Contro la Samp come a Cesena. L’Inter fa bottino pieno superando un avversario finora imbattuto assieme alla Juventus (entrambe, curiosamente, cadute nel turno infrasettimanale) e avvicinando il terzo posto che vale i preliminari di Champions League. Al di là del contesto e delle modalità in cui questa vittoria è maturata, proprio quando lo 0-0 sembrava scritto, tra i nerazzurri figurano tre grandi protagonisti, ognuno per motivi diversi: Mateo Kovacic, Mauro Icardi e Zdravko Kuzmanovic.
IL CREATIVO - Sono stati sufficienti 3 minuti scarsi per capire chi sarebbe stato il giocatore determinante dell’Inter contro i blucerchiati: palla nascosta a Palombo e assist al bacio a Palacio che però spreca con un tiro-cross inspiegabile. Smussato dal rammarico per la chance sprecata, è rimasto comunque lo stupore per il numero di Mateo Kovacic, che ha subito fatto capire a Mihajlovic quanti problemi avrebbe creato alla sua difesa. Non solo: agendo da schermo sullo stesso Palombo in fase difensiva, il croato ha arginato la fonte di gioco dei blucerchiati, impedendogli di ricevere la sfera facilmente e smistarla ai compagni. Tanti numeri, aperture, dribbling e progressioni, con qualche pausa di troppo. Se la squadra si muovesse con i tempi giusti, grazie al talento di Kovacic la manovra sarebbe uno spettacolo. Invece troppe volte tocca a lui portare palla avanti nell’attesa di affidarla a un compagno più vicino. Come accaduto a un minuto dalla fine, quando ancora Palacio ha dilapidato un’altra verticalizzazione con il contagiri. Gli applausi del Meazza, al momento della sostituzione con Krhin, valgono più di mille commenti.
IL GLACIALE - Non sta attraversando un gran periodo di forma, eppure ha ricominciato a essere decisivo. È il paradosso di Mauro Icardi, anche ieri match-winner dal dischetto come accaduto tre giorni prima a Cesena. Forse perché impiegato praticamente sempre, il rosarino sta accusando la stanchezza e appare troppo macchinoso nei movimenti oltre che impreciso. La sua assenza in certi frangenti del gioco è dovuta però alla manovra della squadra, che non arriva dalle sue parti e lo costringe a uscire dall’area avversaria per ricevere palloni giocabili. Che, così lontano, servono a poco. Se al suo fianco avesse un attaccante in forma e non il Palacio di questo periodo, avrebbe meno pressione addosso e non vivrebbe accerchiato dai feroci marcatori che gli mordono le caviglie. Ma oggi va così e bisogna trarre il massimo da ogni opportunità. Soprattutto quando si va dal dischetto: se al Manuzzi, nel primo tempo, c’era tempo per rimediare a un eventuale errore, il pallone calciato ieri contro il connazionale Romero era pesantissimo. E nonostante la stanchezza e un piccolo brivido per l’intuizione del portiere, Maurito ha fatto centro, mostrando grande freddezza oltre alla solita, riconosciutagli, personalità.
L’INATTESO - È entrato in campo al 52’ al posto dell’infortunato Hernanes e molti tifosi, in tribuna, hanno iniziato a mugugnare per la perdita di tasso tecnico della squadra in un momento difficile. Sarà anche così, però Zdravko Kuzmanovic ha subito preteso di essere coinvolto nella manovra, voglioso di dare la scossa ai compagni. Nulla di clamoroso, giusto sottolinearlo, la difesa blucerchiata ha messo in difficoltà anche lui eppure una decina di minuti dopo il suo ingresso il serbo, sbucando alle spalle dei centrali ospiti, ha avuto sul sinistro la palla spartiacque: liscio da copertina di ‘Mai dire Gol’ e altri mugugni. Pescando, anche se forzatamente, dalla panchina però Mazzarri ha avuto la fortuna di trovare il jolly, che nei minuti finali è riuscito, indirettamente, a dare la svolta. Agendo da attaccante aggiunto, Kuz si è fatto trovare in area da un cross di Dodò e ha approfittato dell’inesperienza di Romagnoli invitandolo a commettere fallo. Russo ci pensa, lascia correre ma poi, su indicazione di Valeri assegna il rigore da tre punti. A suo modo, Kuzmanovic è riuscito davvero a fare la differenza: protagonista a sorpresa.
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