Per quanto ci riguarda possiamo serenamente tirare una riga sulla stagione appena terminata. Ho letto e sentito di tutto. Annata fallimentare, ma insomma, certo che coi soldi spesi (questa è la migliore, per distacco), e però li ha scelti lui (questa è la seconda in ordine di divertimento), deve andarsene, dimissioni. Ed altre amenità. Peggio di una manifestazione antigovernativa. Oggi vorrei analizzare con calma e tranquillità la stagione reparto per reparto, a bocce ferme. Tanto finire è finita e coi rimpianti non ci fai nulla.

Difesa: il portiere non è un punto fermo. Handanovic ha dei limiti, neanche troppo nascosti. È alto, grande, grosso e non prende mai il coraggio a due mani uscendo sulle palle alte. Uno come lui dovrebbe fare suo il 90% dei traversoni che arrivano in area; attenzione, non in area piccola, in area proprio. Poi, tra i pali, è spesso un leopardo e ha tenuto in piedi la baracca nel girone di andata sfoderando una serie di ottime prestazioni che hanno consentito all’Inter di restare ai vertici della classifica. Ma quel continuo e sommesso chiacchiericcio riguardo alla CL anche basta. Vuole andare? Bene, trovi una società che fa un’offerta degna di questo nome e giochi la coppa. Il sostituto non sarà difficile da trovare. Tra i centrali molto bene Miranda, bollato come un pacco ad inizio stagione, visto il costo, da alcuni soloni del mercato o presunti tali; il ragazzo invece si è calato nella parte e, fatta salva qualche rara battuta a vuoto che in una stagione è fisiologico ci sia, ha mostrato sicurezza e personalità. Punto fermo. Gli altri centrali non mi hanno convinto; il Murillo iniziale era concentrato, cattivo, veloce, arcigno; poi, dopo le vacanze natalizie, è rientrato alla base che sembrava la brutta copia di ciò che ci aveva mostrato prima. Ora bisogna capire qual è quello vero. Perché se parliamo di quello prenatalizio è un conto, l’altro meglio dimenticarlo in fretta. E poi chiudere la stagione facendosi espellere per reiterate ed inutili proteste, mostrando nervi scoperti e orecchie forse indirizzate a sirene provenienti da altri paesi ed altri lidi, orecchie sintonizzate ormai da tempo, non mi piace. Forse sarà sacrificato, forse no. Non passerò notti insonni pensando al dilemma. JJ è migliorato; certo, qualche scivolone fa parte del repertorio. Ma nell’economia di una squadra che lotta su più fronti lo considero utile; di tanto in tanto fa imbestialire, però è uno che sta al suo posto, corre e suda, può giocare al centro e all’occorrenza da terzino sinistro. Me lo tengo. Con la certezza che migliorerà ancora. Gli esterni sono la nota dolente; è inutile che ci stiamo a nascondere dietro ad un dito. Anzi, facciamo dietro un filo d’erba. Ne abbiamo quattro, impegnarsi si impegnano; ma è impensabile dover continuare a giocare senza cross dalle fasce laterali, senza inserimenti, senza diagonali difensive. Spesso, troppo spesso, le ripartenze avversarie ci hanno ammazzato con i laterali fuori posizione. Si cercherà nuova linfa, è indispensabile e necessaria.

A centrocampo accanto a note dolenti anche qualche sorriso. Melo e Medel restano due ottimi frangiflutti, nessuno lo discute. Ma non abbiamo uno in grado di ribaltare l’azione, con nei piedi il lancio da 30/40 metri. Uno che veda il gioco al di là del passaggino orizzontale al compagno di fianco. Da Melo speravo qualcosa in più. Anche se il brasiliano ha avuto un grande impatto sul campo appena arrivato, trascinando i compagni per gran parte del girone d’andata. Forse troppo poco, forse non basterà per essere riconfermato. Ma l’insufficienza per lui mi sembra una cattiveria che non merita. Kondo lo adoro. Mi piace. Ha avuto difficoltà ad inserirsi e a capire il pallone italico. Se n’è stato zitto e buono in panca, mai una parola fuori posto, mai alzate di cresta; zitto e lavoro duro. Nel finale di stagione è salito sempre di più. Punto fondamentale da cui ripartire. Brozo è una incognita; alterna giocate da fuoriclasse a momenti di sonno eterno nei quali ti verrebbe voglia di scendere in campo e dirgli delle cose. Però è giovane, va disciplinato e potremmo trovarci in casa uno di molto sopra la media. Pare che Mancini si sia speso per la riconferma, vedremo se le esigenze di bilancio lo destineranno ad altre maglie.

Davanti il problema è palpabile; fermo restando che Ljajic se ne andrà (così come Telles) con gli altri ci fai poco. Bene Perisic, prima stagione con gol ed assist. Icardi incedibile, a meno di reali proposte indecenti che non sono i 30/35 milioni veri in arrivo dall’Inghilterra; ma per il giovanotto argentino vale lo stesso discorso appena fatto per Brozovic; Mancini lo vuol tenere, non vede attualmente l’Inter senza il suo capitano. Palacio vorrei clonarlo per intelligenza, impegno, serietà e professionalità. Purtroppo la carta d’identità recita 35, e non sono pochi. Lui stesso, qualche volta, ha espresso il desiderio di chiudere la carriera in Argentina, a casa propria. Jovetic insufficiente grave. Ma davvero insufficiente gravissimo. Atteggiamento da star senza esserlo, decisivo in due partite – in un campionato ce ne sono trentotto, lasciamo stare -, quel valore aggiunto che tanto cercavamo e che non è mai stato. Mi dispiace, e nemmeno tanto per la verità, lo cederei ora. Subito. Immediatamente. Ma l’obbligo di riscatto porterà la Società a cercar di trovare una soluzione che vada bene a tutti, una sorta di manovra democristiana. Eder un mistero. Che ti viene da chiedere al mister: perché? Magari l’anno prossimo, magari, ci dimostrerà tutto il suo valore.

Del Mancio si è detto e scritto tutto; io ritengo che attualmente Roberto da Jesi sia il meglio che l’Inter si possa permettere. Non credo nei santoni, non credo nei geni provenienti da serie inferiori, non credo in folgorazioni sulla via di Appiano Gentile. Ha fatto parecchi errori, perché nessuno ha le fette di prosciutto crudo tagliato spesso sugli occhi, ma con 67 punti in Europa vai in CL. Da noi no. Finiamo quarti, miglior piazzamento dal 2011 ad oggi, alcuni giovanotti sono stati rivalutati con quotazioni di mercato raddoppiate se non di più. Esiste una sorta di progetto che nel pre-Mancini manco si sapeva cosa fosse. Insomma, io ‘sto benedetto allenatore me lo tengo stretto. Certo, forse la Società dovrebbe stargli più vicina in alcune circostanze. Ma questo era un anno di rodaggio anche per loro.
Ho scordato qualcuno o qualcosa? Tanti saluti, senza rimpianti.
Amatela. Sempre.
Buon inizio settimana a Voi!

Sezione: Editoriale / Data: Lun 16 maggio 2016 alle 00:00
Autore: Gabriele Borzillo / Twitter: @GBorzillo
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