Dopo un anno in cui abbiamo dovuto sorbirci quotidianamente una sigla che non ha mai avuto ragione di esistere né di proliferare su giornali e notiziari (che cos'è la "Lula"? E perché mai l'unico satellite naturale della Terra, formatosi 4,5 miliardi di anni fa, viene tirato in ballo e storpiato per soprannominare una coppia di attaccanti di Serie A?) e in cui la Treccani ufficializza l'entrata nel proprio Vocabolario della "Bonucciata", mentre il termine "pirlata" risale al 1920, consentite anche a noi di creare il nostro bel neologismo. Perché sono soprattutto loro, Edin Dzeko e Hakan Calhanoglu, i volti della nuova Inter rinascente di Simone Inzaghi. Il primo è sbarcato a Milano dopo varie estati di corteggiamento reciproco, l'altro nel capoluogo lombardo c'era già, in più risparmierà sulla benzina per tagliare verso Appiano anziché raggiungere Milanello.
Riavvolgiamo il nastro delle audiocassette: l'Inter perde Conte, Eriksen, Hakimi e Lukaku, nel mezzo va in pole per Emerson Royal, Bellerin, Alonso, rompe i rapporti con Lotito sottraendogli Inzaghi (i due si erano stretti la mano, in barba all'etichetta anti-Covid) ma poi li riallaccia per trattare Correa, il tecnico vuole Dumfries che però contro il Genoa entra solo nel finale al posto di Darmian, giocano dall'inizio invece Calhanoglu e Dzeko: il turco aveva detto di essere pronto per la nuova sfida, ma tra il dire e il fare c'era un Naviglio di dubbi da superare. Esame da cento-20 come il numero di maglia e lode per il gol e l'assist all'esordio nel 4-0, menzione speciale per l'italiano sfoggiato a fine partita, ma a supportarlo sia per l'integramento tattico che per quello linguistico ci sono soprattutto i 4 anni d'esperienza al Milan (senza l'ausilio dell'Università di Perugia). Pioli ha dichiarato che il club rossonero non cercherà un centrocampista simile ad Hakan. E meno male.
Gol e chiamiamolo-assist anche per Dzeko, ma il debutto per entrambi i neo acquisti va ben oltre i numeri e le stats. Il bosniaco a dispetto dei 35 anni catalizza palloni e avversari alternandosi nel ruolo di boa per gli inserimenti dei centrocampisti e in quello di cacciabombardiere verso Sirigu che gli nega almeno altre due reti, Calhanoglu è il regista avanzato che permette persino a Brozovic di rifiatare nel giropalla e cercare la via della rete, parte proprio in mezzo o più spostato sulla sinistra agevolando gli scatti di Perisic, tocca miriadi di palloni e cambia campo per Darmian in un battibaleno. Ok, il livello di questo Genoa non è di sicuro tra i più alti di questa Serie A, perciò non esaltiamoci e manteniamo i toni modesti e pacati. La duttilità e la tecnica di Dzeko nell'Inter fantasy di Inzaghi possono essere più funzionali della rigidità in area di Lukaku e del tema monocorde proposto dal belga, che tra l'altro all'Europeo abbiamo visto neutralizzato da un Chiellini qualsiasi. Calhanoglu è l'ibrido tra Sneijder e Veron.
Come confermato anche da Inzaghi, manca ancora almeno un ultimo tassello all'Inter che deve misurarsi con avversari di tutt'altro spessore rispetto alla ciurma di capitan Criscito, ma l'avvio soddisfa il tecnico e, detto con sincerità, anche noi (chi si lagnava per il mercato intanto ha smesso e anche questo è già un segnale). La squadra si diverte, quasi alla maniera dell'Italia di Mancini, e chissà che non abbia scelto di interpretare gli addii e le griglie opinionistiche (e opinabili) del pre-stagione come una sfida a far vedere che pure senza il comandante scudettato (che trascorre le vacanza in Italia, mantenendo il confine dei suoi successi) e privata della Lu-Ha, ossia Lukaku e Hakimi la cui duplice cessione ha portato nelle casse nerazzurre 175 milioni di euro, l'impresa può essere ripetuta, mentre nuove idee e spensieratezza possono essere le armi giuste per migliorare il cammino in Champions. Anche con un Dze-Ca.
Ogni riferimento a brani degli 883, banconote da 10.000 lire e disponibilità economiche di Suning è puramente casuale.
Riavvolgiamo il nastro delle audiocassette: l'Inter perde Conte, Eriksen, Hakimi e Lukaku, nel mezzo va in pole per Emerson Royal, Bellerin, Alonso, rompe i rapporti con Lotito sottraendogli Inzaghi (i due si erano stretti la mano, in barba all'etichetta anti-Covid) ma poi li riallaccia per trattare Correa, il tecnico vuole Dumfries che però contro il Genoa entra solo nel finale al posto di Darmian, giocano dall'inizio invece Calhanoglu e Dzeko: il turco aveva detto di essere pronto per la nuova sfida, ma tra il dire e il fare c'era un Naviglio di dubbi da superare. Esame da cento-20 come il numero di maglia e lode per il gol e l'assist all'esordio nel 4-0, menzione speciale per l'italiano sfoggiato a fine partita, ma a supportarlo sia per l'integramento tattico che per quello linguistico ci sono soprattutto i 4 anni d'esperienza al Milan (senza l'ausilio dell'Università di Perugia). Pioli ha dichiarato che il club rossonero non cercherà un centrocampista simile ad Hakan. E meno male.
Gol e chiamiamolo-assist anche per Dzeko, ma il debutto per entrambi i neo acquisti va ben oltre i numeri e le stats. Il bosniaco a dispetto dei 35 anni catalizza palloni e avversari alternandosi nel ruolo di boa per gli inserimenti dei centrocampisti e in quello di cacciabombardiere verso Sirigu che gli nega almeno altre due reti, Calhanoglu è il regista avanzato che permette persino a Brozovic di rifiatare nel giropalla e cercare la via della rete, parte proprio in mezzo o più spostato sulla sinistra agevolando gli scatti di Perisic, tocca miriadi di palloni e cambia campo per Darmian in un battibaleno. Ok, il livello di questo Genoa non è di sicuro tra i più alti di questa Serie A, perciò non esaltiamoci e manteniamo i toni modesti e pacati. La duttilità e la tecnica di Dzeko nell'Inter fantasy di Inzaghi possono essere più funzionali della rigidità in area di Lukaku e del tema monocorde proposto dal belga, che tra l'altro all'Europeo abbiamo visto neutralizzato da un Chiellini qualsiasi. Calhanoglu è l'ibrido tra Sneijder e Veron.
Come confermato anche da Inzaghi, manca ancora almeno un ultimo tassello all'Inter che deve misurarsi con avversari di tutt'altro spessore rispetto alla ciurma di capitan Criscito, ma l'avvio soddisfa il tecnico e, detto con sincerità, anche noi (chi si lagnava per il mercato intanto ha smesso e anche questo è già un segnale). La squadra si diverte, quasi alla maniera dell'Italia di Mancini, e chissà che non abbia scelto di interpretare gli addii e le griglie opinionistiche (e opinabili) del pre-stagione come una sfida a far vedere che pure senza il comandante scudettato (che trascorre le vacanza in Italia, mantenendo il confine dei suoi successi) e privata della Lu-Ha, ossia Lukaku e Hakimi la cui duplice cessione ha portato nelle casse nerazzurre 175 milioni di euro, l'impresa può essere ripetuta, mentre nuove idee e spensieratezza possono essere le armi giuste per migliorare il cammino in Champions. Anche con un Dze-Ca.
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