Bella citazione, quella di ieri in conferenza stampa per Claudio Ranieri. Non innovativa, forse, ma bella. Quella dedicata al grande maestro del teatro italiano Eduardo De Filippo, secondo il quale ‘gli esami non finiscono mai’. Parole prese a prestito per indicare l’atteggiamento che deve avere l’Inter, la sua Inter, dopo l’avvio shock dal quale ora, lentamente, la squadra sta cercando di riprendersi. La vittoria interna col Chievo, quella che ha esorcizzato quella specie di mostro che era diventato San Siro, un fortino al contrario per la squadra nerazzurra, al di là del tutto è da interpretare come un nuovo segnale confortante dopo quello offerto in Champions in quel di Lille: il gruppo sta ritrovando pian piano grinta, compattezza, a tratti anche corsa, soprattutto in quel Maicon che quando gira al 100% dà costantemente almeno un giro di vantaggio al suo dirimpettaio.

Adesso, però, tempo per tirare il fiato e godersi questo successo proprio non ce n’è, perché arrivano altri due impegni ravvicinati, uno più temibile dell’altro: prima, la sfida di stasera, su un campo sempre ostico come quello di Bergamo, lì dove anche l’Inter targata José Mourinho incappò in una delle sue imbarcate più clamorose in un giorno di metà gennaio del 2009; poi, la sfida che vale molto, specie considerato il contesto storico: a San Siro arriva la Juventus di Antonio Conte, per lo scontro che come di consueto evoca tante cose, belle e meno belle, come purtroppo è successo più spesso negli ultimi tempi.

Può essere assai difficile, è vero, non pensare alla grande serata di sabato al Meazza, del resto è uno di quegli appuntamenti speciali che un giocatore, oltre che un tifoso, attende sin da inizio stagione. Ma in questo momento particolare, l’ultima cosa che l’Inter si deve permettere di fare è quella di distrarsi, di dimenticare che c’è un’altra partita prima, che c’è un altro avversario come l’Atalanta di Colantuono che arriva galvanizzata dal successo esterno di Parma di domenica e che certamente vorrà fare bella figura al cospetto del blasonato avversario.

La metafora degli esami è calzante ora più che mai: l’Inter deve dimostrare di essere in questo momento uno studente diligente, che non si fa distrarre da eventuali impegni futuri ma si concentra sull’esame che deve dare a breve. Uno studente che soprattutto sa che deve alzare la propria media voto e per questo non può permettersi di prendere sottogamba nessun impegno. Perché ogni gara, ormai, per l’Inter è diventata un esame, da superare, brillantemente se possibile, ma da superare senza deconcentrarsi.

Sezione: Editoriale / Data: Mer 26 ottobre 2011 alle 00:01
Autore: Christian Liotta
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