Il rammarico, ovviamente, c’è, anche a mente fredda. C’è rammarico per il destino cinico e baro che per la seconda volta toglie a Mauro Icardi la soddisfazione di potersi dire match-winner per l’Inter, per via di quella palla maligna di Nainggolan sporcata accidentalmente da Rolando che ha lasciato Handanovic sulle gambe, e con tanto rammarico per le occasioni perse e per un Agazzi che ogni volta che vede l’Inter diventa una muraglia insuperabile. Si torna da Trieste col ruolino di marcia che recita ancora zero sconfitte, ma con parecchio retrogusto amaro in bocca per una gara che con un po' di cinismo poteva essere portata a casa senza problemi.  Ma visto e considerato da dove arriviamo, questa partita, così come tutto questo avvio di campionato, regalano comunque ampi sorrisi all’ambiente nerazzurro.

Mentre dall’altro lato d’Italia si chiudeva un derby della Mole all’insegna delle nuove polemiche piovute sugli arbitri per il gol di Paul Pogba viziato da un fuorigioco solare di Carlos Tevez,  l’Inter scendeva in campo a Trieste dopo una vigilia particolarmente agitata: in primis, per la collocazione del match sul calendario per la quale Walter Mazzarri non ha fatto a meno di far notare il proprio disappunto. Di nuovo in campo a nemmeno tre giorni dal dispendioso match contro la Fiorentina, con conseguente ricorso al turn-over e conseguenti dubbi sul rapporto di forza titolari-riserve. Come se non bastasse, si è messa in mezzo anche la pioggia a tratti violenta che ha bagnato il capoluogo giuliano rendendo il campo del ‘Nereo Rocco’ quasi impresentabile, con alcune ampie pozzanghere che avrebbero fatto sicuramente la gioia di una maialina protagonista del cartone per bambini più gettonato del momento, ma di certo non dei ventidue in campo. Insomma, i presupposti per una giornata storta c’erano tutti, e invece…

…  E invece in campo va un’Inter che si fa piacere: solida, concreta, determinata.  Che sa supplire alla giornata non brillantissima, o perlomeno non come ci aveva felicemente abituati in queste ultime uscite, di Ricardo Alvarez, sfoggiando un Mateo Kovacic in palla e soprattutto un Yuto Nagatomo che vuol farsi bello di fronte al suo ct Alberto Zaccheroni e che meglio di così proprio non si capisce come possa fare. In difesa si rischia poi davvero poco, con Handanovic chiamato al lavoro in pratica solo due volte per tutto l’incontro. Il gol di Icardi, su azione propiziata dal neo-entrato Palacio, non è che la legittimazione di un successo meritato, ma poi è arrivato quel tocco di Rolando su conclusione non irresistibile di Nainggolan (la cui partita, chissà, può valere come un messaggio al quasi connazionale Erick Thohir) che ha ricacciato l’urlo in gola.

Peccato, peccato davvero: poteva essere l’occasione per rimanere agganciati al duo Napoli-Juventus, che però rimane comunque lì a portata di mano. Ma al di là della classifica che a ottobre ormai alle porte lascia il tempo che trova, l’Inter torna da Trieste con qualche certezza in più: l’episodio sfavorevole è duro da digerire e ci sta, e nella logica delle cose di un campionato che fa dell’imprevedibilità uno dei suoi tratti caratteristici.  L’importante, però, è vedere la faccia con la quale si scende in campo e quest’Inter lo ha sempre fatto con la faccia giusta. La seconda pausa del torneo si avvicina ma prima arriverà a San Siro, per il match-clou come si usava dire un tempo, la Roma di Rudi Garcia sempre più capolista, l’altra grande sorpresa di questo avvio di torneo.

Sarà dopo la sfida coi lanciatissimi capitolini che sarà possibile indubbiamente tracciare un primo, vero bilancio di questo avvio di campionato, ma è indubbio che la pagella dell’allievo Inter sin qui è stata comunque buona: lo studente ha ricominciato ad applicarsi al meglio sotto la guida di un ottimo maestro e i risultati si sono visti. Andrea Ranocchia ha dichiarato che giocando come ieri arriveranno tante vittorie. Eccesso di ottimismo? Preferisco chiamarlo iniezione di fiducia, che è giusto nutrire. Su Trieste imperversava la tempesta, l’Inter in mezzo alle nubi ha comunque trovato il suo arcobaleno. E chissà che seguendolo non si arrivi dritti ad un bel tesoro...

Sezione: Editoriale / Data: Lun 30 settembre 2013 alle 00:01
Autore: Christian Liotta
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