Archiviato con gioia il derby, è inevitabile, in attesa dell'esordio in Tim Cup, tornare a parlare del casus belli di mercato con il Milan, vale a dire Carlos Tevez. Dico la verità, al di là di quello che è emerso in lungo e in largo sulla questione, analizzando cronologicamente gli eventi, mi sono fatto un'idea ben precisa. L'aver preso in prestito la metafora del poker non è del tutto sbagliato. In effetti, questa sfida di mercato sull'asse Milano-Manchester(-Parigi) ha assunto dei contorni sorprendenti, quasi grotteschi, e il finale deve ancora essere scritto. Provo a ricostruire prima di arrivare alla mia personale sentenza:
1) Galliani trova l'accordo con Kia Joorabchian sull'ingaggio dell'attaccante argentino, si fa scattare una foto eloquente e formula, per il City, una proposta economica ai limiti della provocazione: prestito con diritto di riscatto esercitabile solo in caso di cessione di un giocatore importante, di congiunzione astrale favorevole e di risoluzione del deficit finanziario del nostro Paese. In altre parole, un affitto di 6 mesi del giocatore, con inevitabile restituzione del 'pacco' una volta vinto a mani basse il campionato.
2) Moratti non ci sta a far rinforzare il Milan senza l'esborso di un centesimo e Branca va in missione in Inghilterra per capire con Marwood quali margini di inserimento ci possano essere per acquistare Tevez. Il tutto, dopo aver detto no all'agente anglo-iraniano sulla richiesta economica per l'ingaggio (Moratti dixit: "Abbiamo rifiutato le stesse condizioni proposte al Milan"). Quindi, perché tornare sul giocatore dopo aver già espresso giudizio negativo?
3) Dopo il meeting con Marwood, l'Inter annuncia di voler fare un'offerta di prestito con obbligo di riscatto fissato a 25 milioni + 2 di bonus (variabili). Ergo, proposta nettamente migliore rispetto al Milan, perché prevede un investimento reale e non solo virtuale. In altre parole, Moratti sul fronte Tevez ha rilanciato, costringendo Galliani a cambiare le proprie strategie e a recarsi personalmente a Londra per pareggiare l'offerta dei rivali milanesi.
4) Consapevole del viaggio di Galliani e delle motivazioni dello stesso, Moratti alza bandiera bianca e ammette che Tevez, a questo punto, andrà al Milan, perché "questo è il calcio". Nelle parole del presidente non si percepisce un particolare rammarico per questo sorpasso, segno che forse, in verità, neanche lui è convinto di questa operazione. Strano, considerando che sul tavolo del City c'è una grossa offerta nerazzurra, in perfetta antitesi con la strategia di Fair Play Finanziario abbracciata dal club di Corso Vittorio Emanuele.
5) Poche ore dopo, però, accade l'imponderabile: Galliani deve interrompere i discorsi con i Citizens perché Berlusconi ha impedito la cessione (ormai conclusa) di Pato al Paris Saint Germain. In questo modo i tasselli del puzzle dell'amministratore delegato di via Turati saltano, perché mancherebbe la liquidità per acquistare il cartellino di Tevez e rispettare l'accordo con lo sceicco Mansour. Ovviamente, così torna in gioco l'Inter la cui offerta iniziale è più che buona, in quanto il Milan aveva trovato l'intesa con il Manchester pareggiandola. Resta in pista anche il Psg, che perso Pato pensa all'Apache ed è pronto di assecondare ogni sua richiesta economica. Peccato che Tevez non voglia giocare in Francia...
6) Dopo il caos creatosi sull'asse Milano-Manchester, Moratti inizia a prendere le distanze, a parole, dalla trattativa Tevez, invitando tutti a preoccuparsi prima del derby e a rinviare ogni discorso di mercato alla settimana successiva. Parallelamente, emerge la voce che vorrebbe l'acquisto dell'argentino solo in caso di vittoria nel derby, per dare man forte alla rimonta in campionato. Un modo per uscirne elegantemente in caso di mancata vittoria nella stracittadina.
