Wake me up when December ends. Sarà un caso, ma adesso i corsi e ricorsi cominciano a essere preoccupanti. Si esce dalla Champions come la scorsa stagione all'ultimo giro e in casa, si sprecano punti in campionato (due pareggi consecutivi) e si manca la vittoria a Firenze nel recupero. Nell'ultimo caso, siamo al terzo anno consecutivo che va a finire così. Nessun allarmismo, ma è palese come l'Inter stia tirando a campare fino alla sosta dopo aver speso infinite energie fisiche e mentali per mantenere questo ruolino di marcia in Italia e giocarsi la qualificazione in Europa fino alla fine. Prima o poi il conto va saldato, peccato che sia accaduto nel modo più ingenuo possibile: subire contropiede così e lasciar tirare un 19enne entrato per un infortunio che prima si era visto poco o nulla e che pesca un jolly inatteso. Certo, Vlahovic non è nuovo a certe prodezze, ma quel blitz non c'entrava nulla con il momento della gara.
L'Inter è andata subito in vantaggio grazie all'ottimo Borja Valero (migliore in campo, qualcuno gli deve delle scuse), ha avuto due enormi occasioni con Lukaku per raddoppiare e in generale ha controllato senza troppi affanni le velleità dei viola, in evidente difficoltà negli ultimi 16 metri. La squadra nerazzurra non ha brillato, anzi. Ha badato al sodo, è stata conservativa, non per scelta ma per necessità (eppure ha costretto Dragowski a due miracoli). Quando hai poco da spendere, quel poco te lo tieni stretto soprattutto quando il risultato è già a tuo favore. Poteva essere l'ennesima vittoria solida, l'ottava in trasferta, invece dal nulla Vlahovic, complici anche l'errore a centrocampo di Godin e la leggerezza di Skriniar, ha cambiato le carte in tavola. In contropiede. Al 92'. E questo fa ancora più male, così come vedere Conte che per dare freschezza ai suoi deve pescare dalla panchina un Politano ormai demotivato e il 17enne Agoume, all'esordio in Serie A. Due punti pesanti, il conto è stato saldato e la vetta della classifica adesso va condivisa. Nessun dramma, solo tanta amarezza per un'occasione sprecata in malo modo.
Ora testa al Genoa, con ben 6 giorni per recuperare energie. Non gli infortunati storici, ai quali si aggiungono, squalificati, Lautaro e Brozovic. Due dei migliori a disposizione di Conte che salteranno l'impegno casalingo contro un Genoa in situazione di classifica problematica e reduce dal derby casalingo perso contro la Sampdoria. Non certo una passeggiata di salute, considerando anche le condizioni attuali dell'Inter che dovrà stringere i denti per chiudere bene il 2019 e regalarsi una pausa benefica in totale serenità. A Conte il compito di rivitalizzare i suoi dopo la seconda delusione di questa settimana, motivando al massimo chi verrà chiamato in causa pur non essendo una prima scelta abituale. Serve ottimismo, perché ormai l'Inter è abituata alle sfide di questo genere e prima del brindisi di Capodanno ce n'è un'altra tutt'altro che agevole.
Visto che la coda polemica è tutt'altro che conclusa è doveroso fa riferimento a quanto accaduto sabato ad Appiano Gentile. Premessa inevitabile: la tempistica della decisione, più che legittima, da parte dell'Inter di annullare la conferenza stampa di Antonio Conte, è infelice. C'è stata una mancanza di rispetto nei confronti di molti colleghi che svolgono onestamente e professionalmente questo mestiere, costretti a rimanere fuori proprio poco prima di varcare i cancelli. Questa scelta (non) comunicativa, checché se ne dica, non nasce per volontà di Conte ma è un last minute societario onde evitare spiacevoli situazioni nel corso della conferenza stessa. Sia chiaro questo non giustifica ma almeno chiarisce il concetto. In questo contesto lascia perplessi la reazione pressoché immediata da parte di ODG e di USSI, con tanto di indice puntato nei confronti dell'allenatore che in realtà non ha alcuna voce nella decisione di annullare l'incontro con la stampa. Anzi, fosse stato per lui ne avrebbe dette di cose.
I due organi sopra citati che dovrebbero garantire protezione ai giornalisti ma anche la deontologia degli stessi si sono esposti in modo infelice, pretendendo scuse dall'allenatore con tanto di tempistiche imposte (e ovviamente cadute nel vuoto), tralasciando però la causa che ha portato a questo sconquasso: la pubblicazione di una lettera che tendenzialmente andrebbe cestinata in quanto ricca di insulti. Invece di cestinarla, il noto giornalista coinvolto nella vicenda l'ha persino 'impreziosita' con commenti che le davano adito, senza neanche il tentativo di stigmatizzare cotanto veleno di cui era intrisa. Né ODG né USSI hanno proferito verbo, mancando così al proprio dovere. Quanto basta per rendere inconsistente quel comunicato congiunto. E di esempi da orecchie da mercante ce ne sono stati finora. Qualcuno ha registrato reazioni al bando del Corriere dello Sport da parte di Milan e Napoli? O al titolo sul Black Friday dello stesso? O, restando all'ormai nota filippica di tale Salvo24, alle offese ai due telecronisti anche loro iscritti all'albo (e non difesi da Cucci)? Neanche un sospiro. Per non parlare del forte dubbio che quella mail sia stata creata ad hoc per esprimere un giudizio tranchant contro l'Inter e Conte, vista l'inesistenza (scovata dal tanto vituperato popolo del web) dell'indirizzo in questione. Meglio mantenere il dubbio, anche se sarebbe interessante che ODG e USSI aprissero un'inchiesta e pretendessero i dettagli di questa mail. Così, giusto per fare le cose per bene.
La vicenda in sé è fastidiosa, ma quel che più preoccupa è che si sta realmente perdendo il senso della misura: attacchi gratuiti, offese, titoli da fenomeno, caccia alle streghe, risentimenti pinocchieschi, giustizie sommarie. Cui prodest? Sicuramente non al consumatore finale, il tifoso, che privo degli strumenti necessari deve essere guidato da chi fa comunicazione, e invece viene sviato anche biecamente. Facile poi dare la colpa all'odio del web quando vengono messi alla berlina giornalisti e testate. Il mostro esiste perché a crearlo sono stati anche loro.
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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