Si dirà, è il tipico caso da ‘la volpe e l’uva’. Ma correrò il rischio. È di qualche giorno fa l’annuncio da parte della Juventus dell’arrivo di Leonardo Bonucci dal Bari, dopo la conclusione, a un giorno dalle buste, dell’infinita telenovela che ha coinvolto anche Bari e Genoa, comproprietarie del suo cartellino, con l’Inter spettatrice interessata. Alla fine i bianconeri, bisognosi come se fosse ossigeno di un centrale difensivo affidabile (dopo i saluti, senza troppi ringraziamenti, a Cannavaro), hanno spazzato via ogni indugio e azzannato la preda. Da tifoso nerazzurro conclamato, dunque, ora Bonucci deve considerare la Beneamata un avversario. Fine dei discorsi.

Nel complesso, la Juventus non sborsa un euro per il suo arrivo, perché accordi pregressi ancora pendenti con Bari e Genoa, relativi ai cartellini di Almiron (ceduto definitivamente ai pugliesi), Criscito (oggi tutto del Genoa) e Palladino (metà concessa ai rossoblu), hanno consentito al club di rimetterci solo dal punto di vista tecnico elementi che altrove si stanno facendo valere, dopo la deludente esperienza a Torino. Una buona operazione, dunque, costata effettivamente (in cambio merce, anche se l’espressione è di cattivo gusto), una quindicina di milioni. Tanto è infatti stato valutato Bonucci da Matarrese e Preziosi. Valutazione a mio dire esagerata, che ha convinto l’Inter a rimanere in disparte. Chiaro, se alla fine i rossoblu l’avessero spuntata alle buste, forse un tentativo con Preziosi (anzi, con chi per lui, visto che è il signore dei giocattoli è ufficialmente in quarantena) sarebbe stato fatto. Ma allo stato delle cose, meglio farsi i fatti propri.

Saggia decisione, considerati i costi alquanto elevati per un onesto centrale difensivo, autore di una buona stagione a Bari e meritevole di convocazione in Nazionale (0 minuti in campo in Sudafrica, ma questa è colpa del Ct che gli ha preferito la difesa della Juventus settima in classifica), ma pur sempre un giovane che ha ancora tanto da dimostrare. E poi, mi domando, se davvero Bonucci fosse stato quel fenomeno di cui si parla oggi, davvero la dirigenza nerazzurra l’avrebbe messo in circolo nell’operazione che ha portato a Milano Milito e Thiago Motta? Incauti sì, avventati spesso, scellerati mai. (Ri)acquistare a peso d’oro Bonucci sarebbe stata l’ennesima ammissione di colpa da parte di un club che più di una volta si è lasciato sottrarre di mano i migliori prospetti, e il caso Pandev ne è il manifesto. Con il macedone però la saggezza dell’attuale dirigenza ha permesso di rimediare all’errore di qualche anno fa senza sborsare un centesimo. In pratica, l’Inter ha ceduto Pandev e lo ha riportato a casa da campione affermato e a costo zero. Il campo, poi, ha confermato la bontà della decisione.

Tornando a Bonucci, brava la Juve a ringiovanire la difesa acquistando un giocatore di belle speranze, non ancora un campione di certo. Ma io applaudo anche l’Inter, che parallelamente all’evoluzione della trattativa bianconera con Bari e Genoa ha ingaggiato Marco Davide Faraoni, terzino 18enne che si è messo in mostra con la maglia della Lazio, risultando uno dei migliori prospetti del calcio italiano. Operazione, anche questa, a costo zero. Si tratta di una scommessa, non è dato sapere se Benitez lo vorrà tenere in prima squadra per portarlo a scuola dai campioni più esperti; oppure lo consegnerà nelle mani di qualche sapiente club che lo svezzi prima di restituirlo alla casata nerazzurra. Poco importa. Come Bonucci, che ha giocato solo un anno in Serie A e ha avuto a fortuna di trovarsi al posto giusto al momento giusto (in un vuoto di potere per il reparto difensivo italiano), anche Faraoni è uno sparo nel buio. La differenza? Quattro anni in meno, innanzitutto, e i costi dell’operazione: 15 milioni contro zero. Ad oggi, l’Inter ha già vinto.

Sezione: Editoriale / Data: Gio 01 luglio 2010 alle 08:40
Autore: Fabio Costantino
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