Un derby maledetto. Un altro, dopo quelli in sequenza della passata stagione. E questo è uno dei più indigesti vedendo l'evoluzione dei 90 minuti di San Siro.

L'Inter non solo ha comandato il gioco, ma ha saputo anche creare una quantità cospicua di palle-gol, compreso il rigore fallito da Calhanoglu nella ripresa. Al contempo, nonostante le timorose premesse tattiche, i nerazzurri hanno concesso il minimo sindacabile alle ripartenze milaniste, venendo puniti solo a causa di una paperaccia di Sommer, purtroppo non la prima della stagione.

Sempre poco piacevole dover rimarcare l'errore del singolo, ma non saremmo onesti se non sottolineassimo l'impatto devastante avuto dall'errore dello svizzero nell'economia del risultato. E, fatalmente, dei giudizi. Ma proviamo ad andare oltre, almeno noi. E allora, esattamente come dopo Juve-Inter 4-3, anche stavolta bisogna entrare nelle pieghe di una prestazione più che positivi, guastata - come detto - dalla topica del singolo. Qui non si tratta di falla di reparto, ma di un episodio ampiamente isolabile. Perché Chivu ha preparato perfettamente la partita e l'ha ben letta anche in corso d'opera. Totalmente inappropriato leggere di Allegri che mette nel sacco il romeno: quante sciocchezze... Il Milan si è difeso arroccato come fa di consueto, ma ha concesso troppo per parlare di difesa solida. Semmai, si dovrebbe parlare di muro Maignan.

Stavolta limitate anche le responsabilità degli attaccanti a livello di mira, perché davvero, tra miracoli del francese e legni, non è stata la serata di Lautaro e compagni. Ma, come si diceva, proviamo ad andare oltre. Resta la prestazione e resta la capacità di non sparire dal campo e di non perdere la bussola anche dopo il rigore fallito. La classifica è corte e la stagione è lunga: in questo campionato senza veri padroni, avere idee e identità alla fine potrà fare la differenza.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 25 novembre 2025 alle 00:00
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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