La saggezza popolare è molto utile per rendere meglio comprensibile quello che nella vita quotidiana comprensibile non è, o lo è poco. L'Inter dell'andata di questo ottavo di finale si colloca in questa fascia e i vecchi adagi avrebbero descritto i nerazzurri come una mucca che dopo aver riempito il secchio con il latte lo versa in terra scalciando il suddetto contenitore. Sì, perché la molto ostica trasferta in terra tedesca si era messa su una buona strada dopo il gol di Palacio, ma poi i nerazzurri hanno deciso di complicarsi la vita con le loro stesse mani impelagandosi in un 1-3 che obbligherà la banda di Mancini a un'impresa. Il tutto sarà capire quale Inter scenderà in campo a San Siro fra sei giorni.

L'Inter del primo tempo della Volkswagen Arena non è assolutamente inferiore al Wolfsburg, può giocarsela alla pari e partire anche favorita nella sfida di San Siro, ma quella del secondo tempo rischierebbe solo un'imbarcata stile Shakhtar Donetsk all'Allianz Arena. Il problema, come in tutta la stagione, è la tenuta mentale degli uomini di Mancini. Subire tre gol potrebbe anche essere comprensibile, solo se questi fossero frutto di giocate geniali degli avversari o figli di episodi sfortunati, invece in Germania l'Inter ha vestito i panni di Santa Klaus regalando ai già temibili lupi biancoverdi tutte e tre le reti che hanno ribaltato il gol di Palacio. Le prestazioni dei singoli non sono tutte insufficienti, ma quelle che sono sotto il sei sono insufficienze gravi e, purtroppo, vanno a colpire tutti coloro i quali hanno mostrato pecche anche nel recente passato.

Il primo gol è quasi completamente tutto sulle spalle di Juan Jesus, che commette il terzo errore consecutivo in due partite: già la difesa a zona contro una squadra molto fisica lascia qualche dubbio, ma se in più non si va incontro ai saltatori diventa un suicidio. A tutto ciò aggiungete un Carrizo in serata no e la frittata è fatta. Già, Carrizo. Il portiere argentino sino a ieri sera era stato praticamente impeccabile in Europa risultando anche decisivo in più di un'occasione, ma nella patria della Volkswagen ha vissuto un vero e proprio incubo: ha sbagliato tutto quello che si poteva sbagliare: il secondo (in coabitazione con il già citato difensore brasiliano) e il terzo gol sono l'esatta fotografia del nightmare vissuto dall'ex Lazio. Solo il poco cinismo dei tedeschi ha evitato che il passivo fosse meno pesante di quanto già non sia. L'Inter, però, ha mostrato di poter far male a una retroguardia tutt'altro che affidabile e solida. I nerazzurri non devono disperare ma semplicemente credere nelle proprie capacità e, prima di ogni cosa, evitare errori individuali.

Circa un mesetto fa Mancini aveva definito “polli” i propri difensori, ma ieri sera nella sala stampa, se possibile, ha rincarato la dose: “Non posso accettare che si regalino i gol”. Il fatto che però a distanza di un mese si torni a parlare di regali da parte della difesa nerazzurra alle squadre avversarie fa crescere il rammarico nonché il nervosismo perché nuovamente viene evidenziato un limite che in questi mesi di lavoro il tecnico jesino non è riuscito a colmare. Sia chiaro, Mancini non è esente da colpe nella serata di ieri perché il suo cambio ha contribuito ad agevolare la spinta del Wolfsburg: togliere un portatore di palla, uno in grado di far respirare la squadra e creare ripartenze pericolose per inserire un difensore con ancora più di mezz'ora da giocare non aiuta ad allentare la pressione da un reparto che ha avuto difficoltà e creato più pericoli degli attaccanti tedeschi.

Proprio questo dato più volte segnalato dei gol regalati è uno degli aspetti su cui concentrarsi per provare a ribaltare la sconfitta dell'andata. Sia l'Inter settimana prossima a far pagare carissimo al Wolfsburg l'errore di non aver chiuso la pratica all'andata. Per fare questo, però, serve molta più concentrazione. Occorre che non ci siano più i soliti errori in fase di disimpegno, nemmeno quelli di posizionamento perché altrimenti ogni discorso sarà vano e ancora una volta il latte contenuto del secchio andrà perduto, così come le ultime speranze di tornare a sentire un altro tipo di colonna sonora nelle partite infrasettimanali.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 13 marzo 2015 alle 00:00
Autore: Gianluca Scudieri / Twitter: @JeNjiScu
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