Di talenti il calcio italiano è pieno: giovani calciatori, italiani e non, che popolano le giovanili dei grandi club in attesa di una chiamata dalla prima squadra. E così come sono tanti i campioni in erba, tante sono anche le storie – tutte da raccontare – di chi arriva in Italia con in testa solo il pallone. Una di queste vede protagonista l'argentino Ricardo Villar Rodriguez, classe 1989, seconda punta, di proprietà dell’Udinese, che milita nella Primavera bianconera allenata da Fabio Rossitto.
Ricardo, è da poco finita Udinese-Inter, gara valida per il recupero della quarta giornata del campionato Primavera: come è andata?
“Per me bene: sono entrato nella ripresa, quando perdevamo 2-0 e, fortunatamente, siamo riusciti a riportare la partita in parità. Ho fatto l’assist per il 2-1 e ho messo lo zampino anche nel 2-2: ho tirato in porta, il portiere ha respinto e un mio compagno ha fatto gol”.
La tua storia, che non tutti conoscono, è cominciata da un bel po’.
“Sono in Italia da sei anni: all’ora avevo 14 anni”.
Quali sono le tappe del tuo cammino?
“Appena arrivato, andai alla Reggina: lì, sono stato solo tre mesi perché poi non siamo riusciti a trovare l’accordo per la mia permanenza”.
Seconda tappa: Salerno.
“Sì, sono stato un anno alla Salernitana: poi, però, la società è fallita e mi sono accasato al Cesena”.
A Cesena, però, non è andata affatto male.
“No, infatti ci sono rimasto per quasi tre anni. Nel primo anno e mezzo, ho militato prima negli Allievi e, successivamente, nella Primavera. L’anno successivo, a 17 anni, ho fatto la serie B. Poi, purtroppo c’è stata la retrocessione”.
Ultima tappa, l’Udinese.
“Sì, dopo l’ultimo anno a Cesena non ho voluto rinnovare il contratto con loro ed ho firmato con la società friulana”.
Un accordo quadriennale.
“Sì, l’attuale accordo scadrà nel 2013”.
Come è stato l’approccio con l’Italia e con il calcio italiano?
“Da un punto di vista personale mi son trovato molto bene: ho imparato subito la lingua e poi l’aver avuto vicino la mia famiglia mi ha avvantaggiato. Per ciò che concerne il prato verde, in questi anni, ho imparato davvero molto, sia da un punto di vista tecnico che tattico”.
Il bilancio è, dunque, positivo.
“Sì, fino ad ora lo è stato. Certo, oggi, vedo tutto da una prospettiva differente”.
Cioè?
“Diciamo che vorrei vedermi alla prova in un contesto tecnico/tattico superiore. Vorrei confrontarmi tutti i giorni con una prima squadra. L’altro giorno, in televisione, guardavo Barcellona-Inter e vedevo che i catalani schieravano giocatori molto giovani che provenivano dal serbatoio delle giovanili”.
Questione di mentalità?
“Le differenze tra il calcio italiano e quello spagnolo non le scopro certo io: forse, lì, c’è un po’ più di coraggio nel lanciare i giovani”.
Quali sono le tue caratteristiche?
“Sono il classico numero dieci, che può giostrare anche da seconda punta e, quindi, affiancare la punta centrale. Il mio modulo preferito è il 4-4-2, ma ho giocato anche con il 4-3-3: in questo caso, a sinistra nel trio d’attacco”.
Ad oggi, fai parte della Primavera dell’Udinese.
“Sì, ogni tanto mi alleno anche con i grandi: solo che nel mio ruolo sono coperti. La concorrenza è tanta perché ci sono giocatori del calibro di Di Natale, Pepe, Sanchez”.
In chiusura, cosa ti auguri per il tuo futuro?
“Mi piacerebbe giocare con continuità in una prima squadra”.
Ti aspetti novità dal mercato?
“Questo non lo so: aspettiamo gennaio e vediamo cosa succede”.
Con un occhio alla Spagna.
“Sono un tifoso di Barcellona e Real Madrid”.
Autore: Giuseppe Granieri
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