"Una sera, ho preso la Bellezza sulle mie ginocchia. - E l'ho trovata amara. - E l'ho ingiuriata". Non si tratta di un'ammissione di colpe di nessuno dell'Inter, né del diario segreto di Simone Inzaghi, ma dell'incipit dell'opera maggiore di Arthur Rimbaud, scritta tra l'aprile e l'agosto del 1873 fra un bicchiere di assenzio e un colpo di pistola sparato da Verlaine. In Una stagione all'inferno (Une saison en enfer) è evidente che il poeta francese (non per nulla anche autore della Lettera del Veggente) stesse già descrivendo ciò che sarebbe accaduto alla truppa nerazzurra nella stagione calcistica di Serie A 2021-2022. Sette punti nelle ultime sette partite sono il magro bottino che certificano la crisi, con tanti saluti alla seconda stella e, per quest'anno, anche a quelle della Champions per cui l'Inter dantesca e pre-rimbaudiana di Spalletti era uscita apposta a rivederle. Con lo scudetto cucito sul petto e come conseguenza di una prima parte di stagione ad alto tasso di rendimento e splendore sono aumentate in primis le ambizioni di società e tifosi, quindi la profondità dell'inferno nel cui imbuto la squadra è ripiombata. Con l'unica eccezione del 5-0 rifilato alla Salernitana di Ribery (degno erede degli artisti francesi) la tanto elogiata "Bellezza" dell'Inter targata Inzaghi si è smarrita nel percorso. "Io riuscii a cancellare dal mio spirito ogni speranza umana". Con 7 punti da recuperare ai Diavoli del Milan siamo in pochi ancora a crederci.

Proseguendo nel suo poema in prosa, Rimbaud ci dice di aver "pensato di ricercare la chiave del del festino antico, nel quale io potrei forse ritrovare il mio appetito". Incaricato a ritrovare la chiave degli appetiti perduti dell'Inter è invece il tecnico, come sempre. C'è chi ctitica il tipo di preparazione, chi parla di limoni spremuti e chi di stress mentale dovuto ai molteplici impegni ravvicinati fra campionato ed Europa. Escludiamo gli alibi dell'assenza di Brozovic (Calhanoglu contro la Fiorentina ha dato prova di essere il più adatto a ricoprirne il ruolo) o delle carenze in porta di Handanovic, che sabato nel finale è riuscito a salvare addirittura l'1-1 vincendo il duello settimanale contro Onana. Aggiungiamo che tutte le squadre hanno imparato a conoscere il gioco dell'Inter, quindi possono provare a bloccarne alla medesima maniera le armi e metterne a nudo i soliti vecchi difetti. Bastano una formazione agguerrita, un pressing metodico sul terzetto di difesa e sui mediani interisti ormai spesso marcati anche a uomo, un baricentro alto, con i centrali di difesa che anticipano le sponde delle punte nerazzurre ed i terzini (o gli esterni) che si mantengono sulla linea della retroguardia intralciando le offensive delle due ali. Insomma, il piano di Inzaghi è smascherato e anche Italiano l'ha studiato alla perfezione: quattro le volte in cui gli attacchi dell'Inter sono stati fermati dalla trappola del fuorigioco, nonostante il diversivo degli assalti sincroni di Vidal (finalmente riconoscibilissimo grazie al colore biondo della cresta) e Barella per allungare la Viola e incrementare il volume di uomini in area, permettendo così anche a Dzeko di riacquisire la patente di regista offensivo con facoltà di giostrare la manovra dal centro verso le corsie esterne. Non bastano nemmeno il doppio ingresso di Sanchez e Correa, né Gosens o la 'mossa della disperazione' Caicedo, anzi l'intervento di Handanovic all'ultimo minuto su Ikoné così come il gol di Sanchez a Torino hanno reso la ricaduta dell'Inter meno rovinosa.

"Sì, l'ora nuova è almeno molto severa". La classifica mostra la Juve a meno un punto a due settimane dal derby d'Italia di scena all'Allianz Stadium. Visto lo stato di forma degli avversari, i bianconeri di Allegri pregustano già un incredibile sorpasso, sebbene Inzaghi e i suoi mantengano il segno * del match di Bologna ancora da recuperare. Due settimane in cui l'Inter è chiamata a rigenerarsi nel fisico e nella testa, mentre il tecnico, che recupererà Brozovic, è obbligato a vagliare anche soluzioni mai viste e sorprendenti, che scuotano una squadra appannata e apparsa ultimamente poco creativa. "E temo l'inverno perché è la stagione della comodità", scriveva Rimbaud, ma anche per l'Inter è giunto il tempo di fare "il balzo silenzioso della belva feroce", perché bonus e vantaggi sono esauriti. Gli stessi discorsi sul calendario favorevole si sono polverizzati insieme alle tabelle che davano ormai per fatta la cucitura sulla maglia della seconda stella. Marotta ha dovuto rimettere lo champagne in frigo, l'Inter non è più l'unica squadra a dipendere unicamente da sé stessa (come spiegava fino a poco tempo fa Farris), ma si ritrova costretta a sperare anche nei passi falsi delle rivali. Otto match che equivalgono a otto finali per avere la meglio nello sprint finale contro il Napoli e il Diavolo, quest'ultimo avversario anche di Coppa, per un trofeo che ovviamente costituirebbe solo un magro premio di consolazione, oltre alla Supercoppa già messa in bacheca. In campionato, probabilmente, solo all'ultimo capiremo chi si siederà a banchettare sullo scudetto. Le quote dell'Inter sono in netto rialzo, ma una luce di speranza nella stagione infernale rimane accesa. "E la primavera mi ha portato il riso orrendo dell'idiota".

Sezione: Editoriale / Data: Lun 21 marzo 2022 alle 00:01
Autore: Daniele Alfieri / Twitter: @DanieleAlfieri7
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