Complimenti a Sinisa Mihajlovic, un allievo che all’Inter ha imparato davvero bene. Al punto da essere capace di infliggere una sonora lezione alla squadra dove ha chiuso la carriera da giocatore e iniziato quella di apprendista allenatore. L’Inter esce con le ossa rotte dalla trasferta di Catania, facendo urlare “Clamoroso al Cibali!” 44 anni dopo l’ultima sconfitta firmata Facchin. Complimenti e grazie per le belle parole che il serbo ha speso nei confronti dell’Inter, però è innegabile che la soddisfazione è tutta per lui, che dopo la Juventus si porta a casa un altro scalpo prestigioso come quello nerazzurro.

Bene, finita questa premessa, torniamo a noi. Aprendo con una domanda a questo punto retorica: cosa sta succedendo? Cosa sta portando questa Inter, la cui leadership solo qualche settimana fa sembrava inossidabile, a vacillare in maniera così clamorosa, vincere solo una partita delle ultime sei disputate, fino a questa Caporetto in terra di Trinacria, consentendo al Milan di rintuzzare punti su punti e mettere nel mirino l’obiettivo del meno uno in caso di successo domenica col Chievo. Soprattutto, dove è finito quel carattere, quella “garra” incredibile che spesso e volentieri ha portato l’Inter a ribaltare risultati che sembravano ormai persi solo fino a pochi minuti prima dal novantesimo? Da Catania, è inutile negarlo, giungono segnali almeno inquietanti. Poi, è giusto che i tifosi continuino a pensare positivo, che alla fine questo campionato arriverà comunque, che è una crisi passeggera. Ma sarebbe altresì ingiusto negare che questa situazione, se non viene ripresa in tempo, può sfuggire in maniera irrimediabile.

Adesso come adesso, la giustificazione che va più per la maggiore per spiegare questo sensibile calo di rendimento ha un nome ben preciso: Champions League. Sì, l’Inter non dà più il massimo in campionato perché ha la testa proiettata alla gara di martedì col Chelsea, alla battaglia che attenderà i nostri nel campo di Drogba e compagni, dove ci sarà da difendere quel 2-1 ottenuto all’andata con le unghie e con i denti. Una soluzione plausibile, per carità: però, a questo punto, se questo è il motivo, l’Inter sbarca in Albione con l’obbligo morale di non perdere e superare questo benedetto scoglio degli ottavi di finale. Perché, e siete autorizzati a fare tutti gli scongiuri del caso, siamo sicuri che uscire sconfitti da Stamford Bridge non comporti conseguenze da “tsunami” sul piano psicologico? Siamo sicuri, per dirla breve, che il “fumo di Londra” causerà solo effetti transitori?

Il tempo, si dice in questi casi, sarà giudice sovrano. Non ci resta che attendere, quindi, e intanto mettersi subito alle spalle questa serataccia. Aspettiamo che Mourinho riprenda le redini della squadra, perché riconsegni quel “quid” di carica che si suppone manchi ai nerazzurri. Nel frattempo, i trespoli lungo la via aumentano…

PS: Non voglio commentare oltre quanto fatto da Muntari: in certi casi, il silenzio è davvero d’oro.
 

Sezione: Editoriale / Data: Sab 13 marzo 2010 alle 00:01
Autore: Christian Liotta
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