Il mondo è bello perché vario, dicono. Sarà vero? Chissà. Di certo, il calcio è bello perché basta poco per ribaltare pronostici all'apparenza scontati. Inter strafavorita contro un Torino malandato? 0-2 dopo un'ora di gioco. Inter spacciata? 4-2 al 90'. This is football. E continuano le ossessioni degli opinionisti per Lukaku e per Eriksen. Immancabilmente, dopo ogni partita dell'Inter, le discussioni si rincorrono su questi due protagonisti. "Lukaku è forte, ma non è decisivo" oppure "L'Inter ha vinto, ma Eriksen è stato ancora lasciato fuori". Ogni volta. Sempre quel "ma" che destabilizza. Lukaku non decisivo? Etichette buone per il bar sport, come direbbe Antonio Conte. Lukaku è un attaccante che segna vagonate di gol e a questo abbina un lavoro incredibile per la squadra. Peraltro – dote da non sottovalutare – sa parlare come pochi altri davanti ai microfoni, e le dichiarazioni di domenica dopo il 4-2 sul Torino ne sono l'ennesima dimostrazione. Il belga è un centravanti totale, fisico e veloce, possente e tecnico. Fa gol in ogni modo, scarta, strappa, fa a sportellate, stacca di testa. Non gli manca nulla. Ad avercene di punte così "non decisive".

Su Eriksen, Marotta è stato limpido: appare evidente come il danese ormai sia sul mercato. E la sensazione è che ci sia finito più per sua volontà che del club. L'ex Tottenham ha fatto davvero poco quando è stato chiamato in causa. Troppo poco. E non è questione di schemi o alchimie tattiche, ma ragionevolmente di un feeling mai sbocciato prima ancora col calcio italiano che con le idee di Conte. Ormai si è capito: nelle ultime settimane – tra dichiarazioni dal ritiro della nazionale ad atteggiamenti non troppo brillanti in campo – Eriksen si è quasi auto-escluso. E però sembra sia l'unico caso in Serie A di questa specie. Con lo stesso metro, dovremmo ascoltare domande e discussioni su Dybala ogni tre giorni, uno che fino a pochi mesi fa veniva descritto come l'erede di Messi e che è stato votato come il miglior calciatore della scorsa Serie A. Per non parlare di Tonali, costato quasi il doppio di Eriksen e puntualmente in panchina, perché quando è in campo va sempre in apnea. Ma le domande sono solo per Conte e le discussioni solo su Eriksen e su Lukaku. Un'ossessione, appunto.

Eppure basta poco. Basta tenere accesa la Var e rendersi conto che quello su Hakimi è calcio di rigore. Un episodio che capovolge un pomeriggio a San Siro. Poteva accadere pure nel derby o anche col Parma. Perché il mondo sarà pure bello in quanto vario, come dicono. Restano i dubbi. Certamente il calcio è bello perché basta poco per cambiare tutto e rovesciare commenti e giudizi. Davvero poco. Senza ossessioni.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 24 novembre 2020 alle 00:00
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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