Determinazione, chiarezza nei concetti, grande sicurezza. Ma soprattutto una cosa: un grande, e malcelato entusiasmo, un entusiasmo simile a quello di un bambino che entra in un negozio di giocattoli con la commessa che gli dice: “E’ tutto tuo!”. Ecco, questo è quanto mi ha trasmesso Andrea Stramaccioni durante la sua prima conferenza stampa da neo allenatore dell’Inter. Un incarico di fuoco, anche se legato (forse!) solo alla miglior conclusione di questo campionato grigio. Non è stato banale, Stramaccioni, e soprattutto non si è nascosto, evitando commenti sul passato perché “non conosceva i fatti”, che non vuol sentire parlare di progetti futuri visto che il suo unico pensiero è rivolto alla partita col Genoa, e che quando dice di vedere un ottimo gruppo a sua disposizione lo fa forse perché guidato da “incoscienza giovanile”. Uno Stramaccioni che ha voglia di crederci e di fare bene, di non farsi schiacciare dal peso della responsabilità, perché “in questo mestiere non si deve avere paura”.

Forse lo sapete per quante volte ho avuto modo di ribadirlo: la scelta di far fare il grande balzo ad Andrea Stramaccioni, arrivato solo nel luglio scorso alla corte dell’Inter dopo l’esperienza pluriennale nelle giovanili della Roma, non mi trovava d’accordo sin dal momento in cui si cominciò ad avanzare l’ipotesi, per diversi motivi. Una scelta che sembrava sin da subito un azzardo, e che forse lo è ancora, perché il rischio che la sua avventura tra i grandi possa cominciare non proprio nel modo migliore esiste. Però Moratti, conquistato dalla prova della Primavera di domenica contro l’Ajax, è stato guidato come da un impulso e alla fine gli ha voluto accordare questa chance enorme.

Rimangono degli interrogativi, però: avrà la possibilità concreta di fare il suo gioco? Riuscirà a reggere il peso di un gruppo composto da giocatori quasi sui coetanei quando non più anziani, range d’età col quale non ha praticamente mai lavorato? E soprattutto, quale sarà il suo destino: sarà un semplice traghettatore oppure questi possono essere i primi passi per un cammino importante? Probabilmente a questa domanda risponderanno probabilmente i risultati, l’eventuale raggiungimento di un piazzamento europeo. Ma ad un tecnico così, in un momento così, tutto si può fare tranne che affliggerlo con quest’ansia. Anzi, sarà necessario dargli sostegno e proteggerlo, compito che tocca a staff, dirigenza, squadra e anche dei tifosi.

In questo senso, però, arrivano segnali confortanti: non solo l’augurio di Mario Balotelli, oggi incursore ad Appiano Gentile durante la conferenza. Non solo le parole di stima dello stesso Moratti e di Paolillo; ma anche e soprattutto quelle notizie clamorose che sono rimbalzate da Corso Vittorio Emanuele con una sequenza quasi sistematica relative ai cambiamenti nei quadri societari. In primo luogo, la ristrutturazione dello staff tecnico con l’arrivo di Rapetti e Nista che avevano affiancato Leonardo; poi, e questa è davvero una piacevole novità, la scelta di affiancare a Stramaccioni un mentore del calibro di Gianfranco Bedin, ex mediano della Grande Inter di Helenio Herrera, un padre (un nonno, si può anche dire col sorriso) spirituale da fiancheggiare a Stramaccioni che potrà attingere a piene mani dalla sua decennale esperienza interista.

E infine, l’arrivo di Valentino Angeloni come capo degli osservatori in luogo di Giovanni Battista Lanfranchi; un nome di peso, considerando la sua provenienza: Udinese, la squadra la cui macchina di osservatori di cui era a capo è oggetto di lodi in tutto il mondo per l’abilità innata nello scovare talenti. Segnali piccoli (ai quali, Moratti dixit, probabilmente per un po’ non ci sarà seguito) ma significativi: spira su Appiano un vento di primavera, in tutti i sensi… basterà per scacciare le nubi?
 

Sezione: Editoriale / Data: Mer 28 marzo 2012 alle 00:01
Autore: Christian Liotta
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