Il calcio in crisi. Il momento è delicato anche in relazione agli stipendi da assicurare ai calciatori, che sono dipendenti e, per legge, devono essere retribuiti. Come sottolinea la Gazzetta dello Sport, sono proprio gli ingaggi la voce che pesa di più sui bilanci delle società di calcio e non può esistere una cassa integrazione per gente che è proprietaria, a sua volta, di aziende con decine di dipendenti. Si prospetta un muro contro muro tra tra sindacato e proprietà: da una parte i calciatori che non vorrebbero rinunciare allo stipendio e dall'altra i presidenti che temono per le loro aziende.

"I club potrebbero valutare il taglio o la riduzione dei pagamenti per il periodo di inattività oppure adottare misure-tampone come le ferie, utili forse a salvare la stagione, prolungandola a luglio, ma non i conti in banca - si legge sulla rosea -. Chissà quanto durerà l’emergenza Coronavirus. Se togliessimo 2 mensilità a tutti i calciatori del campionato (marzo e aprile), uscirebbe fuori un bottino da circa 230 milioni senza contare la Serie B e la Serie C. A conti fatti, riducendo quindi del 15% il monte ingaggi, la Juventus risparmierebbe qualcosa come 50 milioni, l’Inter 24, la Roma 22, il Milan 20, il Napoli 17, la Lazio 12 e così via, fino ad arrivare a Brescia ed Hellas Verona, che spendono meno di tutte e si troverebbero tra le mani comunque un tesoretto da 4,5 milioni. Attenzione: quelle che abbiamo dato finora sono tutte cifre nette. Moltiplicatele per 2 (tassa in più, tassa in meno) per avere, in termini lordi, l’esatta dimensione del fenomeno". 

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Sezione: Rassegna / Data: Mar 17 marzo 2020 alle 09:40 / Fonte: Corriere dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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