L'autista pronunciò un'invocazione al dio Ganesha divoratore di ostacoli, toccò di nuovo gli idoli ammassati sul cruscotto come rimedio contro la malasorte, schiacciò il tasto play dell'autoradio avviando l'audiolibro del Corano. Quando alla fine si sentì pronto, fece un sospiro accompagnato dal segno della croce mimato alla bell'e meglio e prese il largo dall'Aeroporto Internazionale di Giacarta Soekarno-Hatta. 
Appostato all'entrata dell'area partenze Thohir non capiva perché il viaggio era stato così traballante né il motivo per cui era stato fatto scendere tanto in fretta da quell'auto, mentre l'autista incomprensibilmente aveva rifiutato le rupie e la mancia alquanto generosa che il tycoon gli porgeva dopo il passaggio. 
Sdraiato all'interno della sua solita e spaziosa gabbietta, Ventola, il gatto nero inseparabile di Thohir, che da circa 11 anni lo portava con sé ovunque andasse in giro per il mondo, emise un miagolio che ridestò da quei pensieri il suo padrone. 
"Hai ragione, Ventola. Milano ci aspetta", pronunciò ET, ed entrò in aeroporto barcollando per i pesi del gatto e della valigia che divideva da entrambe le mani. Stanco si fermò guardando il suo orologio: c'era il tempo per uno spuntino che gli avrebbe fatto recuperare un po' di energie prima della partenza per Milano. Sistemò Ventola sopra un divanetto del bar antecedente i controlli e si decise di andare a ordinare del "bubur sumsum", un budino di riso con la panna. Prima però controllò un'ultima volta il biglietto che aveva scaricato sullo smartphone: posto sul lato corridoio, fila numero 13, proprio come piaceva a lui. Il telefono cominciò a squillargli nella mano in quell'istante, mentre sullo schermo un primo piano sorridente di Moratti gli segnalava la chiamata in entrata. 
"Presidente! È un piacere e un onore risentirla", rispose Thohir in un inglese che scandiva ogni sillaba, al quale l'accento milanese di Moratti si adeguò.
"No, il presidente casomai è lei!", ribattè ridendo l'ex patron e poi di colpo ricomponendosi, "Thohir, come sta? Volevo avvisarla che il derby di domani è stato rimandato... A data da destinarsi. Questione di ordine pubblico, dicono...".
Il tycoon ci rimase male: "Non è possibile! Ho preso il biglietto dell'aereo, l'hotel, pure la mia solita poltroncina in tribuna...".
"Sì, lo so lo so, numero 13...", lo interruppe Moratti, rendendosi conto che la sua scusa elaborata al momento stesso di chiamare il tycoon avrebbe retto solo fino al calcio d'inizio della partita, quando Thohir rimasto in Indonesia si sarebbe accorto dell'imbroglio e avrebbe potuto vendicarsi lanciando a Moratti, o peggio ancora a tutta l'Inter, una delle sue maledizioni.
"Dai su, era uno scherzo alla milanese", riprese Moratti mascherando la sua preoccupazione, "Ma purtroppo non serve che lei venga. Quel ragazzino lì, Zhang Junior, ha occupato l'intera tribuna e i palchetti per amici e parenti arrivati proprio oggi dalla Cina. Ma tanto lei può seguire il derby da casa sua, nella sua tv, se proprio deve...".
"Non è possibile! Io sono ancora il presidente!", tuonò in aeroporto Thohir facendo voltare alcuni passeggeri seduti lì al bar, mentre Ventola si sporse da dentro la gabbietta e cominciò a miagolare come se stesse sostenendo i motivi della collera del suo padrone.
"Lo so lo so, ma che ci vuole fare?", provò a spiegare Moratti, "Questi Zhang ormai si sentono i padroni di San Siro. Né io né lei possiamo farci più nulla. Ho provato a insistere per trovarle un posticino simpatico... Ma tanto lei dovrà lasciare l'Inter: una settimana, giusto?", e da solo nel suo studio l'ex patron si permise di esultare smorzando un "sì" e stringendo l'altro pugno.
"Andiamocene Ventola, è ora di tornare a casa", fece Thohir furibondo, "Ma questi Zhang mi staranno a sentire. Dovranno sudarsela la presidenza", e riprese con sé la gabbietta per avviarsi verso l'uscita.
"Mi spiace davvero, perché tra l'altro devo dire che lei mi sta pure molto simpatico", replicò Moratti lasciandosi andare a un risolino.
"Il mio ultimo derby da numero uno dell'Inter... Vorrà dire che farò un post sui social. A presto presidente".
"No, Thohir, cosa fa, aspetti!". 
Il tycoon aveva già riattaccato.
Moratti appoggiò tremando il suo telefono sulla scrivania, mentre sul volto teneva un'espressione allarmata: "Dove lo trovo adesso uno capace di bloccargli il profilo Instagram?".


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VIDEO - QSVS ATTIVA IL CONTA-GUFATE DEL DERBY: E ALLA FINE...

Sezione: Il Calcio Parallelo / Data: Mar 23 ottobre 2018 alle 00:10
Autore: Daniele Alfieri / Twitter: @DaniAlfieri
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