La settimana scorsa avevo scritto l’editoriale da Razgrad. Da una parte ero ben contento di aver visitato una cittadina che mai e poi mai avrei visto, se non per impegni lavorativi. Quindi grazie Europa League per aver favorito la mia partenza in un posto così inusuale. Dall’altra però, dopo la partita vinta per 2-0 dall’Inter, non vedevo l’ora di tornare a casa, a Milano. Per la famiglia e per tutte quelle comodità che la tua città ti sa offrire. Ecco, mai e poi mai avrei potuto pensare che sabato – e di fatto per tutto il weekend e per i primi giorni di questa settimana – il capoluogo meneghino si sarebbe trasformato, almeno in parte, in un horror di Serie B. O in una sorta di videogioco in cui da un momento all’altro, si poteva rischiare l’Apocalisse. Supermercati presi d’assalto, strade deserte, ristoranti chiusi. Gente che ha paura di chi starnutisce. Addirittura nessuna coda alla posta. Pochi incroci con gli sconosciuti. Testa bassa, nessun sorriso e zero voglia di parlare.

Per fortuna pian piano tutto sta tornando nella norma. Il coronavirus è un argomento sicuramente serissimo: non deve essere sottovalutato, ma neanche ingigantito. Il caos e il panico generale non giovano a nessuno. Chi segue questo sito avrà avvertito che il Ludogorets fosse molto preoccupato della trasferta italiana. Probabilmente più per le possibili conseguenze sanitarie, che per l’aspetto calcistico, ormai finito in secondo piano. Dalla Bulgaria insomma si percepiva una sorta di Milano stile 'Silent Hill', per una situazione che per fortuna non corrispondeva alla realtà. In tutto questo trambusto – e con la Juve domenica – c’era la possibilità che l’Inter sottovalutasse l’avversario e facesse, anche passando il turno, una figura da cioccolatai. Invece non è successo. Giustamente – come settimana scorsa – si è scesi in campo con serietà e abnegazione, portando a casa risultato e qualificazione.

Peccato solo che a San Siro non ci fosse nessuno. A mio avviso uno stadio vuoto, senza tifosi, porta il calcio a non avere un’anima. Attenzione: non sto criticando nessuno, sia chiaro, però lo sottolineo, perché credo sia doveroso che i supporter debbano essere ritenuti la parte fondamentale del sistema. Speriamo ci siano nei prossimi turni, in una competizione da giocare per vincere il trofeo. Tanto per dire, senza di loro i top player mica guadagnerebbero tutti quei soldi. Quindi speriamo che presto tutto torni alla normalità. Col coronavirus sconfitto e un sano tifo negli impianti di tutta Italia. A proposito: brava Inter a risarcire subito quelli che avevano già acquistato i biglietti per la sfida contro i bulgari. Chi non seguirà tale esempio ha il diritto di prendere un’altra decisione, per carità, ma allora noi saremo liberi di criticare tale comportamento.

Allora arriviamo a Juve-Inter. I bianconeri vengono da una sconfitta in Champions e certamente sembrano molto più battibili rispetto alle ultime stagioni. Ma pensare che sia più semplice andare allo Stadium e uscire vincitori sarebbe un autogol clamoroso. I bianconeri negli anni – e molti difendono ancora la maglia della Vecchia Signora – hanno dimostrato il proprio valore. E spesso e volentieri anche quest’anno con le big hanno dimostrato le proprie qualità. Nella gara di andata Cristiano Ronaldo e compagni hanno meritato. Partono favoriti in casa, nonostante la gara a porte chiuse. Ma se c’è un momento in cui dimostrare di potersela davvero giocare con chi domina in Italia da anni, è proprio domenica. Attenzione: nessuno pretende che l’Inter vada e Torino e vinca 3-0. Ma che giochi da grande squadra sì. Solo così, in ogni caso, si metterà un altro mattoncino su quel percorso appena iniziato con Conte. Speriamo sia una bella partita e non ci siano errori arbitrali. Per la bellezza di un campionato, che con una eventuale vittoria nerazzurra, diventerebbe ancora più avvincente.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 28 febbraio 2020 alle 00:00
Autore: Simone Togna / Twitter: @SimoneTogna
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