Spero che per un po’ sia finita. Ho voglia di Inter. Di partite giocate col pallone. Non riesco ad appassionarmi al calciomercato. Tanto meno alla tombola degli allenatori. A proposito, benvenuto Gasperini, con quel sorriso asciutto e sincero, e quella voglia di far bene, che per ora mi basta. Temo con terrore il giorno in cui decideranno che fare del nostro scudetto 2006. Ha ragione Moratti, non c’è alcun motivo serio di toglierlo all’Inter. Ma il paradosso è che anche questa decisione non porrà fine al vaniloquio dei negazionisti bianconeri. Non ce la fanno a smettere. Capisco che non hanno altro a cui aggrapparsi per sognare. Ma si fanno del male da soli. Epatopatie croniche, dispepsie, nevrastenie, incapacità di contare gli scudetti. Insomma è un bel problema, ma non ha nulla a che fare con il gioco del pallone. E’ questione attorno alla quale si cimentano cerchiobottisti, falsi moralisti, faccendieri, escort della penna e aspiranti servi. Mi basterebbe che una volta per tutte il nome di Giacinto Facchetti venisse pronunciato solo da chi se lo può permettere. Gli altri, silenzio. E in questi giorni sono estenuato dal giornalismo spaccone degli scoop sui colpi di mercato.

E’ un fenomeno dilagante e untuoso. Colpisce le grandi (grandi?) testate giornalistiche, ma anche i programmi televisivi di periferia, pieni di rissosi personaggi in cerca d’autore, che urlano attorno al niente, e sparano sentenze e giudizi inquietanti. Il fenomeno del momento infatti, secondo me, è questo: sono bravi e meritevoli di apprezzamento popolare quei presidenti di società che spendono tantissimo, che valutano a peso d’oro i loro cavalli di razza, che drogano il mercato alterandone, di fatto, la regolarità. Sono invece da considerare autentici “pirla” tutti coloro che cercano di ragionare, di frenare, di valutare pro e contro di investimenti che farebbero inorridire qualsiasi esperto di bilanci. Non c’è alcun rispetto per i calciatori, per questi “schiavi ben pagati”. Parlano, o dettano le dichiarazioni, solo i procuratori, che, quasi sempre, sono persone prive di ogni scrupolo, sgradevoli, impresentabili, ambigui.

Io vorrei conoscere il nome del procuratore di Zanetti: non lo so, e forse non esiste. Javier non ne ha avuto bisogno, se non all’inizio, forse. La sua vita è tutta qui, con la nostra Inter. Una via di mezzo ci deve pur essere. Temo di apparire un vecchio moralista, ma sinceramente non riesco a capire come anche i tifosi caschino, spesso, in questa trappola mediatica. Rimproverano a Moratti di spendere troppo poco, il che francamente fa almeno sorridere. C’è chi dubita ancora della sua intelligenza e della sua preparazione, e questo appena un anno dopo la più clamorosa delle imprese calcistiche mai compiuta da squadra italiana. Noto che nessuno dei nostri, in realtà, vorrebbe andarsene dall’Inter. Mi vien da pensare che la nostra squadra, la nostra comunità di tifosi e di società, qualche virtù deve pure averla, o no? A me l’Inter piace perché è così. Pazza sicuramente, ma quasi provinciale, umana e terrena. Capace di innamoramenti, di tradimenti, di speranze, di delusioni, ma sempre con una caratteristica speciale, con una storia e uno stile, una sobrietà che è un valore senza prezzo di mercato. Niente schiavi, all’Inter: solo campioni, anche di umanità.

*Franco Bomprezzi, nato a Firenze, 58 anni, giornalista e scrittore. Vive e lavora in sedia a rotelle per gli esiti di una malattia genetica. Professionista dal 1984, ha lavorato in quotidiani, agenzie di stampa, portali internet. Attualmente free lance a Milano, esperto di comunicazione sociale. Editorialista del magazine “Vita”, modera il forum “Ditelo a noi” di corriere.it, è direttore responsabile di DM, periodico della Uildm, unione italiana lotta alla distrofia muscolare, e del portale Superando.it. Ha scritto “La contea dei ruotanti” (1999) e “Io sono così” (2003). Membro del comitato scientifico della Fondazione Vodafone, è portavoce di Ledha, Lega dei diritti delle persone con disabilità, è stato nominato Cavaliere della Repubblica il 3 dicembre 2007 dal presidente Napolitano in occasione della giornata internazionale delle persone con disabilità.

Sezione: Editoriale / Data: Mer 29 giugno 2011 alle 00:01
Autore: Franco Bomprezzi
vedi letture
Print