris, Calciopoli è una e una sola) non c'entra proprio nulla. O meglio: c'entra in quanto vittima. Ma attenzione: qui nessuno piange, nessuno fa 'la vittima' in senso stretto. Essere 'vittima' è un fatto. Ed esserlo non è stata una scelta.

E a proposito di 'fatti', mi sovviene il pensiero di Friedrich Nietzsche: “Non esistono fatti, ma solo interpretazioni”. Ecco: l'Italia l'ha preso proprio alla lettera questo concetto. Sento dire: “Facchetti era innocente. L'Inter era vittima del sistema. E allora che rinunci allo Scudetto per nobiltà d'animo”. Non capisco. Perché mai se uno è innocente deve rinunciare alla vittoria? Perché mai se altri barano e tentano (riuscendovi) di fregarti poi tu non sei libero di prenderti il giusto merito? No, proprio non capisco. Non capisco come mai, in questo nostro strano Paese, l'innocente debba rinunciare al successo che gli spetta. Lo Scudetto non fu assegnato: semplicemente, come accade in altri sport in cui qualcuno bara, si stila una nuova classifica che prende nota delle penalizzazioni del caso. Succede, ad esempio, quasi ogni domenica in Formula1. E mai nessuno che chieda al pilota di turno di rimettere in ballo la pole in nome di chissà quale nobiltà.

Caro Nietzsche, ti sbagliavi: i fatti esistono e non tutto può essere interpretato.  
 

Sezione: Editoriale / Data: Lun 18 luglio 2011 alle 00:01
Autore: Alessandro Cavasinni
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