Sembra difficile crederlo, ma dalle parole, sempre poco credibili, stavolta si sta passando davvero ai fatti. In pratica, da quanto emerge in casa Inter, se arrivasse l’offerta giusta Mario Balotelli diventerebbe solo un ricordo. Manchester, sponda City, sarebbe la prossima destinazione di SuperMario, i soldi dello sceicco e il richiamo di Mancini superiori al legame con l’Inter. Già, perché dubito che di fronte a una sua esplicita richiesta di rimanere nerazzurro la società sarebbe rimasta sorda. Invece no, Mario non si è mai avventurato in un gesto pubblico d’amore nei confronti dell’Inter, anzi. Persino Maicon ha detto che quella nerazzurra è la sua casa e che se ne sarebbe andato solo per una scelta del suo club. I ‘non so’, i ‘vedremo’, i ‘chissà’ sono da tempo entrati nel gergo lessicale del ragazzo quando gli veniva chiesto se sarebbe rimasto.

Oggi anche la dirigenza si sta esprimendo allo stesso modo, in primis Massimo Moratti, l’ultimo baluardo tra Balotelli e una sua cessione. Colui che lo ha definito un patrimonio dell’Inter, presto potrebbe dare l’assenso al suo addio. Per capitalizzare tale patrimonio, insomma. Ma Moratti non è solo un manager che dirige un’azienda, ha un amore per il calcio e per la sua squadra con pochi eguali. Fosse stato per lui, SuperMario sarebbe diventato il simbolo dell’Inter per i prossimi 10 anni. Una bandiera. Una bandiera che però, a quanto pare, sventolerà sospinta dalle correnti provenienti dall’Oceano, tipiche della Gran Bretagna. Eppure sarebbe bastato un singolo gesto di attaccamento alla maglia per escludere a priori questa ipotesi. Non c’è mai stato, per questo alla fine il cuore sta lasciando spazio alle necessità di bilancio. Il resto, lo sta facendo Raiola, bravissimo quando si tratta di allontanare dall’Inter i suoi campioni meno affezionati ai colori sociali.

Penso anche a Roberto Mancini, che sta consumando una sorta di rivincita con il presidente Moratti, colui che lo ha licenziato per affidare il suo posto di lavoro a Mourinho. E il fatto che la scelta, risultati alla mano, abbia premiato il numero uno di Corso Vittorio Emanuele, ne sono sicuro, al Mancio fa ancora più male. A Madrid, lo scorso 22 maggio, con la Champions League tra le mani, poteva esserci proprio lui. Almeno questo pensiero gli sarà balenato per la testa. Oggi le cose sono cambiate, lo sceicco gli ha messo tra le mani un budget non indifferente, e lui lo sta utilizzando per strappare il simbolo del proprio futuro all’Inter. Ottimo il tempismo del Mancio: ha approfittato della difficile situazione interna che vede Balotelli al centro di sin troppe perplessità e, complice la spinta di Raiola e tante sterline in tasca, ne sta dirottando il destino al Manchester City. Una svolta per i più dolorosa, ma inevitabile. Troppi gli strappi con la tifoseria, con i compagni, con la dirigenza.

SuperMario ha dato spettacolo soprattutto fuori che dentro il campo. Giorni fa auspicava di poter giocare di più, probabilmente sarà accontentato, ma non da Benitez, al quale sembrava rivolto il messaggio. Sarà il suo mentore Mancini a lanciarlo in Premier League, così come già fatto in Serie A. Prima, però, serve un assegno degno del potenziale valore di Balotelli: 35 milioni sembra la cifra giusta, a 30 possibiile che la trattativa venga chiusa. L’Inter si troverà un bel pacco di soldi da spendere sul mercato, ma un campione in meno. Nulla è ancora scritto, ma la direzione sembra proprio questa, perché stavolta la disponibilità a trattare, in Corso Vittorio Emanuele, c’è. Personaalmente, mi spiace che la situazione stia evolvendo in quest’ottica, ritengo Balotelli un fenomeno, anche se va sottolineato come il suo contributo alla splendida stagione coronata dal Triplete è stato limitato. Forse, il maggior supporto alla squadra lo ha fornito inducendo tutti i compagni a compattarsi ‘contro’ di lui, a unirsi di più e a dimostrare di poter vincere anche senza Mario. Missione compiuta, dal prossimo anno però dovranno ripeterla, perché stavolta Balotelli non potrebbe esserci più davvero.

Sezione: Editoriale / Data: Sab 17 luglio 2010 alle 16:40
Autore: Fabio Costantino
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