13 FEBBRAIO 2019 - 11:32
STUDIO DI LUCIANO SPALLETTI, CENTRO SPORTIVO SUNING IN MEMORIA DI ANGELO MORATTI, APPIANO GENTILE

"Mister, mi ha fatto chiamare?".
Spalletti alzò lo sguardo, fino a quel momento rimasto concentratissimo sul monitor del suo computer, mentre finiva di analizzare le zone di campo coperte nell'ultimo match da Dalbert.
Si interruppe nell'analisi quando vide la sagoma alla porta. "Mauro", esclamò allegro e togliendosi gli occhiali dal frontale nero e le asticelle azzurre, "vieni pure, accomodati!".
Il silenzio e l'ordine dello studio stonavano appena con la forma grossolana e i rintocchi dell'orologio a cucù voluto nel 2011 da Ranieri e sistemato nell'angolo di fianco all'ingresso.
Spalletti fissava Icardi che avanzava e con un sorriso a denti stretti gli indicò la sedia di fronte a lui. "Qui nessuno potrà sentirci, a parte questi due...", e con l'espressione arzilla ammiccò a una foto appesa sulla parete alle sue spalle, che immortalava Mourinho e Moratti in posa ed abbracciati nella notte del Bernabeu, l'unico ricordo personale della Champions League vinta il 22 maggio del 2010 che lo Special One aveva deciso di lasciarsi dietro, concedendolo come omaggio per i suoi successori, o forse in dono a quella stessa stanza.
"Allora, il ginocchio?", ci tenne subito ad informarsi Spalletti quando vide finalmente seduto davanti a sé il capitano, ricevendo il referto tanto atteso in un tono assolutamente convinto: "Nessun problema, mister, gliel'ho già detto, non si preoccupi. Posso giocare da qui fino a fine stagione tranquillamente".
"La signora Wanda?", si interessò quindi il tecnico, "I bambini stanno bene?".
Icardi contraccambiò le attenzioni con un sorriso più impacciato e timido: "Sì, mister, a casa tutto ok".
Spalletti si mostrò più sereno e rilassato, mantenendo però il volto serio. "Bene, veniamo a noi”, disse mentre con la mano brandiva una penna e iniziava a batterla a intervalli irregolari sulla scrivania. "Dunque, Mauro, il motivo per cui ti ho chiamato, è che ci tengo che tu sappia che, finché non finirà la stagione, tu sarai la nostra forza. Il nostro valore aggiunto".
"Mister, ma vede Perisic...".
"Lascia stare Perisic", lo zittì l'allenatore perentorio. "A noi interessa il bene dell'Inter. Agli interisti interessa il bene dell'Inter. Tua moglie, la signora Wanda, può permettersi di dire cosa vuole e come lo vuole lei, che sia alla tv, al vicino, o mentre si fa la sua spesa al supermercato. Nessuno qui dei tuoi compagni può venirti a prendere, metterti con le spalle al muro, e dirti come te e tua moglie vi si dobbiate comportare. Non è giusto, e non è corretto. Né per noi, né per tutti gli interisti".
"Quindi lei sta dalla mia parte?", chiedeva spiazzato Icardi.
"Io sto tutta la vita dalla tua parte. Perisic? A gennaio era già con la sua testolina alla Premier. E trovo che sia umiliante", rimarcò Spalletti scandendo quasi ogni sillaba, "che il signor Perisic abbia chiesto la cessione a Marotta e ad un club prestigioso come l'Inter, senza nemmeno presentare lo straccio di un'offerta. È umiliante, per noi e per tutti gli interisti".
"Quindi, mister, cosa vuole fare? Non è facile per me...".
"Innanzitutto", continuò Spalletti, "il signor Perisic se ne sta fuori dai convocati per il Rapid, e chissà anche dalle prossime due o tre sfide. In estate poi ce ne sbarazziamo per benino. Di lui e di Lautaro che, parliamoci chiaro, detto fra di noi, Mauro, quello lì non sarà mai capace di raggiungere i tuoi livelli. Nemmeno ti si avvicina. Tu sei il nostro bomber. La nostra arma in più. Tu, Mauro, anche da solo, vali molto di più di Cristiano Ronaldo e di Messi".
Icardi tornò a sorridere mentre abbassava lo sguardo: "Grazie mister, davvero...".
Spalletti osservava il suo centravanti compiaciuto: "Grazie a te Mauro, o capitano, mio capitano. Puoi andare, e porta i miei saluti alla signora Wanda".

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Sezione: Il Calcio Parallelo / Data: Mar 09 aprile 2019 alle 00:10
Autore: Daniele Alfieri / Twitter: @DaniAlfieri
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