-1, ci siamo. Manca pochissimo alla sfida che conta tanto: Inter-Napoli, match day 7 di questo campionato e tre punti che valgono sei. Forse nove. Divisi equamente tra classifica (in caso di vittoria azzurri superati), morale e Mazzarri. Perché questa è anche la gara del coach.

Vero, la marcia di avvicinamento a questo appuntamento fondamentale non è stata tra le più semplici e 'fluide', con diversi giocatori che hanno subito infortuni più o meno gravi tra Nazionali, allenamenti e ultime uscite in nerazzurro, e oggi sono parecchi i punti domanda che accompagneranno WM fino alla consegna della lista con la formazione ufficiale, ma la profondità della rosa obbliga a non piangersi addosso, perché questo non è il momento di alibi, spiegazioni e motivazioni. Questo è il momento di scendere in campo e dimostrare. Di fronte una squadra certamente forte, ma che in fin dei conti non ha raccolto molto di più dell'Inter. Classifica e dati alla mano, infatti, gli uomini di Benitez hanno due punti in più, con 8 gol fatti e 7 subiti (a fronte degli 8 incassati da Vidic e compagni e gli 11 segnati, nonostante ben 7, doveroso ricordarlo, siano arrivati nel pomeriggio di festa contro il Sassuolo).

Un Napoli comunque forte, da rispettare e non sottovalutare - anche perché, diciamo la verità, sono anni che l'Inter non può permettersi di snobbare nessuno - con gente come Higuain, Hamsik, Insigne, Mertens e Callejon che farebbe comodo a tantissime squadre, sia in Italia che in Europa. Attacco a parte, dal centrocampo in giù l'Inter deve essere consapevole del fatto che le possibilità di colpire ci sono. E sono numerose. Mediana 'normale', con Gargano out e Inler recuperato in extremis, e una difesa che non è sinonimo di garanzia. Ai lati, infatti, due terzini molto propositivi, in grado più di offendere che di difendere, mentre in mezzo troviamo una coppia assolutamente perforabile. Ed è proprio qui che l'Inter deve far male: Maggio da una parte, Zuniga (o il più difensivo Britos adattato) dall'altra, con Nagatomo (recupero permettendo, altrimenti pronti Mbaye oppure Obi) e soprattutto Dodò che dovranno mettere in difficoltà gli esterni azzurri. In mezzo Raul Albiol e Koulibaly, con Palacio e Icardi chiamati ad approfittare della loro lentezza, mettendola non sul piano fisico, ma giocando d'astuzia, velocità e tecnica. Il francese è goffo, macchinoso e deve ancora trovare la giusta dimensione nel campionato italiano, mentre l'ex Real gode di esperienza da vendere e tra i due è sicuramente il punto di forza, ma reputarlo un centrale di livello assoluto mi sembra abbastanza un azzardo. Sulla carta Trenza-Maurito nettamente superiori in questa 'sfida nella sfida' e proprio da loro mi aspetto la differenza.

Punto numero due legato alla 'fame'. Le ultime vittorie contro Torino e Sassuolo hanno riportato una certa tranquillità in quel di Castel Volturno, con un'unità d'intenti (parola di DeLa) nuovamente preziosa alleata della squadra, ma chissà che proprio questa serenità non possa indirettamente favorire l'Inter: due ko da dimenticare, partite da riscattare assolutamente e quale miglior occasione per riuscirci se non in questa super sfida? Alla vigilia credo che i nerazzurri possano, anzi, debbano partire con l'idea di 'sputare sangue' e paradossalmente il fatto che il Napoli abbia raccolto due vittorie nelle ultime due potrebbe, inconsciamente, 'far sedere' i giocatori: personalmente preferisco duellare contro un avversario un po' rilassato e che non può ancora avere dalla propria la sicurezza di Juventus e Roma, piuttosto che giocarmela con una squadra con l''acqua alla gola'. Questione di motivazioni. E l'Inter dovrà averne per forza di più.

Terzo e ultimo appunto che esula dal campo in senso stretto. Più che un'analisi questa può essere considerata come una sorta di appello per... lo stadio Giuseppe Meazza, impianto storico da 80.000 posti. Tifoso più, tifoso meno. Ecco, tifoso. Questa parola che gradirei tornasse di moda proprio ora, perché il tifo-contro non serve a nulla, e spero che possa essere lasciato da parte, almeno fino all'88'. Per la durata della partita meglio sostenere la squadra, poi dal fischio finale tutti liberi di esultare, fischiare, criticare oppure osannare, perché il calcio è religione di tutti. Ma meglio giocare in 12, no? Perché San Siro ha dimostrato nella storia che può essere alleato e uomo in più decisivo e quindi stop alle polemiche e si pensi a sostenere giocatori e allenatore. Poi a fine match, ci rivedremo e discuteremo.

P.S. 'Mazzarri e le mille critiche'. Prima di Firenze mi esposi proprio su queste colonne presentando una sorta di pensiero pro-tecnico, lanciando un appello affinché lo stesso potesse esser libero di lavorare senza il vulcano-tornado mediatico che lo aveva accompagnato e che lo sta accompagnando, e oggi voglio puntualizzare quella mia stessa idea. Dato che probabilmente non ero stato sufficientemente chiaro. Tante sono state le critiche (che naturalmente ho accettato ben volentieri) da parte di molti tifosi che nel post-Firenze mi hanno rinfacciato quelle parole, copia-incollando e appesantendo il proprio disprezzo (non solo sportivo) nei confronti dell'allenatore. Bene, ribadisco che ciò che intendevo esulava dall'aspetto tecnico-tattico, perché la critica è libera e chiunque può esprimere la propria idea, ma toni e modi li reputo ancora oggi assolutamente fuori luogo. Maleducazione oltre ogni limite, parole che con il calcio giocato non hanno nulla a che fare, offese gratuite sulla persona e prese di posizione a priori per quella che ormai pare essere diventata una vera e propria moda contro l'allenatore. Domanda: il Mazzarri-uomo che sacrifica affetti familiari e che pensa 24 ore su 24 all'Inter, mettendo anima e cuore nel proprio lavoro, dimostrando sul campo l'attaccamento a questi colori, cosa vi ha fatto per meritare queste parole assurde e fuori da ogni logica dell'etica umana? Giudicate lo sportivo, evitate di andare oltre, perché nessuno ne ha il diritto e il materiale per poterlo fare. Concludo dicendo che 'cambiare' è opportuno solo per 'migliorare', e quindi, che piaccia o meno, giudico ancora come la più logica la soluzione di continuare con WM fino al termine della stagione. Perché non sarà Mourinho, Ancelotti o Guardiola, ma nemmeno Gasperini (per citare un uomo che da queste parti ha fallito). E poi "Alla fine si tireranno le somme".

Sezione: Editoriale / Data: Sab 18 ottobre 2014 alle 00:01
Autore: Francesco Fontana / Twitter: @fontafrancesco1
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