Lautaro Martinez ha rubato l''occhio e riempito le copertine dei giornali il giorno dopo il 2-0 sul Cagliari. Giusto, giustissimo: il Toro ha dimostrato tutto quanto di buono si diceva sul suo conto alla prima vera partita da titolare nel suo ruolo, dopo aver fatto il rifinitore nel pantano di Reggio Emilia a estate inoltrata e dopo gli spiccioli di gara contro il Torino. L'argentino è molto più di un'alternativa a Mauro Icardi e s'è capito.

Ma la partita contro i sardi ha raccontato anche un'altra grande storia, quella di Borja Valero. Partito in sordina, lo spagnolo si è prima fatto apprezzare nello spezzone di gara contro il Tottenham, poi è stato decisivo nel finale di Genova con la Sampdoria e, sabato sera, è meritatamente partito dall'inizio contro la squadra di Maran. Ottantatré minuti fatti di intelligenza calcistica, geometrie, lucidità e aiuto ai compagni, leader della mediana con Gagliardini e coinquilino in cabina di regia con Brozovic. Non solo fosforo, perché quando c'è stato da rincorrere gli avversari o andare a fare contrasti, lo spagnolo non solo si è resto disponibile, ma ha anche portato a casa il risultato. L'ovazione di San Siro del tutto meritata.

Il prossimo 12 gennaio, Borja compirà 34 anni. Per qualcuno sarebbe stato da rottamare. Lo hanno chiamato Nonno Valero con chiaro intento denigratorio. E, invece, l'ex Villarreal sta zittendo tutti i suoi detrattori, confermandosi un professionista eccellente oltreché un elemento molto prezioso nei piani di Luciano Spalletti. Il tecnico nerazzurro, grazie alla sua adattabilità a più ruoli, ha una certezza in più in ottica turnover visti i tanti impegni della stagione.

Un esempio per tutti, in un mondo – come quello del calcio italiano – che crea falsi miti e poi le foraggia in continuazione. Un esempio soprattutto per i giovani che guardano e per quelli che giocano a pallone. Borja, da ex viola, avrebbe sicuramente da ridire come compagno sul comportamento di Federico Chiesa. Il giovanotto è di qualità, ha doti indiscusse, ma la finisca di simulare biecamente: magari guadagnerà qualche rigore, ma sicuramente perderà molto di più. E purtroppo Chiesa non è affatto l'unico, anzi: sono anni che la Serie A è colma di giocatori divenuti nel tempo simulatori seriali, protetti dai propri dirigenti e mai davvero attaccati da chi dovrebbe fare informazione corretta, senza guardare in faccia a nessuno, dicendo le cose come stanno. In fondo, i simulatori si rendono protagonisti di vere e proprie truffe ai danni di avversari, arbitri e tifosi. Da tuffatore a truffatore il passo è breve.

E allora preserviamo uno come Borja Valero. Un esempio vero, dentro e fuori dal campo.

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Sezione: Editoriale / Data: Mar 02 ottobre 2018 alle 00:00
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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