Contro lo Shakhtar per vincere e continuare il proprio cammino europeo. Assente Vidal, Antonio Conte recupera in extremis Barella, mezzala destra nella mediana completata da Brozovic e Gagliardini. Hakimi e Young i ‘quinti’, Lukaku e Lautaro davanti. Confermato il terzetto difensivo delle ultime uscite. Sponda ucraina, Castro sceglie il 3-5-2: Stepanenko al centro della difesa, Marlon e Maycon vicini a Kovalenko in mezzo al campo, Dodo e Matvienko sugli esterni, Tete e Taison in attacco.
PRIMO TEMPO - La disposizione ospite, con i due ‘quinti’, Dodo e Matvienko, sulla linea dei tre difensori centrali, caratterizza una prestazione di attesa, quasi esclusivamente difensiva. Raccolta in pochi metri, e pronta ad abbassarsi sulle iniziative nerazzurre, la formazione ucraina è attenta a non concedere spazi tra le linee. Con il palleggio a proprio favore, l’Inter conquista sin da subito la metà campo offensiva, avvicinandosi pericolosamente alla porta difesa da Trubin. Manovrando sul centro-sinistra e attaccando sulla corsia opposta, dove Barella affianca Hakimi all’altezza dell’ultima linea avversaria. Lautaro il più vicino a sbloccare il match, trovando la traversa su uno dei cross (o traversoni) provenienti dalla destra. Il terzetto difensivo avanza palla al piede, con Tete e Taison molto stretti a chiudere traiettorie per vie centrali. Marlos e Maycon scalano lateralmente sul primo sviluppo in ampiezza, mentre Kovalenko osserva Brozovic, lasciando libertà al regista croato nei movimenti ad abbassarsi vicino a De Vrij. A parti invertite, gli ospiti si appoggiano spesso su Vitao nella prima costruzione, sul centro-sinistra della difesa e inizialmente senza opposizione. La pressione nerazzurra prende corpo a ridosso del centrocampo (scala Barella sul ‘terzo’ difensore), o nelle transizioni negative per l’immediata riconquista della sfera. Lo Shakhtar è preoccupato a non concedere superiorità senza palla, e il possesso è quasi sempre a favore degli uomini di Conte. Con il passare dei minuti sempre meno determinati nello sviluppo delle proprie idee, e troppo prevedibili. Un palleggio orizzontale, cambi gioco alla ricerca degli esterni (con Young poco coraggioso), e palloni per il lavoro delle punte spalle alle porta (poco reattive e con poco spazio di manovra). Contro una difesa schierata, densa e supportata dai raddoppi dei centrocampisti. Più propositivi sul centro-destra, con la coppia Barella-Hakimi, i padroni di casa evidenziano tuttavia le grandi difficoltà nel tradurre in situazioni di gioco efficaci il dominio nel palleggio nei confronti di avversari attenti e attendisti. Non prendendosi rischi nello stretto tra le linee, e attraverso conclusioni dalla distanza. E i primi 45’ terminano a reti inviolate.
SECONDO TEMPO - L’atteggiamento delle due squadre, al rientro dagli spogliatoi, non cambia. Lo Shakhtar segue, muovendosi compatto, il palleggio avversario, chiudendo linee di passaggio e arretrando il baricentro sulle avanzate palla al piede dei difensori centrali. L’Inter manovra spesso orizzontalmente, con Brozovic vicino a De Vrij, avanzando a piccoli passi e mostrando poca determinazione (e qualità) nella ricerca di trame e spunti utili ad attaccare l’area ucraina, l’ultima linea, la profondità. Con gli ospiti bravi ad abbassarsi e a creare densità negli ultimi metri, limitando le punte, nel lavoro spalle alla porta e sui cross dagli esterni. I raddoppi delle mezzali, nei duelli tra terzini e ‘quinti’ nerazzurri, tolgono pericolosità allo sviluppo in ampiezza, soprattutto dalle parti di Young, protagonista di giocate prevedibili. Più reattivo Hakimi, impegnato in costanti tagli e movimenti senza palla, e sostenuto da Barella, ma poco premiato dalle scelte finali e dalla poca precisione di molti dei suoi compagni. Castro inserisce Alan Patrick e Solomon al posto di Marlos e Tete, mentre Conte sostituisce Young con Perisic. I cambi ospiti alimentano il palleggio, per qualche minuto capace di abbassare il baricentro nerazzurro e avvicinare la formazione ucraina alla porta difesa da Handanovic. L’Inter non alza la pressione, osserva e resiste con la forza dei suoi difensori. Mostrando segnali di stanchezza e frenesia, anche una volta riconquistata la metà campo offensiva, con maggiore distanza tra i reparti e poca lucidità. Lukaku e Lautaro faticano nella gestione della sfera, le iniziative di Perisic non rendono la corsia mancina molto più efficace, e i padroni di casa impattano sulla retroguardia avversaria, evidenziando poco coraggio nel ricorrere alla conclusione da fuori e nel guadagnarsi una via di gioco alternativa nello stretto, tra le linee. Va in questa direzione, nel tentativo di aumentare la qualità a ridosso degli ultimi 16 metri, l’ingresso di Sanchez per Gagliardini, con il cileno ad agire da trequartista. Per un’ultima fase di match, però, caratterizzata da molta confusione sponda nerazzurra e buona gestione del palleggio da parte degli ospiti. Utile a ‘spezzettare’ il forcing della squadra di Conte, più che a creare pericoli. Eriksen, Darmian e D’Ambrosio (fuori Lautaro, Hakimi e Bastoni, con Skriniar centro-sinistra e Sanchez in attacco) vengono scelti per l’assalto finale, con Castro che toglie Taison per Dentinho. Eriksen alimenta le ultimissime speranze, attraverso iniziative di qualità, ma la Beneamata non va oltre lo 0-0. Come all’andata, non trovando idee e soluzioni utili a oltrepassare il ‘muro’ avversario. E salutando l’Europa in largo anticipo.
Autore: Christopher Nasso / Twitter: @ChrisNasso91
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