7) Poi però l'Inter il derby lo vince e a questo punto non c'è alcun ostacolo sul cammino dell'Inter verso Tevez. Moratti, dunque, sull'argomento si espone dicendo prima "vedremo", poi "questa squadra non sembra aver bisogno di ulteriori innesti, ma valuteremo...". Parallelamente, Ranieri 'scherza' con i giornalisti aprendo la porta all'attaccante, ma al contempo si dice preoccupato di perdere l'equilibrio raggiunto oggi, dovendo inserire un nuovo elementi di una certa importanza.
8) Dulcis in fundo, lunedì ecco la notizia proveniente dall'Inghilterra, esattamente da Sky Sports, che annuncia il rifiuto, da parte del City, di accettare la proposta economica dell'Inter, rimettendo la posta in gioco (Tevez) sul tavolo e 'chiamando' indirettamente Leonardo. Ma come, se con il Milan c'era l'accordo per 25 milioni più bonus, perché la stessa proposta dell'Inter viene rispedita al mittente? Forse i soldi di Moratti puzzano?
Estrapolati i punti chiave di questa vicenda, passo dunque alla mia interpretazione: l'obiettivo iniziale dell'Inter è impedire al Milan di prendere Tevez senza sborsare un euro. Quindi, Branca viene mandato in missione da Marwood per organizzare una manovra di disturbo ad arte. L'Inter in realtà non vuole acquistare Tevez, che non viene considerato necessario e costa tanto, troppo per i parametri finanziari nerazzurri (infatti, suonava strano a molti questo slancio di generosità di Moratti). City e Inter, come due 'compari' al tavolo di poker, fanno in modo che Galliani pareggi la presunta offerta interista e tutto fila liscio fino a quando Berlusconi non trattiene Pato. Anche la cessione del Papero per arrivare a Tevez sarebbe stata ben accetta sia da Moratti che dallo sceicco. Nel primo caso, i rossoneri avrebbero comunque dovuto dire addio a un loro campione per evitare una figuraccia mediatica (ahi, quella foto...); nel secondo caso, i soldi sarebbero entrati, a prescindere, nelle casse già ricche dei Citizens.
Quando Galliani è stato costretto a non 'vedere' il rilancio di Moratti, la strategia con gli inglesi è cambiata, perché quella offerta non è mai stata seria. Ecco dunque le frasi di circostanza del presidente (il club di Mancini, va evidenziato, non ha mai detto no al Milan né sì all'Inter pubblicamente), che ha preso le distanze da questa trattativa, e il silenzio del Manchester City, spezzato solo dalla notizia messa in circolo da Sky Sports, vale a dire il rifiuto alla proposta nerazzurra. Inevitabile, considerando questa sorta di accordo inter nos. Inter tagliata fuori, dunque, con Moratti che ha fatto capire che non rilancerà (ovvio, no?) e batterà altre piste per rinforzare la sua squadra. Tevez torna dunque in gioco e l'unico club realmente intenzionato a pagarlo a peso d'oro, il Psg, potrebbe aggiudicarselo (l'offerta di 35 milioni, a quanto pare, sarebbe stata accettata dai britannici). Sempre che l'Apache non faccia i capricci.
Poi però, come sempre accade, c'è una seconda versione della vicenda, alimentata dalle ultime dichiarazioni del presidente nerazzurro: "Tevez? Forse ne vale la pena, non so". A parte il fatto che il 'non so' di chiusa conferma un certo distacco, forse in questo momento storico Moratti potrebbe aver cambiato idea e, con il Milan momentaneamente fuori gioco, si sarebbe entusiasmato all'idea di tornare a investire su un campione. Ma non alle cifre chieste dal City. Le sue parole di 'allontanamento' potrebbero anche essere interpretate come la volontà di abbassare le somme in ballo, un attendismo finalizzato a risparmiare che però rischia di non ammorbidire lo sceicco, sempre intenzionato a vendere bene il proprio giocatore (al Psg, chiaramente). Da una mera manovra di disturbo, dunque, si sarebbe aperto uno spiraglio, ancora troppo flebile per entusiasmarsi.
Se poi, come probabile, Tevez non andasse all'Inter, poco male: Moratti non si strapperà i capelli, Ranieri insisterà sul parco attaccanti a sua disposizione e saranno contenti quei tifosi che avrebbero accolto meglio altri tipi di investimento, piuttosto che su un giocatore di 28 anni costoso e non proprio necessario. Poi, chissà, la partita di poker potrebbe arrivare ancora a una svolta imprevista, e non sarebbe la prima di certo...
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