"Se quella palla fosse entrata, ora staremmo parlando di un'altra partita". Nell'universo parallelo di Mazzarri in cui l'Inter ha deciso di non cambiare allenatore e andare avanti con lui (e Mancini perde meno capelli) la sua squadra sarebbe arrivata terza, io dico invece che oggi staremmo ancora a sentire certe analisi dopo l'ennesima prestazione negativa, in cui il sinistro del Podolski di turno trova solo il palo interno a negargli il gol. Cosa dire allora del disastro arbitrale della premiata ditta Gervasoni-Iori? Si sa, gli episodi non ci favoriscono... Ma la musica in realtà è cambiata e chi non se n'è accorto ha voluto dimenticare lo spettacolo deprimente al quale assistevamo fino a quattro mesi fa. L'Inter continua a fare errori, parecchi di questi dovuti all'adozione di una mentalità offensiva da big, il tecnico si addossa ogni colpa, ma non tanto la reazione, quanto gli spunti e il numero di occasioni create nella ripresa della sfida col Cesena testimoniano la rottura in campo col passato. Tant'è che non ha nemmeno piovuto.

Un cambio di sistema di gioco e di alcuni interpreti che non ha portato i risultati sperati, perché la base dell'Inter è rimasta identica - e non poteva essere altrimenti - a quella che era stata forgiata per Mazzarri. Mancini l'ha capito solo dopo, ammette i suoi sbagli ("Sono stato troppo ottimista") ma non si arrende, anzi rilancia: il prossimo anno lotteremo per lo scudetto. Ma per portare la squadra in alto serviranno altri rinforzi nei ruoli chiave, soprattutto in difesa, reparto in cui il tecnico si attendeva i maggiori progressi, per questo è importante raggiungere il traguardo europeo, sia per motivi di blasone che di budget. Dopo aver lavorato 'nella testa', la nuova Inter manciniana aprirà ufficialmente i suoi cantieri nell'estate 2015. Concetto che è stato ribadito più volte dal mister jesino: senza una vera preparazione la squadra non può sperare di acquisire in pochi mesi e nelle prove ufficiali schemi e idee che andrebbero studiati e piallati in fase di ritiro. 

Altro segnale del cambio di registro sono crescita e maturazione dei singoli come Guarin e Icardi, accompagnate però dalla pesante bocciatura di Kovacic, che diventa il vero pezzo pregiato del prossimo mercato in uscita. Ma ancora oggi a San Siro Carbonero si permette di rubare il pennello al numero 10 croato, mentre Defrel emula Ronaldo contro Rossi. Alla Scala del Calcio questo e altro. Negli anni post-Triplete ci siamo abituati ai k.o. contro Trabzonspor, Bologna e Novara, ce ne faremo una ragione anche di un 1-1 contro la sesta migliore squadra del girone di ritorno. Perché giovedì arriva il Wolfsburg e per molti dei nerazzurri in campo è la partita della vita. Inutile abbattersi, lo ripeteva Mancini già dopo le peggiori sconfitte. Anche la sua prima Inter nel 2004 fu rimandata ma riuscì con uno sprint a entrare in Champions. Accantonato drasticamente il sogno terzo posto, il tecnico punta a smuovere l'orgoglio dei suoi. Per l'impresa in Europa League e per regalare al pubblico un finale da Inter il cambio di mentalità non basta. Serve un trapianto di cuore.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 17 marzo 2015 alle 00:01
Autore: Daniele Alfieri / Twitter: @DaniAlfieri
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