Da bandiera della Turchia ad autista Uber per le strade di Washington e venditore di libri. È l'incredibile e triste parabola di Hakan Sukur, ex attaccante con un passato anche in Serie A con le maglie di Torino, Inter e Parma. Intevistato dal Welt am Sonntag,

Sukur inquadra la causa della sua rovina nella figura del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che nel 2016 accusò l'ex nerazzurro di aver partecipato al colpo di stato (poi fallito) e di essere vicino a Fetullah Gulen, ex alleato e successivamente nemico di Erdogan: "Golpe? Ho sempre fatto cose legali. Non sono un traditore o un terrorista - ha assicurato Sukur -. Sono un nemico del governo ma non dello Stato o della nazione, amo il mio paese. Quando sono andato via, nel 2015, hanno incarcerato mio padre e confiscato tutti i miei beni. I miei genitori hanno il cancro e non posso tornare a trovarli. Non mi è rimasto più niente, Erdogan si è preso tutto: il mio diritto alla libertà, all'espressione e al lavoro. Il negozio di mia moglie è stato preso di mira dai vandali, i miei figli hanno subito molestie per strada, io ho ricevuto minacce dopo ogni intervista che rilasciavo".

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Sezione: Ex nerazzurri / Data: Lun 13 gennaio 2020 alle 20:01 / Fonte: Sportmediaset.it
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
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