Facile indicare come il momento dei fischi a lui indirizzati sia stato quello della rottura tra Ibrahimovic e l'Inter. Un momento che si è ripetuto tre volte, prima sulla palla persa che ha scatenato la reazione della Curva Nord, quindi in occasione dei due gol che hannp dato ai nerazzurri la vittoria forse decisiva per le sorti del campionato. Non era mai successo, prima, che tra lo svedese e la tifoseria si arrivasse a tanto, ma il pubblico ha reagito in quel modo nei suoi confronti per due semplici ragioni: le sue frasi sul malcontento e la necessità di nuovi stimoli, che non sono esattamnte sinonimo di attaccamento alla maglia; quindi il suo primo tempo svogliato e privo di lampi, quasi insofferente. Quel dito indice, poi, non ha fatto che amplificare la rabbia degli ultras nei confronti del leader dell'Inter, un po' come accadeva ai tempi di Bobo Vieri, fenomeno sul campo ma nemico di parte dei tifosi che lo beccavano spesso. E' una questione di carattere, i calciatori con forte personalità non accettano i fischi a cuor leggero e a volte reagiscono nel modo sbagliato. Ibra lo ha fatto sia gestualmente sia sul terreno di gioco, cominciando a giocare ai suoi livelli quasi a voler dimostrare alla gente seduta in Curva Nord di non avere il diritto di manifestare il proprio disappunto nei suoi confronti. Un diritto, in realtà, inalienabile, se è vero che gli spettatori pagano il biglietto e alla Scala del Calcio così come all'Opera quando si verifica una stecca possono sottolineare a modo loro la delusione per un'attesa disillusa.

Occhio però. Fischiare ha un senso, ma va fatto con moderazione. Non a caso il pubblico, in quel momento, si è diviso tra chi beccava lo svedese e chi lo applaudiva, soprattutto dopo il gol. Sarebbe un gravissimo errore dimenticare quanto Ibrahimovic ha fatto per l'Inter, soprattutto in questa stagione durante cui i suoi 21 gol sono stati spesso decisivi per le sorti della squadra di Mourinho, che se oggi è vicina alla conquista del terzo (o quarto) scudetto consecutivo è soprattutto per merito dell'attaccante. Che mai come quest'anno è stato efficace in zona gol. E non va ignorato nenche l'aspetto tattico che lo riguarda: se Ibra gioca spesso male e si estranea dal gioco, è perché Mourinho lo "costringe" a giocare da solo in attacco, senza una spalla concreta che gli tolga un uomo dalle calcagna. Non è falice far tutto da solo, soprattutto per il fatto che Ibra non ha mai ricoperto un ruolo simile in attacco. Uno come lui è sempre stato abituato a svariare sul fronte offensivo, ma con due ali intorno deve suo malgrado fare l'attaccante boa, che non è nelle sue corde. E in questo qualche colpa l'ha anche Mourinho, che gli chiede sarifici tali da esporlo alle critiche ingenerose. Detto questo, preferiremmo che Ibrahimovic rispondesse direttamente con gol e assist ai tifosi che lo fischiano, evitando magari quel dito indice che zittisce i suoi detrattori. E' anche una questione di stile, che calcisticamente a lui non fa di certo difetto. A fine gara lo svedese ha voluto chiarire che non è successo nulla di grave, non sappiamo quanto sia vero nella sua testa. Chissà se la voglia di trovare nuovi stimoli lo induca a battere altre strade. Oppure se i nuovi stimoli di cui aveva bisogno erano proprio i fischi dei tifosi. Contro la Lazio ha funzionato, ma che non diventi una regola.

Sezione: Editoriale / Data: Dom 03 maggio 2009 alle 10:46
Autore: Fabio Costantino
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